Il suo addio è stato una sorpresa. Lo avevamo incontrato tantissime volte nella zona del porto, con il mare era la sua seconda dimora. Invece Ervino Sulli, destino di vita, forse si è reso conto che, inattesa, era giunta l’ultima chiamata proprio mentre si accingeva, con l’amico di equipaggio Ferruccio Simonini, a salpare con l’amatissima pilotina. “Non sto bene…portami a casa”. Per l’ex vice primario dell’Ospedale Marino Piemontese, persona schiva e amabile, gioviale e gentiluomo, è stato più di un campanello d’allarme. Ha chiuso gli occhi in ambulanza, nel tragitto verso Santa Corona. Infarto. Martedì mattina ai funerali, presenti la moglie Edy, il figlio prof. Alberto, c’erano gli amici dell’Associazione Pescatori Professionisti Città di Loano.
Ecco un altro vuoto nella Loano dei ‘figli meritevoli’. L’ha lasciato senza ombra di dubbio il dr. Sulli. Una figura capace di impersonare, interpretare il ruolo vero di uomo buono e saggio, con la passione per la barca, la pesca e tanta umanità praticata, vissuta. Un grande cittadino da onorare per la forza della sua integrità, onestà. Non conosceva l’arroganza, non guardava dall’alto al basso, ripudiava tutto ciò che non fosse semplice, cristallino, coerente. Non ha voluto farsi attrarre dalla girandola della vita pubblica, ovvero politica e dintorni. E’ rimasto estraneo, osservatore, a beghe e baruffe di paese. E quando gli ho chiesto un’intervista sui ricordi in ospedale, sulla sanità, mi ha risposto: “C’è già troppa gente che straparla e si mette in mostra, preferisco tacere, il silenzio”. Per lui era anche qualità della vita. Non era tra coloro che misurano tutto con metro del denaro, della ricchezza, del potere.
Era originario di Pola, a Loano lo ricordiamo con l’inseparabile camice bianco, nei locali dell’Ospedale Marino Piemontese. Anni ’60, ’70, fino alla chiusura ed il trasferimento della proprietà alla Regione Liguria. Sulli era stato assunto quando la struttura apparteneva ancora al Piemonte. A Loano, già prima del XVI ° secolo, era stato fondato un ospedale che ‘sebben piccolo bastava però alla poco numerosa popolazione. Nello statuto del 1602 già si parla dell’ospedale, come di opera fiorente; i redditi dell’ospedale erano fondati sopra alcuni terreni , o case, o censi lasciati all’Opera Pia da qualche cittadino per mezzo di testamento….sono andati smarriti i primi libri dell’ospedale, ma dal 1518 risultano annotati alcuni debitori all’Opera dell’Ospedale…”. E’ quanto si può leggere nel libro la Storia di Loano.
L’ospedale si chiamava di S. Giovanni Battista, aveva la sua amministrazione, era sotto la protezione del Municipio che eleggeva i procuratori del nosocomio. Non è noto dove si trovasse la sede, solamente tra il 1700 fino al 1850 si sa che esisteva nella casa del fu Giuseppe Carrara sul principio del Borgo di fuori ed aveva scolpite sulla porta le parole: Videant paureres et laetentur.
Durante le guerre e le invasioni, l’ospedale ebbe danni e rovine, dispersione di rendite, di carte e memorie. Si apprende dallo stesso volume storico che anticamente, a Loano, esistevano altre Opere Pie che provvedevano a soccorrere gli infermi, i poveri, le zitelle miserabili. Una storia, quella loanese, con benefattori che si distinsero per lasciti a favore dell’assistenza dei cittadini meno fortunati. Basti pensare ad Antonio Porro, Giacomo detto delle Indie, perché in quel paese aveva guadagnato una parte delle sue ricchezze e con testamento del 1620 lasciò 300 lire annue di moneta genovese all’Opera pia chiamata di Carità e Virtù, già esistente e citata nella statuto di Giovanni Andrea Doria.
Più recente la storia dell’ultimo ospedale cittadino, attuale sede della residenza protetta per anziani Ramella. Frutto, inizialmente, di un pingue capitale di Ambrogio Ramella, calcolato all’epoca in oltre 16 mila lire italiane di rendita annua, di cui metà per il mantenimento delle scuole e l’altra metà per i bisogni dell’ospedale, per il ricovero, vitto e vestiti dei poveri. Nel testamento del 24 maggio 1866 si fa, inoltre, espresso riferimento di ‘riservare una porzione pure al soccorso (tenuto riservato) dei poveri al loro domicilio, vale a dire di coloro che per pudore nascondevano lo stato di bisogno’.
Che fine abbiano fatto quelle volontà testamentarie è meglio dimenticarlo. Citiamo solo l’infelice sorte dell’ampio terreno, con antico fortino, di Albenga.
E’ in quelli stessi anni – seconda metà dell’800, che fu costruito il cosiddetto ‘stabilimento di un Ospizio Marino Piemontese’: nei mesi di giugno, luglio e agosto ospitava prima un folto numero di ragazze e poi di ragazzi affetti da ‘scrofolose eruzioni cutanee’. Si trattava di pazienti provenienti soprattutto dal Piemonte per un’opera di ‘insigne carità e a spese esclusive della benefica Commissione Piemontese…al loro primo apparire, a Loano stringevano il cuore per lo stato deplorevole di salute in cui si trovavano, ma dopo una ventina di giorni, grazie alla cura dei bagni marini, erano già cambiati, assumevano un aspetto più sano, e non avevano più quelle schifose piaghe che li deformavano…Ed ospitati nella parte principale dell’antico palazzo Doria con la torre annessa, dove si trovavano la cucina, le dispense, la mensa comune. Sempre accompagnati e custoditi dalle suore di Carità, da un medico della Commissione Piemontese degli Ospizi Marini…. oltre 300 persone nel corso dell’anno…“.
