Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Galleria ferroviaria Borghetto-Ceriale: perché non destinarla al traffico su gomma e non alla ciclovia? E chi beneficia delle compensazioni? Le sentenze del Consiglio di Stato


La mitica ciclovia del Tirreno, riprodotta ovunque, col ciclostile. Anche tra Borghetto e Ceriale dove è più utile utilizzare la galleria ferroviaria  per traffico su gomma. Una sicurezza, vitale, quando l’Aurelia è intransitabile sul Capo.

di Filippo Maffeo

Castello Borelli e la montagna. Negli anni ’60, quando è stata realizzata la galleria dell’autostrada tra Ceriale e Borghetto Santo Spirito, lo scavo ha intercettato un’imponente falda acquifera, con una portata di centinaia di litri d’acqua al minuto, che è stata distrutta dalle perforazioni e deviata

Era il 7 ottobre 2014. I media titolavano: Aurelia chiusa a Capo Santo Spirito. Le forti piogge delle ultime ore hanno provocato un cedimento alla parete che costeggia la strada in corrispondenza del primo tornante sul lato di levante e quindi su territorio borghettino.

Che cosa sia la ciclovia del Tirreno lo abbiamo già scritto.

Secondo i sostenitori una mitica ed auspicata via “per la circolazione sostenibile”, e “la circolazione dolce”, riservata a quanti pedalano sulle orme di Bartali, che potranno finalmente canticchiare, con il vento ed il sole negli occhi:

Oh, quanta strada nei miei sandali

quanta ne avrà fatta Bartali

quel naso triste come una salita

quegli occhi allegri da italiano in gita

e i francesi ci rispettano

che le balle ancora gli girano…….

La ciclovia del Tirreno (ma sul Mare Ligure) costituisce l’opera di compensazione principale che questo tratto di Riviera riceverà da RFI per la realizzazione della nuova tratta Finale-Andora.

Poniamo che, in ipotesi, la ciclovia venga realizzata secondo le previsioni.

Passerebbe sul sedime ferroviario, anche nella galleria a doppio binario sul confine tra Ceriale e Borghetto, sotto il Capo si Santo Spirito.

Si dà il caso, però, che l’Aurelia sia rimasta, in passato, a lungo bloccata o limitato su quel Capo per frana e-o minaccia di frana.

I veicoli, a frana avvenuta, erano costretti, per lunghi periodi, a percorrere altre strade.

Sgombrata la carreggiata, per realizzate le opere di contenimento del pendio con reti metalliche e perdurando il pericolo di caduta massi, venne disposta la circolazione a senso alternato, regolata da semafori.

Stessa situazione quando, saltuariamente, si accertava un pericolo di frana.

Più recentemente, per tutto l’anno scorso ed anche in quello procedente si procedeva a traffico alternato a causa della realizzazione della nuova passeggiata a mare. Opera molto apprezzata.

Code chilometriche in entrambe le direzioni e macchine che procedevano a passo d’uomo, per mezz’ora e più. Un go and stop logorante.

Tutti quelli che abitano nella zona lo sanno, ma quelli che progettano la ciclopica ciclovia del Tirreno abitano altrove, lontano e non sanno nulla dei problemi locali.

Domani, costruita la ciclabile, agli abitanti della zona mancherà anche la ferrovia, da utilizzare almeno durante le emergenze, per i brevi spostamenti. Ne faranno le spese, in particolare, gli studenti ed i lavoratori che, almeno nell’ emergenza, da est vanno ad Albenga, per frequentare gli Istituti Superiori e raggiungere il posto di lavoro, per poi fare rientro a casa.

La falesia di Capo Santo Spirito molto ripida dovuta all’incessante azione erosiva del mare 

Ceriale e Borghetto finiranno in un cul de sac, isolate, quando la circolazione sul Capo sarà vietata per una nuova frana o pericolo di frana. Basta una precipitazione molto intensa o piogge prolungate. Capita spesso, in Liguria, qui e là.

Col capo bloccato, per spostarsi da Borghetto a Ceriale occorrerà prendere l’autostrada ed uscire ad Albenga e tornare indietro sino a Ceriale, sempre che non si scelga l’alternativa sui monti di Balestrino e Castelvecchio e Erli e Zuccarello e Cisano.

Viceversa quelli di Ceriale dovranno andare ad Albenga, prendere l’autostrada, tornare indietro ed uscire al casello di Borghetto. Sempre che non preferiscano la strada dei monti sopra indicata e percorsa a rovescio.

Alternative, come si vede, costose e scomode, per andare nella  città limitrofa, che prima si raggiungeva in un soffio.

