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I Savonesi alle Olimpiadi di Parigi 2024


Dal blog Storia del calcio savonese. Peo Astengo ed Emanuele Abate Olimpiadi di Londra 2021. Alberto Angelini Olimpiadi di Atlanta 1996. Olimpiadi di Parigi 2024: la pattuglia dei savonesi sarà composta da:

Alberto Angelini Olimpiadi di Atlanta 1996

Chiara Rebagliati tiro con l’arco già presente a Tokyo 2021; Francesca Zunino nuoto artistico, esordiente; Ilaria Accame velocista esordiente nella scia della grande scuola aperta da Peo Astengo e portata avanti da Ezio Madonia in un angolo di “California d’Italia” dove oltre allo stesso Madonia sono cresciuti Emanuele Abate (Londra 2012) e Luminosa Bogliolo (Tokyo 2021); Ilaria Spirito pallavolo esordiente; Linda Cerruti nuoto artistico alla terza olimpiade, capitana virtuale della squadra savonese; Sofia Mastroianni nuoto artistico esordiente; inoltre la Rari Nantes Savona darà alla nazionale di pallanuoto Lorenzo Bruni e il portiere Gianmarco Nicosia.

Come viatico verso l’avventura olimpica ricordiamo, nel giorno dell’inaugurazione dei giochi, la storia dei savonesi all’ombra dei 5 cerchi.

La partecipazione alle Olimpiadi rappresenta il traguardo più importante nella vita di un  atleta: onoriamo allora la presenza dei savonesi nella storia delle manifestazioni olimpiche, a partire da Alberto Angelini, pallanuotista di grandissima classe, partecipante a quattro Olimpiadi, tornato nella nostra Città e attualmente allenatore della Rari Nantes, dopo essersi coperto di gloria, oltre che con il Settebello (421 presenze in nazionale) anche con le calottine di Rari Nantes Savona, Roma e Pro Recco, l’unico, insieme a Massimiliano Ferretti e Nando Gandolfi, ad aver vinto lo scudetto con tre squadre diverse (otto in tutto: due con il Savona, uno con la Roma e cinque con la Pro Recco).

Con la Nazionale, di cui è stato capitano fino all’Olimpiade di Pechino, l’impresa più eclatante

Savona Peo Astengo ed Emanuele Abate Olimpiadi di Londra 2012

Alberto la compì ad Atlanta nel 1996 trascinando letteralmente la Nazionale alla medaglia bronzo in una drammatica partita contro l’Ungheria, conclusa ai supplementari e considerata alla stregua dello storico 4-3 di Italia-Germania 4-3 al Mondiale del ’70. Alberto si colloca, in questo modo, a fianco dei più celebri atleti della nostra terra che proprio sotto la bandiera dei cinque cerchi seppero compiere mirabili imprese. A completare il suo palmarès, oro (Vienna), argento (Budapest) e bronzo (Firenze) in tre campionati d’Europa, l’argento mondiale a Barcellona, i due argenti in coppa del Mondo, le tre coppe dei Campioni con la Pro Recco, le tre Supercoppe, le tre Coppe Len, le sette Coppe Italia e l’oro mondiale juniores al Cairo.

Angelini, allora, accanto a quattro veri e propri “miti”: Giuseppe Olmo, di Celle; che nel 1932 conquistò a Los Angeles la medaglia d’oro nella prova a squadre di ciclismo a fianco di Pavesi (vincitore della prova individuale), Segato e Cazzulani;

Felice Levratto, calciatore in forza al Vado, che a Parigi nel 1924 , unico giocatore di categoria inferiore schierato da Pozzo in maglia azzurra, impressionò tutti per la potenza del tiro (Levratto, passato al Genoa, disputò anche l’Olimpiade di Amsterdam quattro anni dopo, quando la squadra italiana vinse la medaglia di bronzo, dopo aver perduto un’epica semifinale con  l’Uruguay per 3-2);

“Niculin” Beviacqua, portacolori della Fratellanza Ginnastica Savonese, vincitore nel corso della sua carriera di 27 titoli italiani, che alle Olimpiadi di Berlino 1936 (quelle segnate dalle gesta di Jesse Owens) arrivò alla finale dei 10.000 metri giungendo 11°, con il tempo di 31’57” (erano i tempi dei finlandesi che si aggiudicarono l’intero podio con Salminen, Aikola ed Iso – Hollo; proprio i tre campioni superati dal nostro piccolo fondista, nel 1937, in casa loro: Beviacqua, infatti, fu anche il primo fondista non finnico a vincere una gara di fondo nella terra dei mille laghi).