Ospizio Marino che si trasformerà in un’eccellenza, con il Santa Corona, della sanità provinciale, fino a costituire un doppione, tenendo conto anche del pronto soccorso. E’ in quel periodo ‘fiorente’ che il dr. Sulli era un punto di riferimento per l’ospedale, aiuto del prof. Binda, presente con la consorte alle esequie. Nello stesso periodo esercitavano all’ Ospizio Marino il dr. Flavio Casto, chirurgo e ortopedico, consigliere comunale nelle elezioni del 1972 e l’anestesista, più giovane, dr. Agostino Dagnino, solo per citare personaggi noti. Chiusa la struttura, Sulli fu trasferto con i colleghi al Santa Corona dove ha esercitato fino all’età della pensione.
Il suo mondo, senza ospedale e pazienti, era diventato il porto di Loano. Il suo ‘veicolo’ predilitto era la bicicletta. Non mancava mai tra i frequentatori della Bussola, fondata dai vecchi pescatori negli anni 50 e rifondata con il ruolo attivo, a ricordò del papà, di Riccardo Ferrari al quale va il merito di aver dedicato tre libri, ricchi di testimonianze e di immagini, al tema di Loano, il mare, i pescatori, la pesca, i piatti e le ricette marinaresche.
L’omore di Sulli per il mare, l’hobby della pesca, erano intensi e coinvolgenti. La zona di pesca preferita al largo di Capo Mele. Anche 8, 9 ore a bordo della pilotina, 7 metri e 50, con cabina, curata da reliquia. Era meticoloso ed orgoglioso, in barca si sentiva sereno. Felice quando poteva coinvolgere l’amico più caro, Ferruccio Simonini, affermato parrucchiere negli anni del boom turistico; toccava a lui negli ultimi tempi fare da autista, alla guida della Panda. Sulli faceva pesca al traino o al bolentino, spesso in compagnia del figlio Alberto, accademico universitario e specialista al San Martino di Genova. Nel bottino finivano boniti, palamite, pagelli reali, occhioni. Nella stagione invernale toccava ai calamari. Tutto destinato ai fornelli della famiglia o delle compagnie.
Il pescato era il trofeo prediletto. E il suo cruccio bonario emergeva quando per due o tre giorni tornava a riva ‘ a mani vuote’. Non riusciva a separarsi dalla sua creatura galleggiante, un autentico relax al punto che quando venne operato all’anca salpò senza attendere il decorso necessario. Sta di fatto che era solo e si stacco la protesi, colto da dolori lancinanti riusci a tornare sulla terraferma.
Per gli amici, i soci della Bussola, da Carlo, a Dante, al comandante Italo Elice fratello minore dell’amato e dimenticato sindaco, commendator Felice, la scomparsa del dr Sulli è come aver smarrito un fratello. Il suo carattere, la sua formazione, la sua compagnia, la dolcezza del suo sguardo, allietavano le giornate in quell’angolo di Loano marinara dove ci si ritrova per un rito che viene da lontano, corre nelle vene, riempie il cuore, la mente, le fatiche degli avi. Per secoli il mare è stato la principale fonte di lavoro dei loanesi, non tanto per l’esercizio della pesca quanto la marineria, i trasporti marittimi e le attività commerciali. Anzi, la pesca all’epoca dei Doria era controllata e limitata per motivi sanitari, tanto che dal registro della popolazione del 1766 risultano solo 5 pescatori.
Oggi i soci iscritti sono 82, c’è un moderno ed attrezzato mercato del pesce, anche se non sempre calmierato. In quel piccolo mondo conta soprattutto l’aggregazione, la coesione umana, il coinvolgimento dei ragazzi con corsi e visite guidate, senza la quale una società perde gran parte dei valori, dei riferimenti di come eravamo. Valori genuini ai quali si ispirava il compianto Sulli e sarebbe un peccato non far tesoro del suo insegnamento, di un’esistenza terrena accanto a ‘fratello mare’. Il rimpianto di non rivedere una persona semplice, a modo, maestro di vita, sorpreso da un tramonto colorato dai sogni, da un orizzonte misterioso e per questo affascinante. Grazie, dr. Sulli, l’ho conosciuta, apprezzata quando ero paziente ricoverato; da giovane cronista alle prime armi ammiravo la pazienza e la disponibilità anche nelle ore difficili. Una lezione, uno stile difficili da dimenticare. Ci accompagni, con la sua luce e la sua dolcezza, nell’infinito cielo dei giusti.
Luciano
Nel pomeriggio di martedì si sono svolte, con una folta partecipazione, le esequie di Noris Bruzzone in Rocca, del popolare ceppo loanese dei ‘fresca’. La famiglia ha gestito a lungo il centralissimo bar Stella. La defunta ha lasciato tre figlie, tra essere Enrica Rocca Telese, commercialista, già consigliere comunale di Loano dal 2001 con delega alla Pubblica istruzione, rieletta come indipendente alle consultazioni che hanno eletto sindaco Luigi Pignocca. E’ stata anche candidata alle elezioni provinciali del giugno 2009 per il collegio Loano Boissano sotto l’emblema Libertà Democrazia Cristiana per la lista che ha promosso a presidente Angelo Vaccarezza.