Toti non si dimette dalla carica di governatore della Regione Liguria: ne ha facoltà però… La magistratura dovrà appurare se le sue funzioni pubbliche siano state inficiate dalle generose elargizioni di qualche imprenditore illustre.
di Gianfranco Barcella
Molti industriali sostengono che il confine tra contributi leciti ed illeciti ai partiti sia molto labile e la legge debba essere riformata. Forse sarebbe stato molto più opportuno riceverli solamente in ufficio, tenendo accesi i cellulari per non favorire quell’atmosfera amicale che non si confà a chi ricopre cariche pubbliche, il quale deve mantenere un comportamento di assoluta imparzialità nei confronti di tutti, nell’esercizio delle sue funzioni!
Leggo un passo dalla lettera di Toti, rivolta al consiglio regionale ligure, in merito alla mozione di sfiducia: “La vostra Liguria era una Regione in cui l’ambizione era una colpa, il merito qualcosa da nascondere, per evitare spiacevoli confronti, l’appiattimento, una virtù, l’impresa privata non una risorsa, ma un simbolo di egoismo, oddio, forse non proprio tutte!”
Intanto la richiesta dei cittadini di dimissioni di Toti fuori dalla porta chiusa dell’aula del Consiglio Regionale e la mozione di sfiducia presentata all’interno non hanno sortito effetti di sorta, per adesso. Resta comunque la questione morale che si lega alla politica e non si può far finta di nulla. La contaminazione tra politica ed affari però è sotto gli occhi di tutti. E c’è anche di peggio!
Giuseppe Conte (presidente leader dei M5S, ex presidente del Consiglio, avvocato e giurista) ha affermato: “Ormai c’è un tariffario accreditato da nord a sud; si paga per un voto in campagna elettorale da 10 a 20 fino a 50 euro”.
E si continua a permettere ad un concessionario di pagare le campagne elettorali del decisore pubblico da cui dipende la sua concessione o alle imprese che vivono di commesse pubbliche, di finanziare il capo del ministero da cui provengono i quattrini “Il caso Toti – afferma Carlo Calenda, segretario di Azione, dirigente d’azienda, già ministro e diplomatico– è il dito che indica la luna. Non è la luna del malaffare, di cui Giovanni Toti ed altri sono accusati e per cui un giudice li assolverà, come è successo alla grande maggioranza dei governatori accusati negli ultimi anni di malversazioni, o li condannerà con i tempi biblici della giustizia italiana. E’ la luna di quella grottesca contraddizione rappresentata dall’enfasi sulla cosiddetta <questione morale> e dalla negligenza con cui il legislatore ha continuato a trattare il problema del rapporto tra i soldi e la politica su cui è naufragata, ormai trent’anni fa, la Prima Repubblica. Sa quel che si sa dell’inchiesta genovese non si può dedurre la colpevolezza di Toti, ma si può già desumere quella del legislatore italiano che continua a permettere ad un concessionario di pagare le campagne elettorali del decisore pubblico da cui discende la sua concessione, o alle imprese che vivono quasi esclusivamente di commesse pubbliche, con un altissimo grado i discrezionalità e quindi di <pilotabilità>, di finanziare il capo del ministero da cui prendono i quattrini”.
Non è cambiato molto dai tempi di Tangentopoli, anzi alcuni sostengono che il clima corruttivo sia peggiorato. Di certo l’elettorato è diventato più cinico e distaccato dalle istituzioni democratiche. E questo è un brutto cancro della Democrazia! Ora le mancate dimissioni di Toti e la paventata possibilità di proseguire tra <color che son sospesi> fino alla fine della legislazione porta Luca Garibaldi, capogruppo del Partito Democratico ad affermare: “ Il centrodestra non è stato in grado di reggere alcuna scelta con Toti e neppure senza Toti lo sarà; ha fallito politicamente in ogni aspetto della questione pubblica, costruendo una narrazione secondo cui <tutto va bene>, una <bolla di inclusi>, fatta di rapporti malati con l’impresa e di rapporti corporativi>”.
Oltre a questo giudizio politico, pesante come un macigno, ora incombe anche la Legge Severino, il testo unico in materia di non candidabilità del 2012. La legge prevede anche la sospensione di diritto alla luce dell’applicazione di misura cautelare coercitiva, come sono gli arresti domiciliari. La gestione dell’Ente, così come previsto dall’Art.41 dello Statuto, passa dunque nelle mani del vicepresidente della Regione, Alessandro Piana che sostituisce Toti, pro tempore, in tutte le sue funzioni. L’attività amministrativa della Regione Liguria prosegue senza soluzione di continuità. I provvedimenti giudiziari che portano alla sospensione (e cioè il fascicolo dell’inchiesta, coordinata dalla Procura e svolta dalla Guardia di Finanza) devono essere comunque comunicati al Prefetto di Genova, che a sua volta ne dà immediata comunicazione al Presidente del Consiglio che deve adottare il provvedimento che accerta la sospensione.
Il provvedimento, sempre secondo la legge Severino, viene quindi notificato al Consiglio Regionale.
“Siamo vicini al nostro presidente Toti, certi che abbia agito nell’esclusivo interesse della Liguria– è stato il succinto commento del vicepresidente della Regione Liguria, Alessandro Piana e degli Assessori della Giunta- .Auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto e che il presidente possa così dimostrare la sua più totale estraneità ai fatti contestati”.