Ezio Madonia, velocista ingauno, punta di diamante della scuola della velocità curata dall’indimenticato “Peo” Astengo, capace di arrivare due volte ai quarti di finale nei 100 metri, a Seoul ’88 (10”36) e ad Atlanta ’96 (10”33), dove aveva superato la batteria correndo al fianco di Carl Lewis, e di arrivare 5° in finale nella stessa Olimpiade, con la nazionale composta anche da Floris, Tilli e Pavoni con il tempo di 35”54.

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Ezio Madonia secondo da sinistra nella celebre staffetta con Floris, Tilli e Pavoni

La partecipazione ai Gochi non si è però esaurita, nel tempo, con questi 5 grandi campioni fin  qui citati.

L’avventura era iniziata fin  dal 1912, a Stoccolma, con una medaglia d’oro vinta da Carlo Fregosi, componente della squadra di ginnastica maschile capitanata dal celebre Alberto Braglia (savonese d’adozione: aveva infatti indossato anch’egli la maglia della nostra “Fratellanza”), con lui era presente anche l’ingauno Salvi. Fregosi era poi apparso, con minore fortuna, anche alle Olimpiadi di Anversa del 1920. In Belgio erano in gara anche i tiratori alla fune Luigi Schiappapietra e Rodolfo Rambozzi, ed il calciatore Rinaldo Roggero, l’ala più veloce del Savona FBC, schierato titolare nella partita vittoriosa sulla Norvegia (2-1, con lui esordì in nazionale anche il celeberrimo “Viri” Rosetta).

Un’altra citazione importante merita l’atleta Giuseppe Italo Castelli, protagonista con la staffetta 4X 100 ad Amsterdam 1928 ed a Los  Angeles 1932: proprio negli USA la staffetta italiana conquistò la medaglia di bronzo, con  il tempo di 41”2, superata soltanto dai padroni di casa e dalla Germania (oltre che da Castelli il nostro quartetto veloce era composto da Toetti, Meregatti e Salviati).

Ricordiamo ancora, alla rinfusa, e sperando di non commettere peccato d’omissione: lo schermidore Giorgio Faldini protagonista a Berlino 1936, i velisti Carattino, Spirito, Zucchinetti, Ghirardi (Helsinki ’52, Melbourne ’56, Messico ’68, Montreal ’72), i lottatori Cavallero e Giuria (Parigi ’24), il saltatore in alto Gianmaria Roveraro, anch’egli albenganese (Melbourne ’56; in  quella stessa stagione Roveraro, scomparso tragicamente dopo essere stato un protagonista nel mondo dell’alta finanza, era stato il primo italiano a superare i 2 metri), il quattrocentista Furio Fusi, protagonista con la staffetta 4×400  a Città del Messico 1968. Mentre Smith e Carlos, oro e bronzo, salivano sul podio dei 200 metri stringendo il pugno guantato di nero per protestare contro la segregazione razziale e la guerra in Vietnam, il nostro Furio, già protagonista dei successi dell’Itis ai campionati studenteschi, centrava, con i suoi compagni Ottolina, Puosi e Bello il 7° posto nella finale; il pallanuotista Andrea Pisano (Seoul 1988) e le “sincronette” Serena Bianchi (Atlanta ’96 e Sydney 2000), e Alice Dominici (Sidney 2000).

Da ricordare ancora come la sfortuna di un incidente fermò il calciatore Christian Panucci, già convocato, proprio alla vigilia del giochi di Atlanta del 1996.

Per concludere da ricordare la partecipazione delle ragazze del nuoto sincronizzato (la bravissima nolese Linda Cerruti a Londra 2012 con Giulia Lapi e Rio 2016), uscite dal prolifico vivaio della Rari Nantes, e dell’ostacolista Emanuele Abate, pluricampione e primatista italiano, sempre in lizza tra i migliori a livello europeo: un altro prodotto del vivaio ingauno, curato per tanti anni da “Peo” Astengo, capace di costruire una fucina di veri campioni, anche a livello internazionale dal già citato Madonia in avanti.

Alle Olimpiadi di Tokyo denominate 2020 ma in realtà disputate nel 2021 causa Covid da ricordare Luminosa Bogliolo con un quarto posto in semifinale nei 100 hs impreziosito dal record italiano (12″75) ; il sesto posto in finale di Linda Cerruti e Costanza Ferro nel nuoto artistico; la presenza di Matteo Aicardi nella squadra di pallanuoto eliminata dalla Serbia; i piazzamenti di Chiara Rebagliati nel tiro con l’arco.

 


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