Ringrazio Marco Servetto, PierFranco Quaglieni, l’intero Centro Pannunzio per questo prestigioso riconoscimento, l’Amministrazione Comunale di Alassio per accoglierci e Voi tutti per essere qui.
di Nicola Nante

Mi ero appena laureato in Medicina e frequentavo la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Genova, quando un movimento di giovani Colleghi, perlopiù compagni di studio, mi elesse Consigliere dell’Ordine del Medici della Provincia di Savona. Alle successive elezioni, a 30 anni divenni il più giovane Presidente d’Italia. Nasceva allora il nuovo Servizio Sanitario Nazionale e da quella posizione mi risultavano chiari i problemi che il nascente sistema stava affrontando.
I quattro Presidenti delle Unità Sanitarie Locali savonesi si lamentavano con me perchè la mia Specializzazione, che produceva i Direttori Sanitari degli Ospedali e gli Ufficiali Sanitari dei Comuni, li preparasse alla prevenzione dei rischi per la salute, ma non alla programmazione, all’organizzazione ed alla gestione dei servizi sanitari. Così, quando, a fine 1988, fui chiamato alla Cattedra di Igiene e Sanità Pubblica presso l’Università di Siena (penso per promoveatur ut amoveatur, dal momento che rifiutavo ogni coinvolgimento politico o lobbistico), iniziai a dedicarmi assiduamente alla epidemiologia valutativa, cioè non al classico ambito di studio dei fattori di rischio, bensì all’analisi dei bisogni di assistenza e, soprattutto, alla valutazione dei risultati delle strutture e dei professionisti sanitari. Il focus delle mie ricerche in tutti questi anni fu la determinazione e la quantificazione degli obiettivi di salute da produrre, in base ai quali costruire strutture, reclutare professionisti, gestire servizi, nel macro come nel micro: in base all’outcome previsto, programmato e non al semplice ossequio alle griglie dotazionali (spesso inefficienti) ed alle procedure normate. Come superare cioè la sarcastica, paradossale contestazione “l’intervento sarà anche stato perfettamente eseguito, ma il paziente è morto”. Penso di aver tracciato una strada in tal senso e di aver dotato la sanità di strumenti utili a percorrerla.
Il mio impegno ingauno, il mio ritorno in Liguria dopo 20 anni di assenza, è dovuto ad alcune difficoltà che la Clinica “San Michele” di Albenga ha avuto, per la vecchiaia e le malattie, poi la morte, dei mie genitori, che la avevano fondata e gestita per 40 anni. Quando il Comune di Albenga, nel 2008 dedicò, forzando i tempi di questo riconoscimento, alla memoria di mio padre i Giardini Pubblici di Viale Pontelungo, ne trassi l’imperativo morale di non far finire la loro creatura (e, ovviamente, l’indotto di posti di lavoro ed economici per il comprensorio). Un’impresa che appariva titanica e che ho affrontato con il supporto, anche psicologico, di Anna Maria; lei qui, io venendo da Siena ogni fine settimana, rinunciando ad ogni altra distrazione. In particolare, per anni, dovetti sacrificare la mia passione per la caccia agli ungulati, che io considero amore per la natura, ma che molti invece considerano un mio grande difetto.

Oggi, vicino alla pensione dall’Università (vi andrò il 1 novembre p.v., avendo compiuto 70 anni), posso dirmi soddisfatto di aver accettato la sfida del rilancio della Clinica “San Michele” e contento di poterle dedicare a tempo pieno, gli ultimi anni della mia esistenza professionale. Non c’è dubbio che riconoscimenti come quello che oggi mi attribuite, rappresentano un formidabile sprone.
Le sue motivazioni fanno cenno ad un altro mio cimento: la memoria resistenziale. Molti medici, da vecchi, si dedicano alla scrittura. Lo stesso mio padre lo fece. Io mi sto dedicando, con impegno, ma da neofita, a quel momento storico che vide coinvolta la generazione che ci ha preceduto, mio padre in prima linea, dal quale discende in gran parte la storia contemporanea del paese e del nostro territorio.
Vorrei chiarire, questo ben lo sa uno storico vero come PierFranco, che questo mio cimento è di tipo culturale: esso spesso lambisce inevitabilmente aspetti sociologici ed anche politici, ma è del tutto apartitico, vorrei dire, se possibile, “neutrale”, in linea con quell’anelito alla LIBERTA’, anzitutto di pensiero ed alla LOTTA AI PREGIUDIZI, che in tutti gli ambiti nei quali mi trovo ad agire, anzitutto nell’insegnamento accademico agli Allievi, spero, agli occhi di tutti, caratterizzi la mia persona.
Nicola Nante