L’OMBRELLON SELVAGGIO.
Il grido di dolore dei concessionari di spiagge per diritto divino.
No agli incanti.
E’ arduo crederlo qui da noi in Liguria, ma le spiagge sono un bene demaniale, cioè un bene di tutti gestito dallo Stato o comunque dall’ente pubblico : articolo 822 del Codice Civile, primo comma. Maestri nell’arte della appropriazione dei beni pubblici a scopo di interesse privato, l’abbiamo portata alle estreme conseguenze e sul lido, nell’ambito del « Demanio », abbiamo, in nome del turismo balneare, costruito e costituito diritti privati di sfruttamento a scapito di chi al mare vorrebbe andarci senza pagare alcunché, come sarebbe suo fondamentale diritto. La generalità delle spiagge è così « concessa » a imprenditori privati, con poche eccezioni per salvaguardare il principio e consentire l’accesso al mare anche a chi rivendica, giustamente, un diritto collettivo e costituzionale e comunque non può o non vuole pagare i costi delle strutture di accoglienza erette e imposte dai concessionari.
E’ un fenomeno di alcune, e solo alcune, Regioni italiane : in testa la Liguria, l’Emilia Romagna e la Toscana.
Basta uscire dai confini e recarsi in Francia per accorgersi che le spiagge sono totalmente libere (salvo siti per la ristorazione e l’affitto di sdraio e simili) e che, laddove esistono concessioni, sono ridottissime e destinate soprattutto ai servizi. E allora ? e i bagnini ? e la pulizia ? ecc. Ci pensano i Comuni. Ogni tanti metri del litorale esiste un posto pubblico di salvataggio e di pronto intervento, con Croce Rossa e medici di turno.
Dunque le proposizioni affermate nei foglietti e nei manifesti messi in giro dai concessionari, per contrastare il fatto che in sede comunitaria le concessioni balneari possano essere poste all’asta, a parte le melense dichiarazioni di cortesia, pulizia e gentilezza (spesso , soprattutto quest’ultima, inesistente) sono prive di ogni sostanza. Senza concessionari e privatizzazione del servizio , con esclusione di chi non può o non vuole pagare, laddove il Turismo ha una tradizione assai più robusta della nostra, sicurezza e assistenza sono garantite meglio che da noi.
La sostanza è ben diversa da quella che gli interessati vorrebbero far credere. Le « Concessioni balneari » esistenti nella nostra regione sono un « businness » dove, malgrado la nullità radicale delle contrattazioni (essendo il Demanio incommerciabile ed essendo evidentemente incommerciabili le autorizzazioni-concessioni) si attuano pattuizioni di rilevantissima entità nelle quali il prezzo non è già dato dai beni di attività (sdraio, ombrelloni, cabinato ecc.) ma dalla concessione in sé che, malgrado la nullità, si trasferisce come tale. Si trasferisce, si contratta o si eredita la concessione,come si è detto, « incommerciabile ». Il sistema si vale delle compiacenti collusioni della normativa di esecuzione, anche in contrasto con i principi fondamentali, nonché di chi dovrebbe verificare ed impedire tale commercio e, lavata la faccia formale dei passaggi, se ne guarda bene.
La cosiddetta direttiva Bolkestein altro non ha fatto che rilanciare il principio di concorrenza, anche in questo come in tanti altri settori. Un principio di base di tutte le destre del nostro Continente che, però, a coloro che inneggiano alla destra non va a genio perché gli scombina i programmi del lauto guadagno connesso al ridetto business, consolidato fin dal secolo scorso.
Naturalmente anche noi auspichiamo che nell’ambito della normativa di ingresso (tutta italiana) della direttiva nel nostro sistema, si tenga conto –e lo si può- delle spese di capitale fatte dai concessionari, soprattutto per le costruzioni e gli insediamenti, e che siano previsti in questi casi giusti indennizzi, ma non si può accettare un privilegio dovuto solo all’occupazione del suolo pubblico né sarebbe possibile tener conto delle somme pagate ai precedenti concessionari per la concessione in sé. Così come per tutte le altre attività, visto che lo Stato « concede », a favore dello stesso non può non valere il principio della gara a salvaguardia del pubblico interesse.
La protesta degli « ombrelloni chiusi », che non si sa nemmeno contro chi sia stata rivolta, ha un sapore umoristico, tanto più che la « Direttiva Bolkenstein » risale al 2009. Decantiamola dunque (la protesta) parafrasando Angelo Poliziano :
Ben venga in spiaggia
all’ombrellon selvaggio
ogni bella sicura,
all’ombra o al sol
finché cuccagna dura.
Del mare alla frescura
ciascuna balli e canti
che la privata schiera
de li concessionari festaioli,
con rose e gigli in testa,
fanno da damigelli
perchè si rinnovelli
la giostra lor di fiera
lucrosa eurominiera.
BELLAMIGO