Fino a qualche decennio fa c’era l’abitudine, al mattino, di andare sulla spiaggia ad aspettare che i pescatori del posto tirassero a riva le loro reti, per acquistare il pesce fresco.
di Tiziano Franzi
Io parlo della mia esperienza a Varazze, ma questo rituale si ripeteva in tutte le spiagge della costa ligure.
Ricordo che da ragazzo mi piaceva ammirare la fila di pescatori che, con i loro particolari attrezzi, tiravano a riva le reti, speranzosi (come noi che li stavamo ad osservare) che il pescato fosse abbondante e di qualità.
La sciàbica- Il sistema di pesca da riva più caratteristico era quello con la sciabica.
La sciabica (o Sciàbeca) è una rete da pesca a strascico con assetto verticale, per pesce piccolo, usata sotto costa, in bassi fondali e azionata manualmente. La tecnica di pesca con la sciabica prevede di mantenere un capo della rete a terra, mentre una barca a remi la depone a semicerchio con la concavità rivolta verso la spiaggia fino a ricondurre l’altro capo nuovamente a terra. Per raccogliere il pescato la sciabica viene tirata a terra da due squadre di pescatori.
Il termine sciabica deriva dallo spagnolo jábega a sua volta derivato dall’arabo ispanico šábk, che a sua volta deriva dalla lingua araba classica šabakah (arabo: شبكة, rete).
La sciabica è costituita di varie pezze di rete con maglie di forma e dimensione diverse. La rete ha prevalenza di piombi rispetto ai galleggianti tanto che questi ultimi non si vedono in superficie. Per questo motivo, durante il traino a riva, la parte bassa della rete (lima dei piombi) poggia sul fondo e la fa comportare come una rete a strascico, di cui infatti segue la normativa. Le pezze con le maglie più piccole sono al centro dove si accumulerà il pescato. Alle due estremità della rete le maglie sono più ampie e da queste si dipartono due lunghi cavi (calamenti o reste) che consentono di trainarla ed hanno anche la funzione di spaventare il pesce aggregandolo ed incanalandolo verso la parte centrale della rete stessa.
La rete utilizzata può essere lunga da poche decine ad alcune centinaia di metri ed è alta più o meno un metro; alle estremità termina con delle cime che servono a trascinarla; al fondo sono applicati dei piombi e la parte in superficie è dotata di sugheri; in questo modo rimane perpendicolare rispetto al fondo. La pesca procedeva in questo modo: un lato della rete rimaneva ancorato a riva, mentre l’altro veniva trasportato in mare a descrivere un ampio semicerchio che terminava nuovamente sulla terra ferma. A questo punto alcune persone seguivano l’avanzare della rete a nuoto, mentre altre la tiravano lentamente verso la riva dalle due estremità; così facendo tutto il pescato intrappolato veniva trascinato fuori dall’acqua. Gli abitanti del paese assistevano alle operazioni in modo da poter poi acquistare dell’ottimo pesce fresco; principalmente il bottino comprendeva sogliole, seppioline, cefali, canocchie, vongole, canolicchi e tanto pesce azzurro (ottimo per la celebre zuppa).
Questa tecnica di pesca è una delle più antiche del Mediterraneo; sono state ritrovate pitture tombali egizie, ceramiche fenice, cartaginesi e greche raffiguranti questa antica usanza e si dice addirittura che anche la pesca miracolosa narrata nei vangeli venisse effettuata con una rete simile a quella della sciabica.
La pesca a sciabica era praticata dai pescatori di professione, ma anche dai non addetti ai lavori: nella dozzina di persone che vi prendevano parte, erano infatti comprese anche donne e figli giovani.
