Uno scherzo pesante e di cattivo gusto, ma senza la consapevolezza dello sfondo sessuale dell’azione. Questo, nella sostanza, il verdetto dei Tribunale dei Minori di Genova sui fatti accaduti il 31 gennaio all’Istituto Alberghiero “Migliorini” di Finale Ligure, quando una studentessa minorenne aveva rivelato di essere stata trascinata a forza da alcuni coetanei nello spogliatoio maschile della scuola dove avrebbe subito degli atti da lei giudicati a sfondo sessuale. Il caso, scoppiato a febbraio, aveva suscitato molto clamore a livello nazionale e il piazzale antistante la scuola finalese era stato a lungo occupato dai corrispondenti di giornali e televisioni nazionali. Si era parlato lungamente del “branco” e più d’uno aveva interpretato il riserbo di preside, insegnanti e studenti come un atteggiamento omertoso.
Ma giovedì scorso il Tribunale dei Minori di Genova ha prosciolto definitivamente uno dei quattro minorenni mentre per gli altri tre l’accusa è stata derubricata da violenza sessuale a violenza privata.
Quello che è accaduto nello spogliatoio maschile dell’istituto finalese non è stata, quindi, una bolla di sapone ma rimane comunque un fatto di portata enormemente inferiore a quanto raccontato da giornali e tv di mezza Italia. La “blackboard jungle” finalese in versione hard raccontata dai mezzi d’informazione (vedi Trucioli del 19 giugno) torna ad essere una scuola normale, nella quale è capitato un episodio brutto e spiacevole ma che può essere ricondotto al rango di una disavventura scolastica; le “terribili strategie partorite da menti morbose” (così l’azione era stata definita da una cronista de “Il Secolo XIX” l’undici febbraio) si sono tramutate nel proprio opposto: una bravata inopportuna ma senza la volontà di abusare della compagna (che, beninteso, aveva equivocato in buona fede le intenzioni dei compagni) mentre le ricostruzioni – precise più di una fotografia – compiute da alcuni cronisti di punta dei quotidiani locali svaniscono improvvisamente come neve al sole. Di “eccessiva enfatizzazione mediatica” del resto, aveva parlato già a febbraio il procuratore presso il Tribunale dei Minori, Cristina Maggia.
Rimane, ora, la curiosità di vedere come proseguirà la vicenda giudiziaria. I tre studenti (allontanati a forza dalle famiglie e detenuti per oltre un mese in diverse comunità ed in seguito costretti alla permanenza domiciliare con il permesso di uscire solo per frequentare le lezioni) avevano a suo tempo rifiutato la proposta di messa in prova per l’accusa più grave, e chissà se accetteranno ora, di fronte ad un reato derubricato. Per il quarto ragazzo (difeso dall’avvocato Rocco Varaglioti e assolto da ogni accusa) si potrebbe aprire la prospettiva di una richiesta di risarcimento.
Rimane, e sarà difficile da rimarginare, il danno d’immagine per l’istituto alberghiero finalese, sbattuto in prima pagina per mesi e dipinto come una sorta di omertosa taverna dei sette peccati mentre il preside (Luca Barberis, trasferito da agosto 2014 all’Istituto “Firpo-Buonarroti” di Genova), i docenti, il personale e gli stessi studenti della scuola sono stati praticamente gli unici a mantenere per tutto il tempo un sacrosanto riserbo su una vicenda che, da qualunque lato la si guardi, coinvolge cinque minorenni e rischia di sbalestrare le loro esistenze. A distanza di dieci mesi, forse è il caso di ricordarlo.
Massimo Macciò