Il tavolino di legno grezzo si scontrava col muro crepato, in una camera con quattro lettini per sette bambini, in un palazzone pseudopitturato con tanta vernice violenta e qualche sprazzo d’amore, in un quartiere affamato di vita, in una “carta sporca di cui nessuno se ne importa”, in un mare azzurro inquinato dalle persone più che dalle industrie, in un cielo abbagliante ma disinteressato.
Sul tavolino erano adagiati i gomiti di Serena che faceva i compiti, distratta da Gesù che si infiltrava nei quaderni, le guidava la penna a disegnare cuoricini, le chiudeva i libri per occupare i suoi pensieri. Si era presa una cotta per lui, che ricambiava sguardi e tenerezze.
Erano in classe insieme, nell’Azione Cattolica insieme, nello stradone che lambiva le loro case insieme… da quella sera anche nel bacio insieme.
Dire che era sorto spontaneo sarebbe una bugia, da giorni girava sulle loro labbra, le une all’insaputa delle altre, ma con reciproca aspettativa. Gesù già godeva della voglia e quando toccò l’elettricità ne rimase folgorato di frenesia. Gli zigomi gli tremarono, il mento gli sfuggì, le palpebre si incollarono ermetiche. Serena rideva, sentiva la bocca che incalzava, le braccia che diventavano forti, le mani che fondevano i corpi, i capelli che sognavano. No, Leopardi aveva torto! Il piacere si prova nel bacio, ben più che nel desiderarlo e nel ricordarlo!
Fu il bacio più lungo della storia, almeno la loro, e rese gradevole anche la matematica.
Si incontravano di sera dietro il campetto, appena i ragazzi si ritiravano, e si intrecciavano fino all’ora di cena. Le competizioni divenivano sempre più accese e fantasiose, ma Serena difendeva gli argini con amorevole fermezza, mentre Gesù sgusciava sulle ali, al centro, in diagonale. L’arbitro concedeva il recupero e le partite finivano sempre zero a zero. Ma che partite!
Serena non arrossiva più e Gesù non traballava più.
Erano d’accordo che non commettevano alcun peccato, anche se non lo confessavano a don Salvatore. Serena ne parlò con la mamma, Gesù con Mbaye e Peppe, dopo un po’ anche con don Juan:
– Ci ho riflettuto. Siamo adolescenti ma maturi, cerchiamo di fare del bene e di non fare del male. Perché il Padre dovrebbe arrabbiarsi se siamo felici? Io le voglio bene! E lei vuole bene a me! Prometto di essere leale, di non tradirla e, se si esaurisce l’attrazione, l’avverto e ne discutiamo: decidiamo sempre insieme.
– L’avversione per i genitali non l’ho mai digerita. – Il colombiano riempì il vuoto con tono consenziente.
– Ho letto e riletto il Vangelo e non c’è una sola frase contro il sesso… figuriamoci poi se prima o dopo il matrimonio! Gesù condanna l’adulterio, l’infedeltà coniugale, ma su questo anche io sono d’accordo. Sono anche contro le corna fra fidanzati. La fedeltà è un valore, non solo una regola…
Non commetterai adulterio (Esodo, 20:14).
Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio (Matteo, 5:27).
– … Gli atti impuri li ha inventati la Chiesa. E poi non sono più impuri l’assenteismo, gli abusi edilizi, l’evasione fiscale, il clientelismo, la corruzione, le mafie, il furto dei sogni dei giovani…
… propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo (Matteo, 15:19-20).
Catechismo, Compendio, 2005: 493: Benché nel testo biblico… si legga «non commettere adulterio» (Es 20,14), la Tradizione della Chiesa… considera il sesto Comandamento come inglobante tutti i peccati contro la castità. 492. … l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali.
– Negli Atti degli Apostoli qualcosa contro il sesso c’è…
Fate morire perciò le membra del vostro corpo… rispetto a fornicazione, impurità, appetito sessuale, desideri dannosi e concupiscenza… (Colossesi, 3:5).
– … ma nel Vangelo no! A me interessa il pensiero di Gesù non la sua interpretazione, anche se dei suoi apostoli.
Io vi do un nuovo comandamento… amatevi gli uni gli altri. (Giovanni, 13:34).
– All’inizio non era così. La Chiesa era un’assemblea a cui partecipavano tutti, senza gerarchie e monarchi assoluti. Decidevano insieme presbiteri, diaconi, diaconesse, fedeli… Le donne impartivano il battesimo… Furono alcuni dottori della Chiesa a ributtare le donne nell’Antico Testamento, ad addossare loro tutte le colpe. La condanna del sesso come peccato fu la conseguenza logica. Poi toccò agli omosessuali.
– Se ognuno doveva confessare come peccato pensieri e azioni, diventava suddito… Caro ministro del culto, tu chiedi i particolari? Ti ecciti…
– Con te non si può fare un discorso serio…
– Sono serissimo. Sei gay?
– Se vuoi sapere se anche io ho pulsioni sessuali, rispondo sì… ma le controllo… Sono le più frequenti e le meno reprimibili… Per una donna, o un uomo, si è disposti a rinunciare a carriere, denaro, potere, a sfasciare famiglie, ad ammazzare…
– E tu, peccatore, hai ucciso qualcuno?
