E’ il giudice ordinario (tribunale) e non il Tar (processo amministrativo) a dover dirimere la controversia tra la Scavo-Ter S.r.l (Vado Ligure) della famiglia Fotia di Savona ed il Comune di Vado in merito a debiti fuori bilancio che l’ente locale avrebbe nei confronti della società di movimento terra ed opere stradali. Il contenzioso è finito davanti al Tar, su ricorso del privato, ma i giudici l’hanno dichiarato inammissibile e compensato le spese.
Non passa settimana, mese senza che gli organi di informazione locale si occupino della Scavo-Ter o dei Fotia da quando nella notte del maggio 2011 era scatto il blitz-terremoto giudiziario e politico con arresti (4), accuse di ricliclaggio, corruzione, falso in atto pubblico e dichiarazioni fiscali fraudolente. In manette anche un candidato del Pd alle comunali, ma a Vado e Savona su questo fronte, alcuni politici e professionisti, in odore di intrecci affaristici, non pare abbiano fatto tesoro della lezione. Chi, invece, continua a pagare un peso che farebbe gettare la spugna a Sansone è Pietro Fotia colui che ha sempre respinto con sdegno, colpo su colpo, di far parte di una cosca della ‘ndrangheta in affari in Liguria. E il suo più accanito accusatore ( Casa della Legalità di Genova) è stato condannato in tribunale civile a pagare anche le spese, tutto inutile in quanto nullatenente. (Leggi sotto la tempestiva precisazione)
Fotia si era rivolto allo studio dell’avvocato Roberto Romani, presidente di Fondazione Carisa, una costante carriera alle spalle. E’ stato presidente dell’allora potente Coreco, atto di controllo sugli atti dei Comuni e Provincia. Oggi gli enti locali, senza briglie, possono fare tutte le scorribande che vogliono, resta infatti assai lontana l’opera di prevenzione della Corte dei Conti. Vedi proprio il caso dei bilanci del Comune di Vado, l’operato dei dirigenti. Ma sindaci, assessori, consiglieri comunali dove erano? Cosa controllavano, se le cose stanno veramente come vengono descritte ? Basta un tecnico-dirigente infedele per gabbare la comunità? Chi ha pagato, almeno sul fronte politico locale, quella brutta pagina di storia vadese? Anche in questo caso la politica trasversale si è autoassolta?
La rassegna stampa indica nei media di cronaca locale 185 articoli che raccontano i guai, accuse, condanne, ricorsi, udienze penali, le interdizioni dalle gare con amministrazioni pubbliche, incluse le revoche disposte dal Tar che ha accolto alcuni ricorsi della Scavo-Ter. Oppure la lettera al Secolo XIX dell’ex responsabile dei Lavori Pubblici del Comune di Vado, Roberto Drocchi. Attraverso i difensori Elio Paleologo e Fausto Mazzitelli, auspicava un giudizio di merito “nella serena convinzione che tutte le responsabilità vere o presunte connesse ai fatti potranno emergere in sede di trattazione“.
Il procuratore della Corte d’Appello di Genova (gennaio 2013) ha respinto il patteggiamento della pena di 1 anno e 4 mesi, concordati con il sostituto procuratore della Repubblica di Savona, Umberto Pelosi e accolta dal giudice delle indagini preliminari Filippo Pisaturo, sostenendo non sarebbe congrua ai reati contestati. Da qui il ricorso alla Corte di Cassazione.
Pietro Fotia ha sempre sostenuto: “Se volevo lavorare dovevo dargli dei soldi come facevano altri”. Giampietro Sertore (non nuovo ad inchieste) e Carlo Piovano, entrambi della Cementibit, Giorgio Ambrosiani dell’omonima società, Mario Taricco, Andrea Baccino, Vittorio Baghino. Altri sarebbero ancora a bagno maria: Andrea Balaclava e Giorgia Rossini, tecnico esterno del Comune di Vado, Simona Schinca responsabile del servizio progettazione e gestione interventi del Comune, Giampaolo Giamello, capo servizio manutenzione. Si tratta per questi ultimi di posizione al vaglio della Procura, almeno per quanto si è saputo. E nessuno di loro può essere indicato a colpevole fino a sentenza passata in giudicato. In Italia può avvenire dopo qualche lustro. Prescrizione inclusa.
Altri due aspetti forse meritano una breve citazione. Gli imprenditori, compresa l’azienda di Fotia, sono da sempre iscritti all’Unione Industriali della Provincia di Savona che ha reagito col perfetto silenzio, il disinteresse deimass media che contano. Un po’ come accade, peraltro, dagli Ordini professionali quando qualche iscritto finisce nel mirino della giustizia. Campo cavallo !I tempi lunghi, l’ingolfamento di fascicoli pone il Bel Paese tra le maglie nere in Europa. Si aggiunga l’imponente mole di lavoro. Negli ambienti forensi savonesi, non da oggi, si parla di circa 8 mila fascicoli in carico solo alla Procura della Repubblica. Per fortuna che ci sono i patteggiamenti come è accaduto appunto per i reati tributari dell’inchiesta Dumper (Fotia e C.). Vedi Maximiliano Gandolfo (Quasar Costruzioni), Roberto De Maestri (Società Costruzioni Generali). Altre società coinvolte: Aaronne Srl, Aaronne Consorzio, Badrock Srl.
