Il mensile Rivisto pubblica un’intervista esclusiva del direttore Daniele La Corte, all’ing. Camillo Enrico, ‘mister acquedotti’. Il più quotato imprenditore di acqua potabile del ponente ligure. Ha interessi e proprietà da Finale Ligure ad Andora. Un rotariano discreto e riservato, gentile, ma grintoso, archivio vivente della storia degli acquedotti savonesi. Uomo del fare più che delle polemiche. Enrile traccia un quadro documentato della ‘mala gestio’ dell’acquedotto di Alassio (Sca), ovvero ‘colabrodo’ della Liguria; punta l’indice irriverente contro il Comune (leggi sindaci e giunte che si sono succeduti nel tempo) per negligenza colposa. Alassio avrebbe dovuto investire 6 milioni di euro, invece si assiste a costanti rotture della vecchia condotta, interruzioni e disservizi anche con la città affollata di turisti. Ad Andora e Laigueglia addebita l’omesso stanziamento rispettivamente di 5 milioni 631 mila € e 2 milioni 310 mila €. Ad Albenga va meglio perchè la gestione privata di Ilce Spa ha speso negli interventi 8 milioni 900 mila €.
L’ingegner Camillo Enrile (nella foto) nell’intervista, sollecitato dalle domande, smentisce, definendole diffamatorie, le voci che lo indicano tra gli artefici interessati della caduta, per fuoco alleato, della giunta di Rosy Guarnieri. La leghista sicialiana sarebbe infatti tra le fautrici della gestione pubblica dell’acquedotto ingauno. Enrile risponde: Nessun problema, se questa è una scelta politica, si trovino i soldi per pagare i quasi 9 milioni di euro che l’Ilce ha investito. Denaro privato.
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