Pietra Ligure: spostamento a monte FS, il dado è tratto: presentate le osservazioni in opposizione al progetto. Sono ben due: una contro il progetto stesso; l’altra, contro il parere favorevole del Ministero della Cultura.
di Mario Carrara
Con la presentazione dell’osservazione al parere positivo espresso dal Ministero della Cultura al progetto di spostamento a monte della linea ferroviaria, il Comune di Pietra Ligure ha completato, ufficializzandola, la sua “opposizione” al medesimo progetto, così com’è stato concepito e presentato. L’altra “osservazione” era rivolta contro il “progetto” stesso, considerato “in sé e per sé“. Si badi bene: nel contenuto delle “osservazioni” non c’è scritto: “Non siamo d’accordo, ma, se ci date tante compensazioni in opere e denaro, possiamo “riparlarne..!“; no, le “compensazioni” se le possono tenere!
Le osservazioni (vedi…….) sono state svolte proprio per le perplessità ed obiezioni che il progetto stesso suscita nell’attraversamento del territorio comunale di Pietra Ligure.
In primis, proprio quella della sicura devastazione che subirebbe il sito archeologico che è lì sepolto da secoli, poi, la questione della lontananza dal centro abitato della nuova “fermata F.S.” alla quale non si fermerebbe che “una manciata” di essenziali treni locali; motivi per i quali i viaggiatori sarebbero scoraggiati dall’utilizzo del treno; terzo motivo: l’assurda massa di espropri di case, fabbricati e terreni che i cittadini dovrebbero patire: tuttavia, “non” per un progetto “condivisibile“, bensì per un’opera che, se fatta davvero, causerebbe problemi più gravi di quelli che vorrebbe risolvere, se non, veri danni.
È per questo che il Consiglio comunale, nelle ben 4 volte che ha affrontato questo argomento, si è espresso sempre coerentemente “contro” il progetto così com’è. E, nelle ultime sedute, sempre all’unanimità. Con ciò dando prova che, nelle ore “decisive”, quando si tratta di difendere il proprio territorio ed i propri cittadini, Pietra Ligure “si stringe a coorte“ ed agisce come un unico corpo solo. Senza distinzioni ideologiche, partitiche o di schieramento.
Ora, chi deve decidere sulle osservazioni ha tutto il materiale di argomenti per fare le valutazioni necessarie, traendone le conseguenze, cioè modificando il progetto per la tratta pietrese. Se, nonostante la fondatezza e la serietà delle osservazioni presentate, il progetto dovesse, comunque, restare tale e quale, non rimarrà altra strada che impugnarne gli atti di fronte al TAR competente. Siamo, ormai, certi che un’ipotesi del genere, se ad essa si dovesse giungere, verrà coerentemente intrapresa dal Comune; tuttavia, in ogni caso, trattandosi di una questione di “interesse pubblico” noi, come gruppo consiliare Indipendente, non ci tireremo indietro, e affronteremo il da farsi chiedendo il sostegno dei cittadini e dell’opinione pubblica pietrese sensibile alla questione.
Quali scelte alternative possono compiere coloro che devono decidere sulle osservazioni al progetto? La prima è quella di spostare ancor più a monte la linea ferroviaria. Se così avvenisse, la questione che riguarda la tratta di Pietra Ligure sarebbe risolta perché le obiezioni sarebbero superate. La seconda è quella proposta dagli ingegneri norvegesi ed illustrata da Gianluigi Taboga ed Assoutenti, cioè: abbandonare l’idea dello “spostamento a monte”, ritornando a considerare l’attuale linea litoranea, ma con una soluzione “interrata” in stile “metropolitana“. Per gli scettici, circa la sua “fattibilità“, basterebbe guardare i tunnel sottomarini nel nord Europa o, più vicino a noi, quello che sta per partire sotto il mare del porto di Genova.
In questo caso, l’interramento della linea, per realizzare delle pendenze ferroviarie compatibili, potrebbe essere fatto tra Finale e Ceriale, (zona Pineo), dove potrebbe risalire in superficie, sopra la massicciata attuale, così da mantenere la difesa della pianura dal mare. Diverse le ipotesi percorribili oltre Albenga, fino ad Andora.
