La Teoria sociatrica dei Sentimenti, confermata dalla clinica com’è proprio dell’approccio sperimentale caratteristico della Sociatria Organalitica, riconosce 3 tipi principali di sentimenti associativi, costruttivi cioè di società umana: 1. l’Amore; 2. l’Amicizia; 3. l’Arte. Sentimenti che vanno verso la condizione pacifica, verso la Pace tra gli uomini.
di Sergio Bevilacqua
Ma, prima di trattare questi, e in particolare l’Amore, esistono anche sentimenti dissociativi, non coesivi, che interpretano l’ostilità e guidano verso la Guerra? Sì, ad esempio l’odio, l’invidia, l’avarizia, la superbia, l’accidia, la lussuria. La differenza tra sentimenti associativi (coesivi) e dissociativi (non coesivi) consiste nel produrre o meno elementi di rafforzamento societario tra esseri umani. È chiaro che i sentimenti non coesivi vanno contro questo principio: l’odio è basato sopra la pulsione di distruzione di un soggetto individuale o societario, l’invidia sull’irrefrenabile desiderio di appropriazione oppure finanche di distruzione di qualcosa che è elemento strutturale di altro soggetto; l’avarizia mostra la difficoltà di creare quei bilanci comuni che sono propri di ogni tipo di società umana; la superbia si basa sul misconoscimento della natura soggettuale sovraordinata del soggetto societario e del contributo benefico di tutti i suoi componenti; l’accidia è la resistenza alla divisione di responsabilità e lavoro tipico di ogni società umana; la lussuria è il prevalere dell’aspetto puramente edonistico in una relazione amorosa e fisica fino a distruggerne il nobile progetto coesivo.
Accade che i sentimenti dissociativi agiscano pericolosamente nella società umana e producano seri problemi alla opportuna aggregazione che è natura umana da sempre e che è diventata tratto prevalente ed estensivo nella società di Grande Massa del Terzo Millennio, ove oltre a circa 8 miliardi di individui umani sono vive oltre 40 miliardi di società umane.
Tra gli elementi associativi di tipo materiale, come ad esempio missioni e obiettivi delle società umane, vi è anche la presenza dei sentimenti, come l’Amicizia, l’Amore e l’Arte. Chi ha esperienza sociologica di campo, cioè intrinsecamente sociatrica e, in particolare, chi ha esperienza di tipo sociatrico organalitico, sa che, tra i meccanismi di funzionamento delle società umane a volte anche in settori considerati improbabili come le aziende economiche, tra i fattori costitutivi si affacciano i sentimenti. Ora, se è abbastanza chiaro che una società familiare in particolare negli ambienti cristiani, ma estenderei anche a giudaico-cristiani, si formi soprattutto per la presenza del sentimento amoroso, non è infrequente notare come il sentimento dell’Amicizia sia spesso alla base della creazione di società aziendali, d’iniziative di tipo economico privato. È poi particolarmente frequente che sentimenti di amicizia si creino attraverso la frequentazione organizzativa, e che siano un elemento positivo del legame operativo societario. Il riconoscimento di tale valore affettivo non deve però essere confuso con un’opportunità sempre e comunque: ad esempio, nei concorsi pubblici, la presenza documentata di una situazione amicale previa tra candidato e commissario di concorso è considerata pericolosa, in quanto può fare sospettare interessi propri di organizzazioni trasversali e non del soggetto societario (ente pubblico) che promuove la selezione.
Volendo rimanere su un ambito di esemplificazioni generali, il terzo sentimento coesivo citato, l’Arte, agisce in modo differente dai due precedenti. Il sistema dell’Arte è una società di fatto di tipo informale e sui generis: non vive se non esiste un rapporto forte tra artista e fruitore, e questo rapporto funziona spesso grazie alla presenza di altri soggetti nel rapporto tra loro; dunque, che l’arte avvenga anch’essa in modo societario credo che sia facilmente dimostrabile. Rimane meno chiaro alla coscienza diffusa che l’Arte sia un fenomeno sociologico, che si verifichi solo nel caso di una estensione dei suoi effetti di catarsi su target abbastanza estesi, tali da confermarne alcuni livelli di generalità di tali effetti catartici. Il binomio stretto arte-catarsi spiega il concetto di arte come sentimento, e sentimento coesivo, associativo: da una parte il processo artistico che è organizzativo e quindi societario, dall’altra l’estensione del fenomeno catartico ne fanno un chiaro oggetto di tipo sociatrico.
Ma veniamo finalmente all’Amore. Esso è un sentimento che coinvolge l’intero sistema nervoso centrale e periferico. Si sviluppa verso un altro essere umano, che ne è spesso inconsapevole, e che ne diventa l’oggetto e parte di un dato di fatto societario che le due persone creano insieme. All’inizio, esso si esprime con una costruzione psichica di fusione tra i due, con caratteristiche differenti da persona a persona e da caso a caso. Il programma comune che ne è conseguenza è legato a forti componenti di piacere, che provengono da ciascun senso (è un’esperienza pan-sensoriale, di tutti i sensi insieme) e dalla loro elaborazione psico-fisica reciproca. È facile riconoscervi, nella nostra specie mammifera dioica (cioè, basata sulla compresenza di due sessi distinti da caratteristiche in primis genetiche), il progetto inconsapevole della riproduzione, che rende l’Amore un sentimento particolarmente importante per la filogenesi e quindi fondamentale per l’umanità. Ci sono culture che lo considerano nei fatti pericoloso, perché troppo individuale, e gli antepongono l’utilità sociale. Ad esempio, nella cultura islamica, l’aspetto fusionale è determinato da altri elementi, quelli sociali comunitari, come le congiunzioni tra famiglie o l’ambiente societario in genere: in tali contesti, l’Amore diviene semmai effetto e non causa autonoma di creazione societaria. Un pò come accade all’Amicizia in quei contesti che la escludono come elemento di costituzione societaria, ad esempio gli enti pubblici, presso i quali, come in tutte le società umane, è solito svilupparsi poi, come conseguenza della conoscenza e vita operativa in comune.
