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Lettera / In medicina non vale “uno uguale uno”: un organico di 8-10 medici non garantisce i malati. L’efficienza maggiore dipende dalla preparazione


La rivoluzione della Sanità ligure, con la creazione di una SuperAsl a guida regionale decisa dal presidente Bucci, sta suscitando commenti e critiche soprattutto nelle Asl. Pubblichiamo, come apertura ad un dibattito, questa lettera che non ha come obiettivo la polemica fine a se stessa. Semmai ripropone elementi di fatto purtroppo sempre più ignorati nelle scelte strategiche della politica.

Bucci presidente e Nicolò assessore alla sanità

“Lodevole il tentativo di risparmiare 40 milioni, ma non è chiaro quale sarà però l’impatto sull’attività clinica svolta negli ospedali. Attualmente si lavora in infrastrutture inadeguate. Ai medici ospedalieri vengono richiesti molti sacrifici, negandogli il tempo per lo studio e l’aggiornamento (occorre anche dire che medici non condividono la stessa etica professionale ed alcuni dedicano troppo tempo all’attività libero-professionale che permette di rimpinguare lo stipendio ospedaliero).

Chi dirige non comprende che la qualità dell’assistenza medica si fonda sullo studio continuo. Ai medici vengono richiesti ampliamenti delle liste d’attesa in giornate già strapiene di pazienti, con conseguente riduzione del livello di attenzione del medico. Questo determina, a volte, un approccio superficiale e rapido, che impedisce di valutare a fondo le problematiche del paziente.

Un grande problema è rappresentato dalle nuove assunzioni di medici. Ai concorsi pubblici possono partecipare medici che non hanno completato la specializzazione, la cui preparazione è insufficiente. Ai colleghi “anziani” viene delegato il ruolo di completare la loro formazione e questa incombenza non viene riconosciuta. Negli ospedali non universitari non vi è il tempo di organizzare riunioni settimanali di aggiornamento (per il motivo di cui sopra) che aiutano i giovani medici a leggere ed interpretare articoli scientifici.

Anche i medici freschi di specializzazione che giungono in corsia non hanno una sufficiente esperienza clinica e tecnica. Questa è una grave mancanza dell’università che fornisce molte nozioni teoriche ma non quelle tecniche.  Anche in questo caso il ruolo formativo degli ospedali è fondamentale, ma totalmente ignorato dagli amministratori. Questi medici raggiungeranno una formazione adeguata dopo almeno due anni di lavoro ospedaliero, ma per le tecniche complesse ne occorreranno altri due.

In medicina non vale la regola “uno uguale uno recentemente sbandierata da un soggetto politico. Avere un organico di 8-10 medici non significa una maggiore efficienza per il motivo appena detto. Il trattamento medico dipende dalla preparazione di chi lo esegue e in medicina non è valido il concetto scritto nelle aule dei tribunali: “la legge è uguale per tutti”. La sanità non è uguale per tutti e spesso la scelta di un determinato medico o reparto può essere molto critica e condizionare il futuro di una persona.

Una buona medicina, svolta da medici competenti, richiede: rinnovamento dei corsi di specializzazione universitari che devono integrarsi con gli ospedali ed una profonda ristrutturazione dell’architettura ospedaliera. A questo si deve aggiungere che gli amministratori (regionali) dovrebbero conoscere le varie realtà ed i punti di forza dei vari ospedali senza fare calare dall’alto le loro decisioni. I pazienti si meritano un maggiore rispetto”.

 


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