Si è spento un ‘cero’, acceso da oltre 40 anni. Ha cessato l’attività la falegnameria Roggio Legnami Snc, già Roggio Terzo & Figli. Era stata l’antesignana, ad Imperia, del commercio e vendita di legname all’ingrosso e al minuto. Aveva cambiato tre sedi, ingrandendosi, sviluppandosi, adeguandosi alle esigenze del mercato. In azienda erano rimasti due fratelli ed un figlio. Si sono dovuti arrendere, schiacciati dal macigno di una crisi che ha più che dimezzato il lavoro, sconvolto alcuni tradizionali clienti caduti nel baratro dell’insolvenza a catena. La pressione fiscale, le spese. Un addio silenzioso, senza clamori, ne un cenno sui media locali, compresa la beniamina Imperia TV. Sono cambiati i tempi pure nell’informazione vera, autentica, presente sul territorio, mentre i politici, sul piccolo schermo, la fanno da padroni. In mostra ore e ore, mentre la gente comune appare sempre più nauseata, distaccata, delusa, stanca. I giornalisti camerieri sono riveriti.
Ha chiuso i battenti, nel mese di giugno, il capannone dei fratelli Gianni e Giorgio Roggio sull’argine destro di Oneglia. In precedenza si erano trasferiti dalla sede di via Nazionale 314. La prima apertura, con papà Terzo ( Terzin), era stata alle Ferriere. E, negli anni, anche la storia di un devastante incendio al quale hanno rimediato tirandosi su le maniche. Per lungo tempo la falegnameria Roggio è stata l’unico punto di riferimento per l’acquisto di legname da lavoro, soprattutto destinato alla carpenteria, all’edilizia. Decine, centinaia di clienti. Hanno vissuto gli anni fiorenti, del boom, della crescita, dello sviluppo prorompente. Un’azienda solida, fornitissima, attrezzata, gestita in famiglia con lo slancio e l’amore che è proprio dei montanari; unito alla serietà, alla qualità, all’impegno senza orari e senza festività, escluse le feste natalizie e pasquali.
Papà Terzo, intraprendente e coraggioso, semplice, alla buona, orgoglioso, cresciuto negli anni in cui Mendatica e l’alta Valle Arroscia vivevano di pastori, pastorizia, transumanza. Vita grama, di stenti, su un territorio avaro di potenzialità agricole ed infrastrutture. In estate nei ‘tecci’ , nelle malghe, di Monesi di Mendatica, Valcona, Salse a far provviste per l’inverno: grano, avena, patate, castagne, fieno, rape, formaggio.
Il legame, tra l’alta valle e la costa imperiese, era l’aspirazione, la scommessa alla ricerca di fortuna, di un avvenire per i figli. C’era chi preferiva il posto fisso, lo stipendio mensile assicurato e chi affrontava la sfida di un’attività in proprio. Gianni, primogenito, era la mente, il primo a ricevere il peso di pilotare la falegnameria dopo la scomparsa, il vuoto, lasciato dal papà. Giorgio, fratello minore si è man mano adeguato ritagliandosi il suo spazio operativo. Ha fatto, invece, un’altra strada la sorella Milena, coniugata ad Albenga. E’ rimasto saldo, in particolare per Milena e Giorgio, il vincolo con il paese d’origine, la casa di famiglia ed in parte quelle avute in eredità da parenti, gli affetti degli amici.
Giovannina Giordano, la mamma e Terzo il papà sono cresciuti nell’edificio che ora ospita la pizzeria di Mendatica ed il negozio di alimentari. Due realtà commerciali importanti, significative, in paesi divorati, dopo gli anni ’70, da un devastante spopolamento e chiusure. Abbandonata la pastorizia delle prime generazioni di inizio secolo e del ‘ventennio fascista’, i figli e le figlie, nati nel dopoguerra, sono emigrati in maggioranza lungo la fascia costiera ed il testimone è passato ai nipoti. Per molti è rimasto il vincolo affettivo alla terra dei loro avi, altri si sono allontanati, disinteressati. C’è chi è rimasto, con qualche anziana/ o, fisico da roccia; chi fa il pendolare vive di racconti, ricordi, leggende, e forse dell’ammirazione che meritano quanti continuano a presidiare il paese, a mantenere vive alcune tradizioni, la vita sociale, insieme alle giovani leve, ai loro sogni.
Oggi Gianni e Giorgio sono approdati, loro malgrado, nel pianeta dei pensionati. Hanno staccato la spina a malincuore, tra nostalgia e rimpianti, esperienze di vita e di lavoro, soddisfazioni ed arrabbiature. Giorgio non ha potuto lasciare il posto neppure al figlio Davide, geometra che si rimboccava le maniche nelle falegnameria ed ha trovato occupazione in una cooperativa di servizi. La sorella Elisa ha scelto un’altra strada.
Con la chiusura della Roggio Legnami è calato il sipario su un lungometraggio di oltre 40 anni. L’ultimo spezzone di una storia da tramandare ai posteri. Il racconto del percorso di una famiglia, del legname che dai boschi e dalle foreste di mezza Europa arrivava in falegnameria ad Oneglia e da qui, dopo essere stato assemblato, a volte lavorato, piallato, finiva nei cantieri edili, nelle impalcature, nella costruzione dei tetti, sottotetti, nelle paratie, della Riviera ponentina e dell’entroterra. Quando i Roggio sono giunti a Imperia erano una bandiera, negli anni si è affacciata anche la concorrenza. Un addio che lascia un’impronta indelebile, il magone in gola per quanti hanno conosciuto ed apprezzato l’onestà, la serietà e la dedizione di un commercio popolare vestito di ideali montanari.
ECCO LA VISURA COME RIPORTATA DA INTERNET:
ROGGIO LEGNAMI SNC
di ROGGIO G. & C.
…legno, tetti pretagliati, tettoie di legno, grondaie in rame, legname da costruzione, legname da lavoro, legname per cemento armato, legname tagliato su misura, tegole.
Categoria: Legname da lavoro • legname per cemento armato