Ed allora ci si deve chiedere: dopo l’auspicato (da altri) spostamento a monte generalizzato dei binari, alla comunità conviene lasciare la galleria ferroviaria tra Ceriale e Borghetto alla ciclovia oppure è meglio destinarla al traffico su gomma?

Qualcuno dovrebbe ricordare che in passato, a seguito dell’ennesimo blocco della circolazione sul Capo per frana o semiparalisi  del traffico  a causa del senso alternato per lavori, per mesi e mesi, fu proposto lo scavo di una galleria stradale, parallela a quella ferroviaria.

Ci furono articoli di giornale e discussioni, ma non se ne fece nulla.

Ora abbiamo l’opportunità di realizzare il vecchio sogno e a costo zero, utilizzando la galleria ferroviaria che sarà abbandonata.

Ma secondo i fans della ciclovia sublime, tra le più belle al mondo, dobbiamo rinunciarci.

Si potrebbe, invece (pensando ai bisogni quotidiani e non al diletto in bici) creare una bretella diretta tra Loano e Ceriale, che bypassi l’intero abitato di Borghetto.

Il traffico per Loano, Pietra ed oltre scorrerebbe più veloce, senza interruzioni, saltando il centro di Borghetto, con i semafori e i passaggi pedonali. Borghetto ci guadagnerebbe in termini di minor traffico e maggiore fruibilità dell’Aurelia e della piazza centrale.

I veicoli gommati, comprese le bici, potrebbero entrare, con opere di minimo impatto, a Ceriale, nei pressi della Stazione ed uscire direttamente a Loano, all’altezza dell’attuale passaggio a livello al confine con Borghetto, anche qui con interventi rapidi e a spese contenutissime, al limite dell’irrilevanza economica.

E viceversa.

Se, in ipotesi, l’ampiezza della galleria non consente il passaggio di una strada a doppia carreggiata, si potrebbe regolare l’ingresso con un banale impianto semaforico, in attesa di un auspicabile allargamento della volta.

Meglio questo semaforo che i due in successione rapida sulla statale a Borghetto, a 70 metri di distanza uno dall’altro.

Si creerebbe una via alternativa diretta, che alleggerirebbe il traffico sull’Aurelia ed eliminerebbe le code lunghissime in direzione Loano e quasi altrettanto lunghe in direzione Albenga, causate, in particolare d’estate e nei festivi, dai due semafori.

Una strada alternativa utilissima tutti i giorni e addirittura preziosissima e vitale quando il Capo è chiuso o aperto, ma a senso alternato.

Eppure no.

Le esigenze vitali di due comunità devono cedere il passo alle biciclette e a quelli che le usano sulle ciclabili.

Poche decine di giorno; nessuno di notte, letteralmente. A fronte, sempre in un giorno, di migliaia e migliaia di veicoli su gomma, di tutti i generi, che transitano sul Capo. Anche di notte, a differenza delle ciclabili.

Contare per credere.

E quando sull’Aurelia il traffico è congestionato, persino le ambulanze con sirena spiegata durano faticano a passare, perché la carreggiata è stretta e non c’è spazio sufficiente tra i veicoli fermi o quasi, in entrambe le direzioni. Proviamo ad immaginare, poi, le ambulanze in partenza da Ceriale e dirette al Santa Corona con il Capo chiuso al traffico e, a bordo, un paziente colpito da un ictus cerebrale o da un infarto.

La ciclovia, però, uber alles, con determinazione teutonica, deve prevalere, costi quel che costi.

E i non ciclisti si arrangino, a rischio della vita.

La sua realizzazione, per quanto consta, non ha trovato nessuna obiezione od ostacolo a livello politico, neppure a Ceriale e a Borghetto.

E neppure ad Albenga, benché la ciclovia sia, di riflesso, la conseguenza dell’abbandono della linea a doppio binari già esistente ed abbia, come contraltare, la devastazione della piana, nell’immediato entroterra.

Eppure il Consiglio di Stato ha più volte affermato il principio secondo il quale nella scelta di un nuovo tracciato (esistono precedenti in materia di elettrodotto ferroviario) si deve procedere ad una doverosa attività comparativa, per sceglier il più conveniente e quello meno dannoso per i fondi che saranno interessati ed espropriati.

I proprietari di questi fondi sono legittimati a ricorrere per questo motivo ed hanno, in passato, anche vinto, definitivamente la controversia.

Non risulta che RFI abbia messo a confronto, con un calcolo preciso, le spese per il nuovo tracciato (e i relativi danni ambientali e per i proprietari dei fondi coinvolti) e l’adeguamento (eventuale) della tratta esistente, compresa la difesa a mare.

