Nel Bowling di Savona, tra le risate dei bambini, le luci delle piste e il rumore delle palle che rotolano, si nasconde qualcosa di indecente.
In quella vetrina che dovrebbe essere un piccolo paradiso per i più piccoli — piena di robot, portachiavi, peluche e giochi innocenti — campeggiano due scatole con manette di peluche rosa. Fin qui, sembrerebbe una banalità. Ma dietro la confezione, visibile a chiunque, c’è la foto di una donna in perizoma, legata dietro la schiena, con il sedere in bella vista. E accanto a quella scena da sexy shop, ci sono giocattoli per bambini dai tre anni in su. È questa la normalità che stiamo costruendo?Non è un errore di esposizione. È un sintomo. È lo specchio di un mondo che ha smarrito il senso del limite, che non distingue più il gioco dall’erotismo, l’infanzia dal desiderio, la purezza dalla mercificazione del corpo. È un riflesso della malattia culturale che ci divora in silenzio: la sessualizzazione dell’infanzia, l’abitudine all’immagine volgare, l’estetica pornografica che filtra ovunque, anche nei luoghi che dovrebbero essere protetti.
Chi gestisce quel luogo ha permesso che oggetti del genere fossero messi in mostra, alla portata di bambini e adolescenti. Ma il vero problema non è solo l’oggetto. È l’assuefazione collettiva. Nessuno nota più niente, nessuno si indigna, nessuno dice nulla. Tutto è “normale”. Tutto è “uno scherzo”. Tutto è “solo marketing”.
Ma non è marketing. È un segnale di decomposizione morale. È un messaggio subdolo che dice ai nostri figli: “non c’è differenza tra un robot e un feticcio sessuale, tra un premio e una perversione, tra un gioco e un corpo in catene”.
Ecco il mondo che ci mostrano: un mondo anestetizzato, dove la pornografia è diventata pop, dove la volgarità è travestita da colore, dove la corruzione del simbolo passa attraverso il sorriso.
Il Bowling di Savona non è solo un luogo di svago. È un microcosmo del mondo che abbiamo creato, dove i confini si sono dissolti e il pudore è stato sostituito dalla pubblicità. E se nessuno si scandalizza più, se nessuno si ferma davanti a una confezione come questa, allora il problema non sono le manette di peluche. Il problema siamo noi. (Y.P.C)
COMMENTO SOCIAL di Lucia Maieli- Non credo che il gestore abbia potere decisionale sull’esposizione in bacheca degli articoli.
2/MARIO MOLINARI giornalista- Delirio rumenta a Savona, scenario: l’Europa paga, i topi proliferanoe Mr. Sea-S gira in Audi full optional, ma l’incarico, sul sito, è ancora in allestimento…

Commenti social – Alessandro Berta: Della serie “la tocco piano”.