Con questa soluzione, le stazioni resterebbero dove sono, vicine ai centri delle cittadine costiere e, dove la linea fosse stata interrata, le stesse stazioni sarebbero utilizzabili tramite ascensori, come avviene in tutte le metropolitane del mondo. Albenga resterebbe in superficie, ma non verrebbe trasferita più lontana di 6 km e non si dovrebbe più fare nessun esproprio.
L’ultima soluzione possibile è rappresentata dal raddoppio dei 21 km, ancora a binario unico, nella sede ferroviaria attuale. La prima cosa da farsi sarebbe il ripristino dei binari di “incrocio” a Borgio Verezzi e Laigueglia e quella dei binari di “precedenza” e “servizio“, ad esempio a Pietra Ligure, che, negli anni scorsi, sono stati tolti per esigenze unicamente di risparmio dei costi gestionali, sotto lo slogan “rete snella” ferroviaria. Ma come si fa a rendere “snella” la ferrovia diminuendole, togliendole le sue potenzialità di percorribilità, cioè i binari!?
Quando c’erano questi binari di “servizio” nelle stazioni, quindi oltre 40 anni fa, sulla linea Genova-Ventimiglia viaggiavano circa 80 treni e la linea era prevalentemente a binario unico; oggi, invece, i treni che viaggiano sulla linea sono 62! Da Pietra Ligure a Genova Principe, con un diretto si impiegava un’ora giusta di tempo. Oggi, la percorrenza è aumentata da 10 fino a 42 minuti, se si deve anche cambiare a Savona e la linea di ponente è per la maggior parte, già a doppio binario (meno 22 km). Quindi, oltre 40 anni fa l’infrastruttura ferroviaria, pur essendo prevalentemente, a binario unico, offriva più treni e garantiva tempi di percorrenza più rapidi.
Il raddoppio in sede, con la rimessa in opera di tutti i binari di “incrocio, precedenza e servizio“, garantirebbe già, da subito, il ripristino delle condizioni di usufruibilità della linea ferroviaria che, senz’altro, tanti anni fa erano migliori di quelle di oggi.
Ma, soprattutto, assicurerebbe il mantenimento di stazioni “raggiungibili” agevolmente e “comode” per l’utenza, tali da consentire il permanere di un servizio “metropolitano” di collegamento con le cittadine rivierasche, continuo ed accettabile sia per i pendolari, lavoratori e studenti, che per i turisti. L’infrastruttura potrebbe vedere il superamento dei 14 passaggi a livello esistenti con altrettanti sottopassaggi carrabili. Il loro costo? Sui 3/3,5 milioni di euro ciascuno, che, totalmente, nella più costosa delle ipotesi, non superano i 50 milioni di euro. Il costo della posa del 2⁰ binario per i 21 Km totali dove ancora manca (Finale-Loano e Albenga- Andora) è computato in circa 400 milioni di euro. Costo totale dell’opera: intorno al 400/450 milioni complessivi, coi sottopassaggi! Che non sono certo i ben 2560 milioni
di preventivo iniziale per spostare a monte tutti i 32 km della tratta, solo per farne là il raddoppio! Compresi quelli che oggi sono già raddoppiati! Quindi, ben oltre 2 miliardi e mezzo di euro, che, più che probabilmente, saliranno a tre ed oltre.
Il progetto di spostamento a monte attuale è un progetto costosissimo: oltre €.83.000 al metro, di binario!
È per questo che in 40 anni non è mai stato finanziato!
Non sarebbe meglio, allora, fare il raddoppio in sede dove possibile, con gli accorgimenti necessari, che costa €. intorno ai 450 milioni ed utilizzare, invece, i due miliardi che avanzerebbero da quest’opera, dirottandoli sulla viabilità stradale, come, finalmente, ad esempio: l’autostrada Albenga-Garessio-Ceva? O come il collegamento tra le due autostrade per il nord: Carcare-Predosa?
Di cui si parla e ci si ricorda solo, ogni 5 anni, durante le campagne elettorali delle elezioni regionali? Specie da chi rappresenta il Ponente e finora, per queste due opere non ha ancora, concretamente, piantato un chiodo, salvo rinviare al prossimo quinquennio elettorale?
Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione
13 Novembre 2025
