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Vado Ligure: ‘Trattoria del camionista, siamo in Texas’. Lo stupore di un critico gastronomico: Pranzi come in famiglia


Savona News del 25 maggio 2018: Ieri è andata in onda la nuova puntata di Camionisti in trattoria, il programma di Dmax che vede Chef Rubio alla scoperta delle migliori trattorie regionali consigliate dai camionisti, i maggiori esperti del settore (vedi…). E il giorno 23 settembre 2024 il Corriere della Sera/Corriere Torino titolava: Trattoria del camionista, a Vado Ligure come in Texas. Quei primi in versione normale, abbondante o «gamella» (vedi….).

Giorgio Bondi patron della Trattoria del Camionista,

Navigando sul pianeta internet si può sapere che la pagina Facebook della trattoria di Giorgio Bondi raggiunge 6.580 ‘mi piace’, ben 6.827 fallower, 271 giudizi di ‘eccellenza’ e 253molto buono’ da Tripadvisor.

Nel portale europeo ‘Uomini e Trasporti’ del 1° novembre 2023 si legge:…il trasportatore che ci consiglia il ristorante del mese si chiama Bruno Squeri, ligure doc e autista per la Compagnone e Porcile Srl. Tra le tante locande frequentate da Bruno, la scelta cade sulla Trattoria del Camionista, a Vado Ligure. «Questo è uno dei pochi posti che frequento come autista dove c’è un senso di famiglia, di accoglienza generosa e di relax. Il proprietario, Giorgio, ti fa sentire subito a casa, mettendoti a proprio agio con cordialità e buonumore». 

Nella guida turistica ufficiale della provincia di Savona, edizione 1966 a cura di Nello Cerisola, editrice Liguria, a Vado erano elencati 12 ristoranti e chi ha i capelli bianchi ricorderà che il più frequentato e apprezzato per la sua cucina era ‘Cicciun‘ di via Aurelia 386. Nel 2024 i ristoranti-pizzeria censiti a  sono 47. L’unico citato, nel 2008, dalla prestigiosa Michelin (con una stella) era La Fornace di Barbablu (ha chiuso) con lo chef, tuttora in auge, Giuseppe Ricchebuono, classe 1965, da tempo ai fornelli del ristorante stellato  il Vescovado di Noli.

All’epoca, anni 2008, la Michelin citava il prezzo del Barbablu tra 60/80€. Specialità: Seppia alla griglia con novellame fritto, crema di piselli con il suo nero (primavera), Cappon Magro, Nasello da palamito croccante con parmigiana  di melanzane (estate). Nella descrizione: “Se la priorità è la cucina e non la vista sul mare, questa ex fornace in zona industriale sforna i piatti che vi conquisteranno, di origini liguri ma dalle esecuzioni più estrose”.

Sempre nel 2008 Ristorquida elenca 18 ristoranti-pizzeria. Tra essi ‘Ca di Gatti‘, tra i primi agriturismo del savonese, con 35 coperti disponibili solo il sabato e la domenica. Ha raggiunto quasi i 40 anni e due generazioni ‘La Conchiglia’ di patron Luigi Lombardo, con la moglie Domenica Amatruda cuoca rigorosa e all’antica, i figli Laura e Gianfranco al banco bar e tra i tavoli. Una clientela fedele che più di così non si può.

Ma torniamo alla prima notizia, quella del Corriere- Torino.it. L’autore commensale Luca Iaccarino è critico gastronomico, classe 1972. Si legge nel profilo: “Appassionatosi sin dalla tenera età alla scrittura, ha intrapreso la carriera da giornalista, intrecciandola alla sua seconda passione: la gastronomia. Scrive di cibo su importanti testate giornalistiche e cura (e scrive) romanzi culinari per EDT”.

AL RISTORANTE – Piatti abbondanti e cucina casalinga e dignitosa: pranzi come in famiglia a firma di Iaccarino.

In questa prima domenica d’autunno (2024) mi concedo un’ultima, imprevista coda ligure, ma v’assicuro che la sosta in cui mi sono attavolato venerdì a pranzo con i figlioli vale l’onor delle cronache: la Trattoria del camionista di Vado Ligure. Non sono certo io a scoprire l’indirizzo: è stato più volte all’onor delle cronache, ha una sua notorietà, soprattutto è davvero frequentato da torme di camionisti che proprio qua davanti hanno un ampio parcheggio per i propri bestioni. Venerdì, poi, è l’apoteosi: visto che il sabato e la domenica la gran parte dei mezzi non può circolare sulle autostrade, il locale si riempie a dismisura.

Io, che non sono nato ieri, so che l’unico modo per trovare posto è presentarsi a orari da RSA, quindi alle 12.02 siamo di fronte alla grande insegna dai caratteri fumettosi. E prendiamo l’ultimo tavolo libero (e c’è un perché: è nel dehors, al sole, temperatura percepita 38 gradi). Per raggiungere il nostro desco traversiamo la sala che è in tutta in stile USA: pare di essere in Texas, in Illinois, al soffitto e alle pareti è appeso qualsiasi tipo di oggetto che sappia di States, la bandiera e il teschio di bisonte, un acchiappasogni e targhe di veicoli, caschi da football e cappelli da cowboy, e poi, soprattutto, innumerevoli foto di camion. Il locale è affollatissimo, a occhio soprattutto di camionisti: tanti tavoli da due di colleghi che mangiano molto e parlano poco.

Il menu è adeguato alla clientela: tanta varietà per contentare tutti i gusti, tanta quantità per sfamare l’appetito maturato in migliaia di chilometri. Non a caso i primi sono serviti in tre opzioni: normale, abbondante (+ 2 euro), «gamella» (+ 4 euro). I figlioli punterebbero subito sulle gamelle, ma dico loro: andate piano, se è posto per camionisti le porzioni saranno corpose di per sé. E infatti: i loro spaghetti al ragù (€ 7) sono ricchi per natura, come il mio antipasto di mare – crudo di tonno e di salmone e poi polpo e cozze (12) – e così gli spiedini (7 euro). È tutto casalingo e dignitoso, prodotto non senza qualche accortezza: la pasta è al dente, gli spiedini arrostiti all’istante (e non scaldati, come capita spesso in posti economici).

Con quattro piatti in tre, due dolci, due bibite, mezzo litro di bianco, acqua e un caffè sommiamo 50 euro per un pranzo popolare e soddisfacente. Condito, inoltre, dalla grande gentilezza del personale, a partire dal titolare che accoglie tutti come vecchi amici. E in un luogo così, questa empatia ha un valore doppio: anche chi è lontano, lontanissimo da casa, per un’oretta si sente in famiglia.


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