Qualcosa di personale: le poche semplici parole rivolte nei confronti del paese che soffre, espressione di un indirizzo politico, pronunciate sabato 31 dicembre dal neo eletto Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sua casa, mi hanno fatto capire che molto probabilmente una seconda stampella per risollevare il nostro Stato, il nostro modo di concepire il futuro, ci è stata in una qualche maniera consegnata; dipende ora da tutti noi saperle usare.
Non nascondo l’emozione di quel momento; immediatamente il mio pensiero mi ha portato ad abbinare due personaggi cardine per la vita religiosa/civile(per chi crede in entrambe) della nostra martoriata Italia: Papa Francesco – Sergio Mattarella.
Di Papa Francesco ormai abbiamo acquisito conferme; del nuovo Presidente della Repubblica per me una cosa è certa: per motivi di famiglia sarà intransigente nei confronti del potere mafioso e la politica troppo spesso palesemente al suo servizio. Logicamente mi riferisco all’omicidio di suo fratello Piersanti ucciso a Palermo dalla mafia quando era Governatore della Regione. Non sarà vendetta, ma coerenza. Quella coerenza da democratico cristiano di sinistra (non demo-cristiano, a volte ben altra identità…) mai chiacchierato, dimissionario da Ministro con la schiena dritta (come si suol dire), per uno come me che in quei valori di rettitudine, di servizio e non a servizio ho da sempre creduto significa garanzia di giustizia.
Certo, sono considerazioni personali, ma hanno un loro fondamento ideologico quando ricordi episodi che hanno colpito negli affetti. Siamo alla fine del 1944, avevo dieci anni, indottrinato dai sabati fascisti, da balilla, mi sentivo fedele al “duce“. Una mattina ho visto mio fratello passare sotto casa (Piazza Milite Ignoto), catturato a seguito di un rastrellamento, con il fucile puntato alla schiena da un giovane delle Brigate nere. Ricordo benissimo quel tragico momento che mi ha toccato negli affetti, ricordo l’immediata reazione interiore che mi ha aiutato a capire e quindi anche in seguito a combattere ideologicamente gli estremismi, gli abusi di potere.
Spesso capita di verificare connivenze con le relative conseguenze amministrative a tutti i livelli, scelte politiche apparentemente a favore della comunità, in realtà specchietto per i “citrulli” già da me definiti nel recente passato. Allorquando le verità storiche vengono scoperte, si riscontra quanto la dignità del proprio ruolo sia stata calpestata, e di conseguenza quella personale. Carenza di educazione civica oppure cattive compagnie?
La speranza di ritrovare quella guida religiosa – civile da troppo tempo sempre più alla deriva, oggi in grado di dare quell’auspicato “colpo di timone” per ritornare sui binari della serenità e legalità, ha motivo di essere riconosciuta in questi due personaggi.
Carlo Gambetta