In Liguria l’urbanizzazione cancerosa che ha praticamente divorato tutto il famoso “arcobaleno” non si ferma mai!
di Franco Zunino*
Ora anche quel piccolo lembo di natura sulla costa del Capo Mortola (nel Comune di Ventimiglia poco prima che la riviera ligure diventi Francia) e la sua Baia Beniamin stanno per essere svenduti al solito milionario per fare altri soldi, e questo alla faccia dei vincoli che sulla carta sembrano estendersi su tutta la Regione, ma che in pratica contano meno del due di picche di fronte all’ingordigia dei valorizzatori.
Il primo a dichiararsi soddisfatto dei ‘progetti Briatore‘ sarà sicuramente il sindaco leghista Flavio Di Muro: da circa un anno ha avviato il progetto “Ventimiglia torna grande”.
E dire che il caso Toti è ancora fresco di roba del genere, dalla Palmaria del golfo di Spezia passando per Varazze e fino a Ventimiglia (sarà la magistratura a stabilire quanto la politica abbia fatto per svendere ciò che resta in Liguria di costa intatta!). Senza ignorare i progetti di “sviluppo turistico” che stanno per coinvolgere l’Isola Gallinara. Del caso del Capo Mortola, al cui progetto di sviluppo proposto dal solito Briatore con i suoi noti “Twiga”, si sta anche opponendo un comitato di cittadini, hanno recentemente parlato anche i media. Non resta che sperare che l’inchiesta suddetta sfiori anche quest’aspetto, e che giunga in tempo a salvare quel poco di natura costiera che resta (una vera minuzia!) alla frontiera con la Francia.
Intanto la Regione Liguria che negli ultimi anni ha acconsentito all’espansione impressionante di centrali eoliche lungo lo spartiacque tirreno-padano del savonese, finanche a ridosso della Riserva Regionale dell’Adelasia, ora sembra opporsi al progetto che si vorrebbe realizzare nella parte estrema meridionale delle Alte Langhe. Almeno, questo è quanto riporta la stampa locale, anche con enfatiche dichiarazioni di politici locali pur ciechi e sordi all’epoca della realizzazione degli altri succitati progetti che hanno fatto scempio di uno dei maggiori siti storici delle battaglie napoleoniche (per valorizzare i quali a suo tempo gli stessi politici stanziarono non pochi danari!). Ora, i media, del progetto di Monte Cerchio (Alte Langhe) parlano di “impatto devastante sul paesaggio di un’area vastissima, il cui valore ambientale è riconosciuto a livello internazionale, e costellata di beni culturali di alto valore storico e architettonico”; che poi è una mezza verità, addirittura imparagonabile se messa a confronto dell’area spartiacque di Montenotte (Adelasia)! Evidentemente, l’esistenza dei valori si stabilisce non tanto in base alla loro reale sussistenza, bensì sulla necessità di motivazioni per dire NO quando è la stessa politica a ritenere, per propri interessi, che è il caso di tenerne conto!
Franco Zunino
Segretario Generale di AIW