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Liguria e Basso Piemonte

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Il Beigua e Valbormida. Miniere di titanio e grafite. Il governo studia un nuovo piano per escavazioni. Ecco il dossier Ispra


Il titanio nel Savonese, ‘risorsa ‘critica’ e ‘strategica’. Miniere, il governo va sottoterra e lancia il piano: 100 nuovi siti per estrarre litio e terre rare. Il dossier Ispra apre 14 progetti nazionali in tutto il Paese.

Entro giugno 2026 si indicheranno le nuove escavazioni. Il ministro Pichetto Fratin: “Con i minerali critici avremo un’industria più sostenibile”– Non mancheranno i problemi per la ripresa di un’attività che sembrava essersi chiusa, in Italia e in Europa, con il Novecento e storicamente invasiva: il riavvio di un’intensa capacità estrattiva comporta inquinamenti e scorie.

E’ accertato, per esempio, che all’interno del Parco regionale del Beigua, nell’entroterra ligure, in particolare nel Monte Tariné allocato in provincia di Savona, ci sia uno tra i più grossi depositi di titanio d’Europa. Il Beigua è, tuttavia, un’area protetta e le associazioni ambientaliste sono pronte a incatenarsi di fronte a qualsiasi progetto minerario.

Da questo punto di vista, la direttrice generale dell’Ispra, Maria Siclari, assicura: “Gestendo il Programma nazionale di esplorazione l’istituto si muoverà nel duplice ruolo di Servizio geologico d’Italia e garante della tutela ambientale”.

DA LA REPUBBLICA – ROMA – Le miniere italiane saranno riaperte davvero. Lo dice adesso il Programma nazionale delle esplorazioni, che si dedicherà esclusivamente ai giacimenti delle materie prime “critiche e strategiche”. Si parla del litio, fondamentale per ogni tipo di batteria, a partire dalle auto elettriche. Delle cosiddette terre rare, motivo di scontro bellico in Ucraina, peraltro. Si parla dei minerali del presente e del futuro industriale: il platino e l’oro, il tungsteno, il manganese. Metalli come il bario. Il boro, la grafite, il titanio. Elementi necessari, per esempio, per la costruzione degli smartphone, la medicina nucleare, la sicurezza militare.

Dopo l’indicazione quadro dell’Unione europea, che chiede ai Paesi aderenti di costruire un progetto minerario e successivamente industriale alternativi a quello dominante della Cina, e l’accoglimento entusiasta da parte del governo italiano in carica, il percorso di riapertura di almeno cento miniere adesso conosce questo tassello fondamentale: il Programma nazionale di esplorazione mineraria (Pne). Con un lavoro lungo dieci mesi, l’Istituto per la ricerca e la protezione dell’ambiente ha prodotto un dossier di 156 pagine nel quale, sulla base delle conoscenze pregresse, si individuano quattordici progetti nazionali per verificare le condizioni delle prime cento miniere che possano ripartire nel Paese.

Si torna in profondità dopo 30 anni- L’obiettivo è costruire un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie nazionali, integrando le informazioni storiche con una nuova campagna di esplorazione, e questo a oltre 30 anni dall’ultimo investimento pubblico nel settore. “Il programma mira”, si legge, “a fornire indicazioni preliminari agli investitori italiani ed esteri sulla disponibilità di materie prime presenti nel Paese”.

Potenziali giacimenti primari, sì. Si andranno a cercare, o a cercare nuovamente con mezzi tecnologici più avanzati che dovrebbero consentire un minore impatto sull’ambiente, le terre rare (scandrio, ittrio, tantanoidi, diciassette elementi in tutto) e il bario nelle Alpi meridionali di Lombardia e Trentino Alto Adige, quindi il platino a Finero (Verbano), nell’Alto Piemonte. Il litio è segnalato in otto regioni diverse. I minerali industriali nelle rocce vulcaniche della Campania. Giacimenti di grafite vanno ristudiati lungo la Sila, in Calabria. Cinque aree di ricerca sono allocate in Sardegna, storicamente la regione con più depositi. Nel distretto di Funtana Raminosa, per dire, si indagherà il tungsteno. “Le inchieste scientifiche si concentreranno su territori già noti per la loro potenzialità mineraria o per la presenza di formazioni geologiche favorevoli”.

Il Piano miniere appare un progetto serio e possibile, e ora conosce il sigillo scientifico del Servizio geologico dell’Ispra, istituto spesso ridotto nelle sue funzioni da un governo del fare che ha visto in questo ente un freno alle proprie iniziative (sulla caccia, per esempio). Nel campo delle esplorazioni minerarie, asset di nuovo centrale per il Paese, l’Ispra e i suoi ricercatori sono ancora necessari.

Oggi 94 concessioni attive- Le concessioni minerarie attive in Italia oggi (l’ultimo censimento è del 2023) sono 94, di cui 76 realmente operative e concentrate in Sardegna, Toscana e Piemonte. Molte di queste, tuttavia, servono aziende di estrazione, spesso straniere, concentrate a riportare in superficie minerali necessari per l’edilizia e le ceramiche, quindi con un portato basso per le applicazioni più avanzate e reddituali di una nazione contemporanea.

Il Pne è stato approvato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Presidenza del Consiglio) con l’obiettivo di costruire “un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie nazionali”, integrando le informazioni storiche con una nuova campagna di esplorazione. Il programma mira, inoltre, “a fornire indicazioni preliminari agli investitori italiani ed esteri sulla disponibilità di materie prime presenti nel Paese”.

Erano 30 anni che la struttura pubblica non investiva sull’argomento: ora ci sono i primi 3,5 milioni di euro. La campagna scientifica, poggiata sui 14 progetti nazionali, dovrà chiudersi e offrire le prime evidenze entro il 30 giugno 2026.

I rifiuti ancora da smaltire- Insieme all’utilizzo delle potenziali miniere, Ispra indagherà i 150 milioni di metri cubi di rifiuti estrattivi abbandonati per tentare di recuperare i materiali critici presenti negli scarti. Si partirà da dodici aree considerate prioritarie. Per questo largo intervento ci sono 10 milioni di euro, finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

L’Italia nel momento di massimo sfruttamento minerario – era il 1950 – contava 1.400 siti attivi. Per questa fase di ricognizione, propedeutica a riportare in funzione le prime cento miniere strategiche, si progetta di usare 400 specialisti.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, dice: “Con i minerali avanzati renderemo l’industria italiana più sostenibile”. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: “Potremo superare la dipendenza da carbone”.

VEDI  il sito governativo da pagina 67 in poi e a pag. 79 a proposito della grafite in val Bormida

 

 


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