Per capire bene il momento attuale dei Sentimenti umani, va considerato sempre il particolare momento storico, cioè gli stati stazionari caratteristici epoca per epoca del sovrasistema sociale. Ad esempio, in questo scorcio dell’ultimo decennio, i sentimenti coesivi (molto più di quelli dissociativi) hanno subito uno grave scacco, dovuto alla pandemia, che ha accentuato l’elemento individuale a scapito di molte manifestazioni societarie, quasi danneggiando il meccanismo empatico sull’ara di una ipotesi di salute e sopravvivenza.
Più in generale, però, è importante distinguere le forme di amore che sembrano affermarsi nella antropologia odierna, prima di tutto tra i sessi. La classificazione è pressoché infinita, con confini adattivi mobili in relazione ai principali criteri societari propri del momento storico. Rimangono 4 tipologie prevalenti di questo sentimento, che è corretto basare su quell’aspetto sessuale così rilevante, come detto sopra, di cui 3 più importanti e una quarta poco definibile:
- tra uomo e donna (eterosessuale cioè);
- tra donna e donna (omosessuale femminile);
- tra uomo e uomo (omosessuale maschile);
- tra proiezioni individuali di ogni tipo verso oggetti di tipologia estremamente varia.
È abbastanza chiaro, date le premesse che sono schiettamente cliniche nell’esperienza della Sociatria Organalitica, che l’espressione sentimentale di 1- 4 sia così diversa da trovarsi identica soltanto in un requisito di magnetismo oggettuale, oltretutto con oggetto molto diverso.
Guardando oltre l’innesto, il processo poi si distingue molto, con l’allontanarsi del fatto riproduttivo e anche della omogeneità del contesto macro-societario, cioè di Specie.
Diciamo quindi che l’Amore nell’Umanità della specie conosciuta come Homo Sapiens prevede alcuni requisiti intrinseci, tra cui l’elemento dioico necessario al processo mammifero caratteristico. Se non vi è, e se quindi la congiunzione porta a negare le condizioni della specie, credo che si debba riformulare l’oggetto.
Non essendo l’elemento societario mai meccanico, e anche il sentimento amoroso mai perfetto per processo, sommando aperture sistemiche di almeno 3 origini (soggetto individuale 1, soggetto individuale 2, soggetto societario 3, cioè l’unione di 1 e 2), si può dire che nella specie umana così come la conosciamo, possono esistere tolleranze che portano alla presenza di forme affettive coesive di tipo 1 – 4 sopra. Ovviamente la prevalenza, di gran lunga, dovrà essere sulla tipologia 1.
Se analizziamo le altre tipologie e le compariamo alla tipologia 1., constatiamo che:
- La tipologia 2. è dotata di tutte le caratteristiche individuali proprie dell’Amore come principalmente qualificato. Si può discutere filosoficamente su alcune condizioni etiche del processo riproduttivo, ma la vera obiezione è l’assenza della preservazione della caratteristica societaria umana per eccellenza, cioè l’elemento dioico, che comporta una radicale evoluzione genotipica (selezione negativa del cromosoma Y).
- La tipologia 3, non include nel processo amoroso l’elemento riproduttivo, anche se di esso si tenta una surroga con complessi meccanismi, che però coinvolgono sempre terze parti femminili, spostando il rapporto verso la tipologia 4.; in 2. si tenta di spostare la semantica dalla filogenesi da genotipica a fenotipica, attraverso meccanismi di adozione e conseguentemente di proiezione affettiva e educativa. Ciò può costituire valore antropologico, anche se rimane sul piano non riproduttivo fisico. Dunque, il rapporto di tipo 3. non può di fatto produrre come 1. e 2. nuovi soggetti individuali della specie all’interno del suo sistema (salvo allargarlo ad altri e accedere così alla tipologia 4.), ma può indurre cambiamenti e quindi valore (o disvalore) in soggetti esistenti.
- La tipologia 4. è in realtà un insieme di tipologie molto differenti l’una dall’altra. Mentre 1., 2., e 3. rappresentano la stragrande maggioranza delle unioni (con all’interno la grande importanza di 1.), 4. è per lo più condizione occasionale, che si appoggia a 1., 2. o 3. Esiste anche una popolazione di rapporti coesivi di tipo 4., ma vanno considerati casistici e tollerati nei limiti del diritto civile e penale e degli usi e consuetudini.
Dunque, dalla disamina attuata, ritornando alla semantica, al significato della parola Amore e dunque al sentimento che identifica, già la sua applicazione alla tipologia 2. e 3. risulta problematica. È probabile che convenga immaginare oggi, che i fenomeni 2., 3. e 4. sono sempre più diffusi e accettati socialmente, diverse forme descrittive della lingua per queste diverse tipologie affettive che veicolano modi e fattori sociologici molto diversi tra 1. e 2./3./4.
Sergio Bevilacqua