Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il tempo di un caffè. Ne vale davvero la pena? Il raddoppio dei binari a monte


A volte, senza meriti, t’imbatti in una situazione che ti vede favorito, sotto tutti i profili. Il caso o il destino o la dea bendata ti hanno messo a portata di mano un affare, ma non te ne accorgi. Proviamo ad esaminare il trasferimento a monte della tratta Andora-Finale sotto una nuova luce.

di Filippo Maffeo

Senza meriti, né demeriti, degli amministratori (e della popolazione) locali la realizzazione della tratta si è arenata per anni, verosimilmente per mancanza di risorse. O, forse, anche, per lo stellone che brilla sulle sorti di chi occupa la parte finale del ponente savonese.

Analizziamo l’unico aspetto sicuro, incontrovertibile: con il raddoppio la velocità di percorrenza si riduce. Di quanto non è semplice dire, perché occorre far riferimento ai singoli treni, di oggi e di domani. Prendiamo come riferimento il tempo che indicano le ferrovie: una dozzina di minuti. Quindi chi parte da Milano (o da Genova) ed è diretto ad Andora o ad una stazione successiva riduce il suo viaggio di 12 minuti, il tempo di un caffè.

Tempi che si accorciano ulteriormente se la destinazione è Pietra o Loano (sempre che il treno si fermi) e si dimezzano, più o meno, per chi è diretto ad Albenga. Al più 6 minuti; il tempo di un caffè veloce.

A fronte di cotanto beneficio si spendono decine di miliardi (di Euro, non di Lire), si interviene pesantemente nella piana e si producono tutti i vari danni ambientali già diffusamente descritti ed elencati,  che non è il caso, ora,  di ricordare.

Ne vale davvero la pena? Ammesso che i soldi ci siano, non sarebbe meglio investirli meglio? Oltre il minor tempo (marginale) ed oltre i danni all’ambiente ed alle imprese agricole, che cosa ottieni?

Maggior turismo? Non certamente nella zona interessata, che, priva delle stazioni, vedrà una riduzione e non un aumento del flusso. Sbatti il viaggiatore in fermate (Pietra, Loano, Borghetto) o in stazioni (Albenga) lontane dal centro abitato, prive di servizi bus adeguati (sostenere il contrario è solo un’ illusione, per sé e per gli altri), chi vuoi che venga qui, per trovarsi solo ed abbandonato, in un luogo metafisico, quasi surreale, senza poter di fatto raggiungere  -nottetempo in modo assoluto-  l’albergo o casa sua?

Eppure l’assessore Ripamonti, si legge in cronaca, ha dichiarato che “il raddoppio ferroviario è opera cruciale e attesa non solo per il Savonese, ma per tutta la Liguria e per le migliaia di turisti che scelgono di raggiungere la nostra regione con i treni. La Regione Liguria è attenta al potenziamento delle infrastrutture presenti e in particolare della sostenibilità negli spostamenti dei cittadini”.

Ed allora dobbiamo chiederci chi sono questi turisti che la nuova opera richiamerebbe?

Non certo quelli che villeggiavano o vorrebbero villeggiare nel tratto costiero da Finale ad Andora, che, come si è detto, saranno ‘costretti’ a scegliere altre destinazioni. Quindi i viaggiatori-turisti diretti oltre Andora, magari in Francia. Un bel risultato, nell’ottica di campanile e nell’ottica nazionale. A noi della zona (campanile) i danni; agli altri, persino ai Francesi (visione nazionale) i vantaggi: nei cantieri occorrerà mettere, in sostituzione del consueto cartello “abbiate pazienza, lavoriamo per voi” un cartello con la scritta” abbiate pazienza, lavoriamo per gli altri”, (quelli di Diano, Sanremo, Ospedaletti). O, se si preferisce, “abbiate pazienza, lavoriamo per i Francesi”, (di Mentone, Roccabruna, Villafranca, Antibes, Nizza, Tolone. Cannes e per il principe di Montecarlo). Con  la gioia ed il compiacimento dei Pietresi, dei Finalesi, dei Borghettini, dei Cerialesi e degli Albenganesi-ingauni.

