La venuta meno del grande protagonista della Politica e Critica politica del dopoguerra Henry Kissinger ha acceso universi di riflessione e di analisi storica sulle posizioni assunte nella sua lunga vita da questo grande testimonial storico del nostro tempo.
di Sergio Bevilacqua
La venuta meno del grande protagonista della Politica e Critica politica del dopoguerra Henry Kissinger ha acceso universi di riflessione e di analisi storica sulle posizioni assunte nella sua lunga vita da questo grande testimonial storico del nostro tempo.
Chi è un testimonial storico? Esso non è una fonte certa, cioè il suo parere non è una prova scientifica. In quanto “Testimonial e Storico”, è comunque considerato depositario di informazioni particolari e di segreti. Il testimonial storico per essere tale deve essersi ricavata una posizione mediatica molto forte, con presenze sistematiche e continuative in prime-time e in organi d’informazione privilegiati sul piano dei contenuti e dell’ascolto specifico per lunghi periodi, nel caso nostro per almeno 60 anni, in tutto il mondo. Grazie anche a ciò, la posizione di “Testimonial storico” contribuisce in modo massiccio a creare opinione e quindi, oggi, che fisicamente la voce di Kissinger si è spenta, tutti coloro, grossi e piccoli, che operano nella comunicazione politica planetaria e anche nazionale, corrono ai ripari per il decadere di una fonte riconosciuta di contenuti esplicativi e, come piace alla mitologia comunicazionale, di una persona, grande mente, grande uomo, “mago” delle relazioni internazionali, ecc. ecc.
Tutte caratteristiche che, eccezionalmente rispetto alla creazione spesso artificiale di fenomeni mediatici, c’erano in Henry Kissinger. Non si diventa Kissinger se non si hanno qualità individuali eccezionali, che significa speciali, che costituiscono una eccezione alla regola del mediocre ottundimento. Ma non si spiega eccezione senza regola.
Già sopra, partendo dal più POP dei contenuti kissingeriani, quasi come appartenente del Grande Fratello della global-politik, ho stigmatizzato una delle regole per diventare Testimonial Storico: ottenere uno spazio nei mass-media. Ma ce ne sono altre.
La prima che mi sovviene non a caso è la capacità di conferire senso ai fatti della politica mondiale attraverso conoscenza dei suoi meccanismi e cultura specifica, ben presenti nel nostro caso. La seconda che mi viene in mente è la visibilità sugli ambienti politici decisionali di livello mondiale soprattutto per partecipazione diretta. La terza riguarda le caratteristiche strettamente personali, i fondamenti psico-culturali che vengono dagli anni più lontani del nostro famoso, deceduto centenario: educazione, formazione, familiare e sociale.
Probabilmente c’è dell’altro, ma al momento, per spiegare l’eccezionalità del personaggio, è sufficiente questo. Il testo che leggete è infatti un semplice articolo, che ha a disposizione il numero già enorme di 1000 parole e che, per non essere una semplice esternazione dilettantesca, non può non lasciar supporre (purtroppo lo sviluppo sarebbe qui impossibile…) di essere la semplice punta di un solidissimo, enorme iceberg di documentazione, informazione profonda e raccolta nei ventenni, e strutturazione sistemica sua e sul suo caso.
Perché, allora, Henry Kissinger- Perché gli ricaviamo un posto così importante in quel ciclo conoscitivo che informa la politica, dando sostanza alla organizzazione sistemica del sapere sociologico per la via della sociatria organalitica, fino a rendere il centenario ebreo askenazita americano lo stupendo interprete di un profilo straordinario di “euristica politica globale”? Euristica, un parolone… diciamola in modo popolare: domanda di sapere. Tutti noi conosciamo la parola “Eureka!” anche se pure essa è un poco decaduta dopo i fasti fumettiani del XX secolo: è segno di gioia, esultanza perché significa “ho trovato!”, “ce l’ho”.
L’euristica è la pratica del cercare, che viene prima del trovare. E per cercare bene occorre avere la mente pulita, e la mente pulita viene da una continua manutenzione del suo rapporto con la realtà. Esemplifico: ideologie, religioni, credenze possono venire prima e dopo la scienza, ma nel ciclo della conoscenza devono essere se possibile assenti o, almeno, molto controllate perché veicolano saperi non provati, come richiede il metodo sperimentale e dunque la Scienza come la conosciamo oggi. Una buona euristica, che guida una buona scienza, deve essere scevra da coercitive condizioni semantiche previe.
Kissinger l’occidentale, Kissinger l’intellettuale dei tanti libri, Kissinger l’uomo che ha visto da vicino le stanze dei bottoni in piena operatività per 4 ventenni, aveva una caratteristica comune a pochi intellettuali, scienziati sociali e politici di vero successo: una mentalità elastica fiera della consapevolezza antropologica e delle forme della mutevole sostanza dei sistemi aperti della Politica e della socioeconomia. Locale , sub-continentale, continentale e globale.
Ecco come si spiega il buon rapporto con i presidenti americani del suo quasi secolo di operatività, ma anche con Putin, con Xi Jinping, con tutti i quali riusciva a mettere a fattor comune la consapevolezza della visione globale. Tale consapevolezza non finisce mai all’ideologia (lo sanno tutti, ormai, che l’ideologia è un esercizietto mentale anche buono, ma oggi utile però soprattutto a nascondere il rincoglionimento) ed è rigorosamente sistemica (altrimenti non ci si intende) ma aperta, ciò disponibile a molte alternative differenti sulla base certa, alternative che sono il campo dalla vera Politica (grande e piccola ma “buona”) appunto.
Kissinger è grande perché, da grande scienziato politico di campo, clinico, ha saputo tenere gli occhi ben aperti sull’interpretazione dei fatti (altra parolona: ermeneutica, alla fine del ciclo conoscitivo, così come l’euristica ne è all’inizio) per estrarre interpretazioni, feed-back e ripresentare all’euristica i busillis delle quintessenze della conoscenza.
Quindi chi e stato Kissinger, quale è stata la sua grandezza antropologica di personaggio della politica e della civiltà umana: per quasi un secolo, Henry Kissinger è stato un genio a formulare domande e a riconoscere la relatività ponderata delle risposte. Scusate se è poco.
Sergio Bevilacqua