L’ultimo strappo è stato fatto e il divorzio tra la Giunta GANDOLFO e i cittadini di Borghetto S.Spirito è ormai definitivo. Mai più, da oggi, sarà possibile il dialogo, anche perché la Giunta GANDOLFO non ha avuto la delicatezza di capire che “dialogo” significa confronto e, a volte, capacità di rivedere le proprie convinzioni.
Un Sindaco non può essere insensibile al gravissimo disagio in cui i suoi cittadini si sono trovati durante questi ultimi giorni a causa di una sua scelta. Una scelta partitica, diciamolo, e, come in tutte le scelte partitiche, anche il nostro Amministratore ha perso di vista il significato vero della Storia, che è l’emancipazione umana da tutte le limitazioni. E sarà proprio la Storia che, attraverso i cittadini di Borghetto S.S., lo giudicherà.
Un Sindaco non può dire al Paese: il servizio è questo, tenetevelo e non scocciate, quando questo servizio è stato mal organizzato, pubblicizzato in modo pessimo e voluto in un periodo estremamente delicato come le vacanze natalizie. La fretta inammissibile e incomprensibile con cui la nuova raccolta differenziata è stata imposta e adottata non ha alcuna giustificazione logica se non, ripeto, l’insensibilità di una Amministrazione incapace di valutare le conseguenze dei propri atti e che, molto probabilmente, considera i cittadini come dei sudditi, i quali debbono obbedire e tacere.
Nella storia di Borghetto legata alla mia vita (breve per Borghetto, abbastanza lunga per me) solo una volta ho visto la popolazione ribellarsi a causa dell’acqua salata che usciva dai rubinetti : era l’estate del 1971 e il Palazzo Comunale fu assediato da tanti turisti e pochi borghettini. Il sindaco di allora, Silvano BARONE, trincerato nel suo ufficio, poté uscirne solamente sulla barella della Croce Bianca, col pretesto di una provvidenziale colica renale.
Mi chiedo se dovremmo anche noi, oggi, assediare il Comune, ma, pensandoci bene, il sindaco GANDOLFO, per come ci ha trattati, non merita un simile schieramento di popolo. Lasciamolo solo, com’è , circondato dai suoi consiglieri, dai suoi funzionari e dai suoi Presidenti, affinché rifletta su ciò che ha fatto e su ciò che dovrebbe fare: dimettersi.
Silvestro Pampolini