Trucioli

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Perché continuiamo a parlare di SHOAH e non di altri crimini


27 gennaio 1945: i soldati russi (allora dell’Unione Sovietica) liberano il campo di sterminio di Auschwitz. 27 gennaio è diventata la data per la commemorazione della Shoah, terrmine che gli ebrei hanno chiesto (giustamente) di sostituire a quello usato prima, Olocausto, perché “Olocausto” indica un’offerta sacrificale a una divinità, mentre “Shoah” significa brutalmente distruzione.

di Luigi Vassallo 

La Shoah continua ad essere negata da pochi o tanti. C’è un negazionismo rozzo: di chi afferma che i campi di sterminio non sono mai esistiti; o di chi dice che i morti nei campi erano dovuti alle naturali conseguenze di una vita non confortevole e non a una programmazione da parte dei nazisti; o di chi non arriva a negare lo sterminio ma ne riduce di molto le cifre.

A questo negazionismo rozzo rispondono le riprese fotografiche e cinematografiche che i soldati russi, americani, inglesi che entrarono nei campi di sterminio vollero fare perché quello che trovarono risultava incredibile ai loro occhi e sarebbe stato ancora più incredibile a quelli che sarebbero nati dopo. Ma ci sono anche le documentazioni dei nazisti stessi, che, convinti e orgogliosi di stare costruendo un Ordine Nuovo, registravano le tappe di questa costruzione e, quindi, gli arrivi dei deportati nei campi, il prezzo al quale venivano affittati alle industrie tedesche, le morti, i costi della gestione dei campi ecc.: queste documentazioni i nazisti in fuga mentre perdevano la guerra cercarono di distruggerle, ma non fecero in tempo a eliminarle completamente.

C’è, però, un negazionismo più sofisticato, quello che pone la domanda: perché continuiamo a parlare sempre della Shoah e non diciamo niente degli altri crimini di massa? Ad esempio dei crimini dei comunisti?

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Luigi Vassallo

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