– Forse ho ucciso me stesso… Credi che sia facile? Distogliere gli occhi, frenare le mani… da un seno, da un… sedere…
– Culo, dici pure culo. Allora sei etero!
– Come fai a essere così sfacciato e crudele? Non ti accorgi che con le tue legnate stai dissolvendo le mie convinzioni…
– No, Juan, ho un tale amore per te che sto facendo il diavolo per convincerti che il diavolo non esiste, che sei libero di decidere, che hai bisogno di toccare il fondo per partire davvero. Io, dentro di me, qualcosa avverto, ma c’è un velo, una lamina…
– Invece tu sei la goccia che fa traboccare il vaso, che dirada la foschia: io scelgo la tonaca! Ma aiuterò gli altri a scegliere liberamente, te lo prometto, li metterò in croce finché…
– Bravo, finalmente la croce come strumento di libertà!
– E mi batterò contro il maschilismo dei preti, la loro omofobia. Per fortuna ce ne sono tanti che contestano canoni dottrinari ormai denudati e non vanno a spiare sotto le lenzuola della gente. Quel che è certo è che non biasimerò più comportamenti naturali che non nuocciono a nessuno.
– Allora, Juan, io e Serena, possiamo anche fare l’amore?
– Quando vi sentite pronti.
– E tu quando lo farai?
– Quando la Chiesa sarà pronta. E sarò ancora in grado di farlo, ne sono certo. Ora però sei tu che vuoi fare il guardone nel mio letto.
– Pensi di arrivare all’età di Matusalemme?
– Vaffanculo!
– Ma non c’è più religione, che linguaggio sconcio! No… no… Juan… perdonami… ora non scherzo più: oggi ho incontrato un prete!
– Ma chi sei tu? Un ragazzo che insegna a un sacerdote? È un miracolo!
– No, Juan, è un segno. Leggi la traduzione esatta del Vangelo. C’è arrivata anche la conferenza dei vescovi, che nell’ultima edizione ufficiale ha sostituito il termine miracoli con segni.
– Hai sempre l’ultima parola!
E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»… Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto… Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù… (Giovanni, 2:11).
Gesù conquistava anche perché era brillante, pronto, ironico, persuasivo: era difficile negargli la fine della discussione. Quelli che contavano in parrocchia lo mal sopportavano, ma lo tolleravano perché aggregava sempre maggiori consensi fra i puri, i giovani, le donne. Le vecchiette invece non si erano proprio accorte di lui, a loro bastava il Rosario e la promessa del paradiso; non erano incuriosite dai grandi sistemi, ma negli ultimi tempi qualcuna, quando lo incrociava, faceva tre volte il segno della croce. Soprattutto dopo che avevano trovato sugli inginocchiatoi uno scarafaggio, poi un tondino di escremento umano, poi un topino esanime e infine la foto trafitta da uno spillone di un’anziana dallo sguardo assente.
La strategia anti bigotte di Gesù culminò in un pomeriggio piovoso in cui si presentò alla litania e cominciò a pregare ad alta voce coprendo le meccaniche parole che si perdevano fra i banchi indifferenti.
Si era rannicchiato accanto alla capoclan, che conduceva il rituale senza voglia né meta. Con voce suadente ma determinata si sostituì gradualmente alla signorina Vanna e pronunciò le chiamate in perfetto ordine guadagnandosi l’eco del popolo di Dio: sette ottantenni e una bambina che aveva accompagnato la nonna. Come da programma, nessuno si accorse che la voce era cambiata, che ogni quattro santi veniva pronunciata soavemente una parolaccia, che dopo qualche minuto ai santi venivano sostituite le autorità della zona con nome e cognome, compreso il boss della camorra.
– Sacrilegio! – Abbaiò don Salvatore, che, vestendosi in sagrestia per la imminente messa, fra un paramento e l’altro, aveva captato il diabolico scherzo del giovane eretico. – Sacrilegio! Stavolta hai esagerato! Non mettere più piede in chiesa! Ti faccio scomunicare!
– È solo una burla! Ammetto che ho sbagliato!
– La prossima che combini!… Non meriti nulla! Vade retro Satano… Satana, per Dio!
– No, don Salvatore. – Questa volta Juan non rimase in silenzio. – La follia di Gesù ha anche dimostrato che molti fedeli si limitano a seguire i nostri riti apaticamente, ma se ne fregano del Vangelo e della sua applicazione nelle loro vite. Lo sa anche lei che qualcuna qui dentro fa l’usuraia quando ne esce. Se avesse coscienza del Rosario che recita, non presterebbe danaro al 200 per cento!
– Ha deviato anche te, ti faccio sospendere a divinis!
– Lei è un ipocrita, come gli scribi e i farisei. Come quell’altro suo collega che è sempre ossequioso con camorristi e parentado! È raggiante quando gli portano buste piene di soldi in donazione! Non si chiede mai se quel denaro è sporco di sangue, di droga, di estorsioni? E perché la processione la lascia organizzare a loro? Cosa c’entra «ama il prossimo tuo» con chi ammazza con le armi e uccide con la droga?
Gesù ingoiò la lingua e attese fuori Juan per abbracciarlo.
Michele Del Gaudio