Veniamo agli ultimi giorni, cronache del Secolo XIX. Sfogo di Pietro Fotia davanti al giudice: “Mi sento perseguitato. Da 5 anni sono al centro di inchieste della Guardia di Finanza, della Dia, dei giudici inquirenti, ma finora non si è arrivati a nulla. Chiedo solo che la legge sia uguale per tutti”. Frasi pronunciate davanti al collegio giudicante presieduto da Caterina Fiumanò, a latere Meloni e Canepa. Chi dagli anni ’80 conosce la storia dei primi due giudici al tribunale di Savona non può avere dubbi. Hanno seguito, in vari ruoli, inchieste e processi anche di grande spessore, con imputati di spicco, con avvocati di esperienza e di eccellenza. Difficile trovare una critica professionale nei loro confronti. Massima indipendenza su ogni fronte. Almeno su questo aspetto Pietro Fotia dovrebbe sapere, essere informato visto che non è un marziano in quel di Savona.
Il cronista di giudiziaria Giovanni Ciolina, tra l’altro, è stato ‘profeta’ quando ha scritto: “Alla luce di quanto è accaduto ieri – 8 gennaio- c’è attesa per mercoledì 5 febbraio quando ci saranno gli interrogatori degli imputati e Pietro Fotia tornerà a prendere la parola”. E’ successo che ad attenderlo, nell’aula, non ci fossero solo il collegio giudicante, il Pm, difensori, eccetera; ha trovato il mastino dell’informazione web Christian Abbondanza che non essendo giornalista si è fatto ‘assistere’ da un iscritto all’Ordine, munito per la videoregistrazione dell’udienza.
Fotia, nonostante sia un imputato navigato, difficile credere al ‘colpo di testa’, ha fatto autogol. Ad alta voce: “Questa è una pagliacciata. Buongiorno, proseguite pure, prosegui pure, Mi arresti, non c’è problema”. A leggere l’articolo l’imprenditore non avrebbe dovuto essere presente con l’accordo tra il suo difensore, Giovanni Ricco di Genova (da anni legale di fiducia dell’assai più popolare Antonio Fameli di Loano), ed il sostituto procuratore Pelosi verso il quale Fotia ha aggiunto -puntando il dito: “Tu sei responsabile, ricordati”. Inevitabile strascico: atti trasmessi alla Procura di Torino per presunte minacce in udienza al Pm. La volta scorsa, riporta sempre Il Secolo XIX, Fotia aveva corretto il tiro: ” Massima fiducia negli attuali giudici chiamati a valutare le mie responsabilità”. Questa volta sarà pur vero che era presente il Christian Abbondanza col quale ha conti in sospeso anche sul fronte civile (vedi sopra), ma di fronte all’autorizzazione del Pm per la presenza di un giornalista-reporter, difficile pensare si sia voluto fare uno sgarbo a Pietro Fotia.
La rabbia di Fotia: “Quei signori vanno in giro nei cantieri a riprendere, ora li fate pure venire qua”.
Forse Pietro Fotia potrebbe essere tranquillizzato dal fatto che ci sono decine di imputati, condannati, assolti, compresi esponenti politici ed amministratori pubblici, parlamentari, sbattuti nelle prime pagine, protagonisti di pagine di cronaca giudiziaria, alla fine dei conti si finisce tutti nel grande dimenticatoio. Parola del vecchio cronista.
Infine dalla Casa della Legalità riceviamo e pubblichiamo 2 note di precisazione. 1) Ovviamente in questo caso la precisazione non è “documentale” come quella relativa alla causa civile (in cui soccombenti, alla fine, sono stati i FOTIA) ma appare opportuno porla alla Vostra attenzione.
Le videoriprese e fotografie effettuate dal giornalista Mario Molinari non erano “per conto” della Casa della Legalità, ma effettuate da Molinari in qualità di giornalista freelance. Alla luce dell’accaduto Molinari ha valutato opportuno non solo far sì che il video dei fatti fosse prodotto alla Procura della Repubblica, ma anche che fosse reso diffuso con tempestività. Per questa ragione ha consegnato detto video, gratuitamente, alla Casa della Legalità perché fosse pubblicato e diffuso su internet.
Mario Molinari è giornalista indipendente che da sempre, in territorio savonese, ha seguito con attenzione ed efficacia le vicende giudiziarie, le infiltrazioni mafiose, così come le attività ed i fatti inerenti i Fotia. Il 5 febbraio 2014 presso il Tribunale di Savona come nel passato, in quanto giornalista non “per conto” della nostra Onlus.
Grazie dell’attenzione.
2) In merito all’articolo pubblicato “Vado Ligure, debiti del Comune fuori bilancio. Il Tar: Fotia si rivolga al Tribunale” (http://trucioli.it/2014/02/13/vado-ligure-debiti-del-comune-fuori-bilancio-il-tar-fotia-si-rivolga-al-tribunale) ci occorre precisare che i FOTIA Sebastiano, Pietro, Donato con la loro SCAVO-TER, avevano ottenuto un pronunciamento in prima istanza (dove non eravamo presenti per omessa notifica) a loro favore, annullato a seguito dell’impugnazione. Qui il link al provvedimento integrale in cui i FOTIA hanno perso la causa: http://www.genovaweb.org/prov_FOTIA_02102013.pdf
Grazie e buon lavoro.
LEGGI: SCAVOTER CONTRO COMUNE PER DEBITO FUORI BILANCIO: IL TAR RESPINGE