Anche la Lista Toti ha diffuso una nota ufficiale: “In merito all’inchiesta che lo vede coinvolto, il presidente Giovanni Toti, confrontandosi con il suo avvocato si è detto tranquillo e certo di aver agito esclusivamente nell’interesse della Regione e del territorio- ha detto la coordinatrice Ilaria Cavo- .E noi con lui. Siamo sicuri che dimostrerà l’estraneità alle contestazioni e per questo, esprimendogli la fiducia e vicinanza confidiamo che il lavoro della magistratura potrà chiarire in breve tempo, la sua posizione”.
L’avvocato di Toti, Stefano Savi ha assicurato che la Regione continuerà a lavorare anche in assenza del Governatore. Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa ha affermato: “In un contesto in cui la voce del Presidente, attualmente agli arresti domiciliari, si fa sentire tramite una lettera in cui difende la sua posizione, emerge una totale mancanza di visione politica. La mozione di sfiducia non è stata una mancanza di garantismo, ma piuttosto un atto necessario di responsabilità verso le istituzioni e verso le cittadine ed i cittadini. Ribadiamo il ruolo fondamentale della magistratura nel garantire l’integrità del processo, ma dobbiamo essere realisti: arriverà un momento in cui sarà necessario, un serio esame politico della situazione, e saranno gli stessi presenti in quell’aula a dover prendere decisioni cruciali ”. Aggiunge Pastorino. “Il modello politico attuale, incentrato su una figura dominante come Toti, con deleghe che spaziano dal bilancio alla cultura ed alla sanità, si rivela ora nella sua fragilità. Il presidente è coinvolto in vicende giudiziarie che ne impediscono l’efficace guida amministrativa e politica. E’ importante sottolineare che a livello regionale le disparità erano emerse da tempo: mentre ad alcuni come Spinelli venivano concessi spazi, ad altri attori della logistica venivano negati”.
E il Capogruppo di Linea Condivisa sottolinea: “Dal punto di vista sanitario, la situazione continua ad essere drammatica: la Corte dei Conti boccia la sanità ligure senza sconti. Le criticità vanno dal disavanzo record (peggiore solo il Molise), alle infinite liste d’attesa, dalle strutture fatiscenti ai favori verso le strutture private. La maggioranza si definisce sempre come <quelli del fare>, ma chi ha effettivamente realizzato qualcosa di tangibile in questi 9 anni alla guida della nostra regione? Progetti come il nodo ferroviario di Genova o la Gronda (a cui siamo contrari)sono costellati di ritardi, inaugurazioni a favor di telecamera e promesse infrante”. “E’ giunto poi il momento- conclude Pastorino- di porre fine a sprechi e inefficienze, come nel caso di Alisa, che spende decine di milioni di euro in consulenze senza alcun reale beneficio per la Comunità”.
Il Diritto Romano affermava tassativamente <in dubio pro reo>, ma la credibilità politica del governatore Toti e di tutto il Centro Destra che continua a sostenerlo è messa sub iudice: è inutile negarlo! Prevedo che alle prossime elezioni regionali perderanno lo scettro del potere. Comunque una condanna ci sarà e sarà emessa dal giudizio popolare degli elettori, soprattutto se il Centro Sinistra candiderà alla carica di governatore, Andrea Orlando che ha affermato: “Non ho letto la lettera di Toti ma penso che il fatto che sia costretto a mandare una lettera per interloquire e confrontarsi con il consiglio regionale segnala di per sé la situazione patologica in cui si trova la regione Liguria.”
E’ importante però che le Forze Progressiste si mettano d’accordo su un programma comune. Resta comunque il vulnus inferto alla democrazia da questa vicenda che rivela una gestione del potere non proprio sensibile ai principi che stanno alla base della morale pubblica. Per fortuna, da semplice cittadino, non appartenente alla oligarchia economica ligure, posso partecipare alla gestione del potere pubblico con il mio voto, ma occorre rilevare che più del 50% degli aventi diritto al voto, lo fa con i piedi, cioè si allontana dalle urne. E’ questo è molto preoccupante! “Non aiuta, restare con la testa tra le mani e rimandare tutto a domani!”
“Serve il potere soltanto solo quando si vuole fare qualcosa di dannoso; altrimenti l’amore è sufficiente per fare tutto il resto” (Charlie Chaplin)
“La realtà a vederla bene, è dura, non sempre giusta, ma io la prendo come una sfida e dico sempre: andiamo a vedere fino in fondo. Questo è ciò che ci fa essere uomini, andare avanti nonostante tutto, anche se intorno la realtà ti fa schifo”. (Vasco Rossi).
Gianfranco Barcella
Post Scriptum – LE ELEZIONI <DIVERSE> IN LIGURIA
Le elezioni Europee in Liguria non sono state proprio come quelle nelle altre Regioni d’Italia. Il suo governatore ha votato, scortato dalla Guarda di Finanza, in libertà solo per poter esercitare il suo diritto-dovere quasi senza rivolgere parola ad alcuno (giornalisti presenti). E’ stata <un’altra mossa politica> di Toti che potrebbe essere l’ultima ma per adesso non molla. L’astensionismo, come previsto, ha rischiato di diventare il primo partito dopo il terremoto dello scandalo giudiziario. Il PD si conferma forza di opposizione e cresce in particolare, a Genova. Lo scandalo Toti incrinerà anche la tenuta del Centro Destra. E’ inevitabile! Se si dovesse andare alle elezioni anticipate Fratelli d’Italia sicuramente passerà all’incasso. Ma i DEM guideranno i giochi al tavolo delle opposizioni, a pieno titolo e vinceranno la partita!