Nel frattempo il vice presidente della Regione e assessore Alessandro Piana ha reso noto: “Ho preso parte al Congresso dei Comuni Montani UNCEM Liguria insieme ad ANCI, per parlare di montagna, di risorse e di futuro. I nostri territori montani custodiscono identità, tradizioni e comunità che vanno sostenute con fatti concreti, non solo parole.

«Ci aspettiamo che le prossime a essere sacrificate saranno le scuole – ricorda Silvano Pisano sindaco di Apricale –. Magari tra qualche anno, nonostante le battaglie che abbiamo fatto per evitare gli accorpamenti, con la scusa dei numeri si taglierà. Perché in queste condizioni sarà sempre più difficile creare condizioni e servizi per frenare lo spopolamento. O per convincere a tornare nell’entroterra. Ci è stato tolto tutto. Anche la Casa di Comunità è stata costruita sulla costa».
Dalla cronaca del Secolo XIX-Imperia si legge:Il perdere la caratteristica di “montanità” priverà così i «Comuni di punteggi importanti per accedere ai bandi: non avremo più i requisiti, ci passeranno avanti altri territori. Allora cosa siamo? – chiude Pisano – Siamo a 20 km dal mare, con una morfologia complessa, abbiamo visto servizi pubblici tolti anno dopo anno, come le corse dei bus. Così è la catastrofe. Siamo stanchi di essere presi in giro». Se gli enti locali saranno esclusi dalla possibilità di accedere a risorse per manutenzione o sviluppo rurale, i privati non potranno usufruire di agevolazioni per chi risiede o ha attività sul territorio. Il rischio è poi che «si scateni una guerra tra poveri, tra Comuni rimasti “montani” e quelli esclusi. Regione e Governo non fanno altro che rimbalzarsi responsabilità. Abbiamo atteso per anni la Legge sulla Montagna ma, se questi sono i risultati – sbotta Pisano – era meglio senza».

Non meno dura la reazione del sindaco di Pietrabruna, Massimo Rosso. Nei giorni scorsi ha scritto al ministro Roberto Calderoli, al presidente Uncem Marco Bussone, al presidente della Regione Marco Bucci e al direttore di Anci Liguria Pierluigi Vinai per «chiedere il riconoscimento di Pietrabruna come Comune montano». Dalle pendici del Monte Faudo, è «paradossale che un Comune come il nostro, unico della Valle del San Lorenzo completamente in zona montana, non sia incluso tra le aree interne e svantaggiate. La classificazione non può basarsi solo su parametri oggettivi o statistici, ma deve tener conto anche dei fattori morfologici e territoriali». Occorre poi «garantire ai cittadini pari opportunità e la possibilità di continuare a vivere e lavorare qui». Il decreto non è ancora uscito ma i chiari di luna mettono in allarme: «Se sono applicati i parametri della Valtellina, sarà difficile continuare a trattenere le persone sul territorio».
Tra gli esclusi anche il borgo caro a Monet, Dolceacqua. «Questo taglio ci danneggia – conferma il sindaco Fulvio Gazzola – I fondi sono sempre meno e amministrare sta diventando impossibile. Ma la vità non sarà complicata solo per gli enti locali. Anche per le attività locali che fanno fatica a resistere, a fronte della selvaggia apertura di centri commerciali sulla costa, accedere a contributi dedicati sarà difficile. La politica deve passare dalle parole ai fatti. Le Aree interne? Ci sono, ma le risorse non sono continue. Le azioni fatte per ripopolare queste zone rischiano di essere vanificate. Forse vogliono che tutti si trasferiscano nelle città».

In attesa di approfondire meglio la questione, anche il sindaco di Caravonica Angelo Dulbecco condivide una forte preoccupazione. «Si parla sempre di agevolare le realtà montane e poi si arriva a questo, un intervento di cui non si comprendono né modalità né tempistiche. Qui siamo rimasti in 260 persone, con una sola bottega e la maggior parte dei residenti anziani. I parametri applicati lasciano francamente basiti, perché non si può definire con il righello cosa è montano».
