Riccardo Coppo, già primo cittadino di Casale Monferrato dal 1984 al 1988, rieletto dal 1990 al 1999, di mestiere faceva l’insegnante. Ha saputo della sentenza di prescrizione sul ?caso eternit’, pochi giorni prima della morte, avvenuta il 1 dicembre 2014. Cosa possa aver pensato non e’ difficile immaginarlo, a fronte dell’impunita’ dei colpevoli di un disastro ambientale che grida e griderà vendetta sino a quando la giustizia non trionfera’
Certo, era un democristiano, senza remore ideologiche contro l’impresa privata e tutt’altro che insensibile ai problemi del lavoro e dell’occupazione, ma a patto di non venire mai meno ai suoi doveri di sindaco a tutela della salute pubblica. Per lui lo slogan “senza lavoro, non c’e’ futuro” non aveva alcun senso, perché certe produzioni che minavano l’aria, la terra, le acque, non potevano essere accettate, nessuna deroga, nessun ricatto, nessuna minaccia riuscì a smuoverlo quando, con coraggio pionieristico, nel 1987 firmo’ la famosa ordinanza che bandiva l’amianto a Casale Monferrato anticipando di 5 anni la legge nazionale!
Scelta difficile, a rischio di impugnazione legale, condita da minacce, con gli operai che manifestavano sotto le sue finestre, chiedendo di pranzare a casa sua. Con la stessa grinta si presentò al curatore fallimentare per acquisire lo stabilimento della morte e procedere alla bonifica.
Un piccolo uomo che sfida le multinazionali, neppure di sinistra come certi sindaci della stoffa di don Abbondio che non hanno il problema dell’amianto, ma quello della combustione del carbone ed invece di sostenere la Procura nell’ indagine per accertare la verità, si aggrappano agli specchi pur di rimpallare le loro gravi responsabilità politiche su altri soggetti. La grande lezione di questo piccolo, grande sindaco di provincia è l’esatto opposto dello slogan della triplice sindacale: senza salute non vi è futuro, ‘ se il diritto è in conflitto con la giustizia, va cambiato il diritto, non la giustizia. Leggi l’articolo de La Stampa