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Liguria e Basso Piemonte

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Avviare la ‘vertenza Savona’ per fermare emarginazione e declino industriale di una provincia spaccata sul piano socio-economico


Nel Report della ibrida Camera di commercio delle Riviere (Savona dopo Ente porto e Carisa ha perso anche la titolarità dell’ente camerale) sullo stato dell’economia savonese solo freddi numeri, nessuna proposta, un’esilarante scoperta del “turismo di costa“, né spiegazione sui nodi più importanti relativi a infrastrutture e industria.

di Franco Astengo

La minaccia di 30 licenziamenti alla Esso di Vado Ligure è l’ennesimo segnale della de-industrializzazione dell’area centrale e spingere la provincia di Savona verso il modello “Ponente” fondato sulla precarietà e il lavoro povero del turismo che tanto piace alla destra promettendo profitti al proprio elettorato.

Bene l’agricoltura e l’industria, +21,3% dell’export rispetto all’anno precedente, lieve flessione per il turismo. Preoccupa, invece, il calo demografico e il mercato immobiliare. Nella sede di Savona della Camera di Commercio Riviere di Liguria, sono stati presentati il “Rapporto economia provinciale 2024” e il “Lavoro Bianco sulle priorità infrastrutturali della Liguria”, pubblicazioni che l’ente ha curato con la collaborazione scientifica del Centro Studi Tagliacarne e di Uniontrasporti al fine di mettere a disposizione del territorio analisi approfondite sulle dinamiche provinciali collocate nel contesto regionale e nazionale.” 

Questa la fredda sintesi del report sull’economia provinciale presentato alla Camera di Commercio (ormai delle Riviere Liguri, avendo Savona perduto da tempo la sua titolarità come accaduto del resto all’Autorità Portuale sottomessa a Genova nell’ambito di una dizione del “Mar Ligure Occidentale”). Sorprende tra l’altro l’accenno al mercato immobiliare, atavica sede della peggior speculazione anche grazie a una selvaggia cementificazione del territorio, in ispecie a Ponente mai ostacolata dai potentati economici.

Nella sede del convegno camerale non si è così ascoltata nessuna articolazione del discorso e non è stata presentata alcuna proposta, ma soltanto una mera elencazione di numeri con alcune scoperte anche esilaranti (“il turismo di costa“) e nessuna spiegazione circa i nodi più importanti: quello infrastrutturale e quello industriale. Un solo accenno (anche qui non analitico) sul calo demografico.

Eppure ci troviamo in una provincia fortemente divisa per assetto sociale e economico, come del resto ha denunciato il CNEL da oltre trent’anni (quando la Valbormida fu definita “terra di mezzo”): ed è questo della divisione per aree economiche della provincia uno dei temi decisivi al fine di sviluppare un discorso di prospettiva.

Nella stessa giornata, 30 settembre 2025, si è verificato un fatto di grande importanza per la nostra economia: il gruppo Esso ha comunicato l’avvio delle procedure di licenziamento per il sito produttivo di Vado Ligure e per la sede di Milano: una quarantina sarebbero i lavoratori coinvolti, di cui almeno 30 addetti per l’ambito vadese.

Un duro colpo soprattutto perchè così può diventare prevedibile lo smatellamento degli storici impianti vadesi: perdita di posti di lavoro e sottrazione di know-how.

Un ulteriore tassello per la definitiva de-industrializzazione dell’area centrale e per spingere la provincia di Savona verso il modello “Ponente” fondato sulla precarietà e il lavoro povero del turismo che tanto piace alla destra promettendo profitti al proprio elettorato.

Per questi motivi come Associazione “Il Rosso non è il Nero” a suo tempo avevamo proposto l’avvio di una “Vertenza Savona”: una ipotesi di progetto e di lotta su cui sta lavorando la CGIL savonese.

Il tema di fondo rimane quello del ruolo della nostra Città e del suo comprensorio nel contesto economico, sociale, dei servizi, nell’ambito regionale.

Senza l’intenzione di svolgere alcuna funzione campanilistica appare evidente l’affermarsi, da diverso tempo, di un processo di isolamento e marginalizzazione del territorio savonese: sarebbero tanti i temi da toccare a partire da quello delle infrastrutture, dell’assenza di centri direzionali (dall’Autorità Portuale alla Camera di Commercio), di riferimenti per lo sviluppo economico (assorbimento della CARISA in CARIGE a sua volta assorbita da BPER), della perdita “di peso” dei corpi intermedi, dal disastroso completamento del processo di deindustrializzazione come già si accennava che ha colpito duramente Savona, il Vadese e la Val Bormida in quadro residuale di sostanziale insufficienza tecnologica per aziende di grande importanza per il nostro territorio: un grave ritardo accumulato anche attraverso i risultati mancati dall’operazione “area di crisi complessa”.

In questo senso:

1) E’ necessaria una ridefinizione delle aree in cui è suddivisa la provincia e sulle diverse necessità d’intervento. Soprattutto sarebbe indispensabile analizzare forme economiche che mantengono strutture di tipo corporativo ormai anacronistiche rispetto alla dinamicità richiesta da nuovi processi di possibile crescita e riflettere sulle caratteristiche strutturali di un calo demografico da intendersi come grave sintomo della crisi savonese per essere così accentuato e di lunga durata.

2) Questione vitale è quella del recupero a un flusso di interventi produttivi per l’area del savonese e della Valle Bormida che, vista gli esiti concreti della dichiarazione di area industriale di crisi complessa, necessitano di una specifica pianificazione che affronti tre nodi fondamentali:

a) quello infrastrutturale sia in sede ferroviaria, sia in sede stradale: l’uscita dall’isolamento e la “conditio sine qua non” per una ripresa della crescita;

b) la bonifica delle aree colpite dalla de-industrializzazione sia nel Vadese, sia nella Valle Bormida, come nel Ponente (pensiamo alle aree ex-Piaggio di Finale);

c) un ruolo attivo delle forze politiche , delle istituzioni, del sindacato nel costruire incisivi rapporti nei riguardi della Regione e dello Stato .

d) l’apertura di una riflessione che porti ad avanzare una progettualità “strategica” sui grandi temi delle nuove forme di lavoro, della sostenibilità ambientale, di una moderna offerta di vivibilità.

3) è necessario inoltre un forte riferimento al ruolo della cultura, della scuola e dell’Università.

Non basta un “tavolo” di compensazione e il ruolo della Provincia, amministrazione ormai ridotta a luogo di scambio pre-ordinato tra le forze politiche. Si richiama allora la necessità di una nuova strutturazione stabile da realizzarsi, proprio nell’ambito di un coordinamento provinciale, a livello comprensoriale.

La battaglia per la difesa dell’Ospedale San Paolo deve essere parte di questa complessiva “vertenza Savona” a dimensione comprensoriale che raccolga tutti i soggetti istituzionali, associativi, politici, impegnati nel sociale e rappresentativi del comprensorio allargato – com’è necessario – alla Valbormida aprendo un confronto diretto con la Regione Liguria e il Governo.

Mobilitazione e attivizzazione delle forze sociali e politiche debbono essere destinate non soltanto alla questione specifica ma – ancor più in generale – alla delicata questione della presenza sanitaria sul territorio anche di fronte al progetto di centralizzazione (una sola ASL regionale).

Franco Astengo


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