Non risulta che RFI abbia motivato la ragione ineludibile per abbandonare, nella piana, il tracciato storico, già a doppio binario e spostarlo a monte, col risultato di pagare indennità d’esproprio, distruggere aree verdi ed imprese agricole, inquinare, a livello acustico ed ambientale, zone di particolare pregio paesaggistico e culturale.

Forse converrà ritornare sul punto e svolgere ulteriori riflessioni.

Potendo liberamente scegliere RFI ha optato per l’abbandono del doppio binario già esistente sul mare e la realizzazione di un percorso tutto nuovo a monte, indisturbata, senza neppure essere stata sollecitata a riconsiderare il nuovo tracciato nella piana e a valutare, con le amministrazioni interessate di Ceriale ed Albenga, il rapporto costi benefici della scelta.

Un’ultima notazione.

La ciclovia è prevista come opera di compensazione.

Le compensazioni sono interventi economici e infrastrutturali di RFI, destinati ai Comuni attraversati da nuove linee ferroviarie, per bilanciare l’impatto ambientale, sociale e urbanistico negativo delle opere.

Per tutte le compensazioni, nel nostro caso, sono previsti 50 milioni di euro.

E’ la spesa massima ammissibile (2% del costo previsto dell’opera da realizzare), per espressa previsione di legge. Non può essere aumentata.

50 milioni non sono molti e, come meglio vedremo tra poco, buona parte (30-40 milioni) finiranno a Finale.

La ciclovia Andora-Finale è lunga ben 40 Km.

Quanto costerà?

Per fare una nuova ciclovia in sede propria (non su asfalto preesistente) e di qualità, con verde ed accessori, si spendono, approssimativamente, 600.000 € a Km.

Servono, quindi 24 milioni.

Per la sola ciclovia, ovviamente, basterebbero.

Non dimentichiamo, però, che per le sole opere di compensazione a Finale, RFI aveva, anni fa, previsto una spesa di 30-40 milioni. E i milioni di allora non sono quelli di oggi.

Ecco l’elenco dei lavori a Finale: “la rivisitazione dell’armamento, il restyling del fabbricato, il miglioramento dell’accessibilità e della stazione, di cui è prevista la risistemazione dell’area di stazione” ed altre che non è il caso di enumerare qui.

Sono opere, basta scorrere l’elenco, alle quali RFI non potrà rinunciare e che, quindi, avranno la priorità.

Detratti i 30-40 milioni  per Finale, restano 10-20 milioni. Il budget è esaurito.

Per gli altri Comuni, che pur rivendicano opere di compensazione, non resterà nulla.

Piccolezze il riferimento al costo della ciclovia, piccolezza il nostro conticino, dirà qualcuno.

Certo, a fronte dello splendore della nuova infrastruttura, che eliminata la ferrovia storica, mostrerà, urbi et orbi, alla cittadinanza ed al mondo intero, tutta la sua bellezza, perché fare i conti della massaia?

Peccato che questo fulgida ciclovia avrà, come contraltare, una colata immane di nuovo cemento, nell’immediato entroterra (che non è terra di nessuno, dove circolano incontrastati i leoni).

Una colata di cemento che per viadotti, trincee, rilevati etc. devasterà quel poco che ancora rimane di apprezzabile o naturale in un territorio geologicamente fragile e, sotto il profilo ambientale, di una bellezza unica, talvolta irripetibile.

A fronte di tutto ciò, qualcuno, enfaticamente, scrive:

“Nell’attuale contesto delle politiche sociali ed economiche condivise a livello internazionale, il tema della mobilità risulta di fondamentale importanza e l’Europa ha intrapreso un percorso concreto volto all’attuazione di un nuovo modello di sviluppo infrastrutturale sempre più sostenibile e smart. L’evoluzione del sistema infrastrutturale per la mobilità in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale risulta dunque essenziale per il conseguimento dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e l’effettiva attuazione delle direttive Europee in materia di clima e ambiente, in direzione della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, della crescita economica e sociale dei territori e di un approccio coordinato alla connettività ed accessibilità dello spazio unico europeo”.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale, scrivono; ma fanno il contrario.

Tutelano l’ambiente, l’economia e la società buttando nel cestino dei rifiuti la linea a doppio binario che già esiste, devastando zone agricole, distruggendo imprese, alterando i paesaggi e creando inquinamento acustico ed ambientale persino in aree di notevole pregio naturalistico.

Abbiamo capito. Non siamo con voi.

Filippo Maffeo

 


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F. Maffeo

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