Non i turisti che ci interessano, quindi, trarranno beneficio dalla nuova tratta. Ma ci sono anche, secondo l’assessore, gli spostamenti dei cittadini, che dovrebbero trarre giovamento.

Anche qui, quali cittadini? Non quelli della zona interessata, che perderanno anche la possibilità di mandare col treno i figli a Savona o Genova per studiare. Non i pendolari di questa zona, che dovranno cambiare lavoro o sede di lavoro o adattarsi all’uso della macchina privata, con aumento ulteriore del traffico e dell’inquinamento, ammesso e non concesso che possano permettersi le spese. Quindi gli altri cittadini, quelli che diretti oltre Andora arriveranno prima ed avranno tutto il tempo di un caffè, più o meno veloce, più o meno espresso, in senso letterale.

Prendiamo atto che i cittadini ai quali pensa l’assessore non sono i cittadini che abitano in questa zona. Sono altri. E, comunque, quali benefici otterranno costoro? !2 minuti in meno di viaggio. Davvero un vantaggio modesto. Un po’ poco, giusto il tempo il tempo di un caffè.

Sì, e come la metti con i passaggi a livello, che sono troppi e che ostacolano il traffico e bloccano le macchine sui binari? Cosi potrebbe obiettare qualcuno, come è stato fatto, con riferimento specifico a Loano, che ha ben 6 passaggi a livello, se si conta come loanese anche quello di Borghetto. Beh, sulle macchine bloccate sui binari tra le sbarre, c’è poco da dire: è un fatto patologico, oltre che alquanto raro, al quale si potrebbe mettere facilmente rimedio dotando tutti i passaggi di un sistema di video ripresa, attraverso il quale sanzionare tutti, anche quelli che attraversano a luce rossa e non rimangono incastrati. L’effetto deterrente non mancherebbe

Quanto ai disagi per il traffico, causati dalle sbarre chiuse, davvero il disagio che deve preoccupare è questo? Nessuno si è accorto che il traffico sull’Aurelia a Loano, in direzione Pietra, dopo le 16, impazzisce e che le macchine transitano, letteralmente, a passo d’uomo, in un asfissiante go and stop di pochi metri per volta, conquistati con fatica? Nessuno si è accorto che, per ore, l’attraversamento di Loano impegna i poveri automobilisti anche per più di mezz’ora? Nessuno si è accorto che le macchine, nell’illusione di bypassare la coda, si fiondano nelle strade interne e sul lungomare, finendo poi per intasare ancora di più le rotatorie e alla fine, la strada litoranea e quella parallela in prossimità del porto, per imbottigliarsi nella finale confluenza, di entrambe, sull’Aurelia, nelle Vignasse?

Eh, ma ciò non toglie che ai passaggi a livello, troppi, le macchine devono fermarsi. All’obiezione è facile replicare. In realtà ad essere troppi sono gli accessi all’Aurelia, senza disciplina semaforica, con possibilità di imbocco, nelle rotatorie sature, rimessa alla cortesia o alla prepotenza degli automobilisti, col risultato finale della semi paralisi caotica.

Si racconta che ultimo avvistamento  sistematico di un vigile sull’Aurelia, intento a disciplinare il traffico, risalga ai mitici anni 70. Oggi è più facile vedere un marziano. Quindi più che al numero dei passaggi a livello si dovrebbe pensare al numero degli accessi all’Aurelia e trovare il mezzo per ridurli, convogliando meglio il traffico veicolare, prevedendo nuovi sottopassi o, almeno, l’allargamento degli esistenti; si potrebbe dotare di un impianto semaforico quello più ad est, sul porto, per eliminare il rischio di impatti nella strettoia sotto i binari. Il miglioramento del traffico veicolare nella città passa soprattutto attraverso la modifica della circolazione sull’Aurelia e l’eliminazione delle troppe rotatorie, due poco più grandi di un francobollo. Pensare alla reintroduzione dei semafori, con prove dirette sul campo prima della demolizione delle rotatorie, potrebbe essere d’aiuto.