La sciabica e le sue tipologie- Secondo la tipologia di rete e il sistema di pesca , si riconoscono tre differenti forme: la sciabica da spiaggia, quella da natante e la sciabica per il novellame (i pesci appena nati di acciughe o sardine, detti in dialetto gianchetti)
Sciabica da spiaggia- È un tipo molto diffuso di sciabica, anche se è usata solo saltuariamente a livello professionale e il suo uso tende ad essere oggi legato solo alla tradizione. La rete viene calata con una imbarcazione di piccola dimensione a remi. Una estremità del calamento viene lasciata a riva. La barca cala quindi in mare la rete formando un semicerchio attorno al pesce con la concavità rivolta verso la spiaggia e riporta a riva l’altro calamento. Sulla spiaggia due squadre di persone tirano i due calamenti, in modo lento, continuo e convergente, camminando all’indietro per tenere sotto controllo la rete. La particolare conformazione dei piombi e dei galleggianti fa sì che la rete sfiori il fondo con continuità ed impedisca al pesce di fuggire. Quando una squadra raggiunge il limite della spiaggia i pescatori a turno si riportano alla riva e ricominciano il tiro. Il lavoro procede in modo da stringere, a mano a mano, la rete fino a che quest’ultima raggiunga la riva chiusa con il pesce raccolto nella parte centrale della rete stessa. Questa pesca è completamente manuale, il lavoro di tiro è particolarmente faticoso e sono necessarie come minimo 5 o 6 persone. In generale non produce grosse catture, ed ha un limite operativo dato dalla lunghezza della rete, ma ha costi estremamente contenuti.
Sciabica da natante- La sciabica da natante ha origine in Danimarca circa un secolo fa ed è poco diffusa nel Mediterraneo. Viene usata su fondali dove lo strascico è possibile solo a tratti o più lontano dalla costa rispetto alla sciabica da terra. Dalla barca si cala una boa con l’estremità di un calamento mentre l’imbarcazione continua calando in mare la rete a semicerchio, ma ritorna poi alla boa con l’altro calamento chiudendo il cerchio. Il natante viene ancorato e si effettua il tiro come nella sciabica da terra, consentendo la cattura del pescato. L’operazione di tiro della rete viene oggi fatta con verricelli a motore. Vengono generalmente pescati latterini, triglie, sogliole, cefali, orate ed alcuni cefalopodi come polpi e seppie ma, in aree limitate, anche pesce pregiato.
Sciabica per novellame- Per la cattura del novellame si usano sciabiche azionate rigorosamente a mano e con lentezza per evitare di danneggiare il pescato. La sciabica per novellame è azionata sempre da riva ed ha maglie più piccole delle altre sciabiche e dimensioni limitate per facilitarne il tiro. La legge non consente, in Italia, sciabiche per novellame di lunghezza superiore a 40 m, per evitare catture eccessive. La pesca del novellame è consentita soltanto per un brevissimo periodo di tempo all’anno e secondo precise regole.
La pesca con la sciabica è oggi vietata a causa della caratteristica della rete “a strascico” che rovina i fondali e cattura ogni specie presente, senza distinzione. Capita che alcune concessioni vengano però rilasciate in occasione delle numerose rievocazioni storiche che interessano le Marche come la Sicilia, la Sardegna come la Liguria. Durante queste ricorrenze gli antichi gesti rivivono ancora e la memoria di chi non c’è più viene giustamente salvaguardata.
Dopo la pesca- Come detto, gran parte del pescato veniva acquistato seduta stante da chi assisteva al tiro delle reti. Il restante era subito portato in paese, deposto in appositi cesti di vimini e messo in vendita o “a occhio”, secondo la quantità e qualità del pesce, o con l’aiuto di stadere (bilance a un solo piatto, basate sul principio della leva) per una più corretta misurazione.
Era poi necessario passare a mano le reti, dopo averle sciacquate in mare, per verificare l’eventuale presenza di buchi o parti squarciate, che venivano subito riparate dalle sapienti mani di donne esperte o dei pescatori stessi, con appositi aghi in legno a cruna larga.
Tiziano Franzi