A proposito di rotatorie, una breve digressione. In prossimità delle stesse, pochi metri prima, sono stati installati cartelli col limite dei 30 km/h. Giusto. Il problema è che dopo la rotatoria non ci sono altri cartelli sulla velocità consentita, anche per chilometri. Né il fine divieto, né un cartello con la nuova e superiore velocità. E non sai come comportarti. Ma, nel contempo, se superi i 30, le macchine, che sono diventate intelligenti, ti torturano con lampeggi ed avvisi acustici intermittenti; ed hanno anche ragione, loro, le macchine. Purtroppo il problema non riguarda solo i 30 prima delle rotatorie; no, riguarda tutti i cartelli 30, ovunque. Li trovi e poi nulla, per chilometri. A rigore sempre 30.  E la macchina strilla.

Ritorniamo alla ferrovia a monte. Nessuno ha spiegato, con chiarezza, i motivi che impongono il raddoppio a monte, anche dove i doppi binari già esistono, buttando così, letteralmente, a mare il tratto, già a doppio binario, tra Loano ed Albenga. Va bene il doppio binario con il trasferimento a monte, ma perché spostare i binari anche dove il doppio binario già esiste?

Passiamo al raddoppio in sede, che viene escluso quasi per partito preso. Un assioma. Raddoppio e solo a monte. Ma il raddoppio in sede resta ben possibile ed è più economico. Tra gli ostacoli -oltre la conservazione dei passaggi a livello, dannosi per il traffico- qualcuno ha annoverato la necessità di demolire alcuni edifici esistenti.

Non entro nello specifico. Mi limito ad osservare, in via generale che, se davvero esistono, sono edifici abusivi, perché costruiti nella fascia di rispetto. Già dal 1865 (norma confermata anche dopo, nel 1912) è vietata l’edificabilità nelle fasce laterali alla ferrovia, a destra e sinistra, sino alla distanza di 6 metri da ciascun binario (Art. 235 l.2284/1865 all.F. Art. 67 R.D. n. 1447/1912). L’eventuale demolizione sarebbe solo il ripristino della legalità violata. Nelle due fasce – in via di massima- dovrebbe essere possibile la realizzazione del raddoppio, senza demolire alcun edificio.

L’assessore Ripamonti ha recentemente ringraziato i Sindaci delle città interessate, per aver rinunciato alle stazioni esistenti. L’assessore sa bene che l’opposizione politica in sede locale sarebbe stato un ostacolo non irrilevante e ringrazia per l’eliminato intralcio.

Questi Sindaci virtuosi si sono (si sarebbero) sacrificati per l’interesse generale. A ben considerare loro non hanno fatto nessun sacrificio; hanno solo penalizzato i propri amministrati, a favore di altri, che potranno viaggiare più veloci ed avere addirittura, all’arrivo, come si è detto prima, il tempo acquisito di un caffè, più o meno veloce.

Una manciata di minuti per loro, contro la rinuncia, per i locali ai turisti in ferrovia (che andranno altrove) ed all’uso del treno.

E le stazioni nuove? Pensiamoci bene, sono inutili. Meglio usare le stazioni di Finale ed Alassio. Le pseudo stazioni intermedie non dovrebbero neppure essere costruite, sono solo una parvenza, uno specchietto, uno zuccherino ipocrita e superfluo, per rendere meno amara l’eliminazione delle stazioni esistenti. Esistenti e da sempre, da quando la ferrovia fu costruita. Se scendi a Finale o ad Alassio puoi trovare servizi bus di linea, a tutte le ore (e non qualche pulmino ogni morte di papa, come quelli che si pensa di predisporre per le nuove stazioni). E, magari, c’è anche un servizio taxi migliore e non ti trovi, in piena notte, come è avvenuto a Diano, solo in stazione, nel nulla, senza bus e senza taxi, solo con la valigia e le tue gambe e qualche vagabondo, disperato e-o avvinazzato, che occupa la panchina su cui vorresti sederti, in attesa dei soccorsi, se li trovi al telefono.

P.S. Si preoccupano dello spostamento a monte dei binari, ma nessuno si preoccupa dei treni. Ad Andora hanno recentemente inaugurato i nuovi servizi a valle della stazione, evviva. Peccato che in quella stazione non ci siano i treni: fermano solo quattro regionali al giorno. Solo quattro treni in stazione; ma i servizi, a valle della stazione, ci sono tutti.

Filippo Maffeo

(magistrato in pensione)


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F.Maffeo

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