Le case in pietra, adagiate, sposate alla terra, compatte, ma intime. Le strade hanno piazze e slarghi, logge aperte verso le vallate e panchine dove gli abitanti si riunivano a parlare, a discutere, a decidere, in nome di quella democrazia, vera, così viva e reale nelle antiche comunità liguri.
Vivere nella pace e nel lavoro e nel rispetto del prossimo. Venire quassù tra le montagne dell’entroterra ligure, seguire le strade che lentamente, senza fretta, salgono in tornanti, verso quei paesi, alcuni fortificati, chiusi, ancora quasi protetti, per una loro razionale pianificazione di base, dalla furia speculatrice, significa ritrovare il senso della proporzione della misura d’uomo, della sicurezza intima e raccolta, che dà un senso di conforto, di distensione e di fiducia. Incontrare la gente rimasta, i vecchi contadini, ancora legati alla loro terra, stare con loro, ascoltarli, è come vivere in una dimensione ormai sconosciuta, o peggio dimenticata….
Qui la gente si ‘parla ancora’. Si incontra e si saluta. Le persone sono gentili, cortesi ben disposte al dialogo, pronte ad aiutare….Forse queste mura racchiudono ancora il segreto della società migliore, di quel benessere ottenuto da un equilibrio interiore e non da un’affannosa ricerca fuori di noi…
Perchè costruire nuovi quartieri residenziali, nuovi insediamenti per seconde case, lungo la fascia costiera, con strade già intasate. Se spesso nell’area di 7/10 km., a volte ancora meno, esistono villaggi quasi abbandonati, intatti nelle loro strutture portanti, che con adeguati interventi potrebbero diventare quartieri perfettamente inseriti ed ecologicamente funzionali.Invece le strade interne bloccate dalle macchine, carenza di parcheggi rispetto al fabbisogno del turismo di massa, c’è la necessità di incontrarci, di guardarci, lungo i vicoli e le scale, produrrà in noi i benefici effetti del vivere in comunità funzionale ma con tutto il preciso ed indiscusso rispetto della propria intimità e sacra individualità.
Ernesto Ghione (commercialista di Arenzano nel suo libro ‘Erli’-1986).
Lo scritto che sopra riportiamo reca la data settembre 1981. Sono trascorsi 42 anni. Eppure come non riflettere ai nostri giorni. Al nostro entroterra sempre in attesa di promesse non mantenute da chi governa la Regione, lo Stato, le Province. Il divario tra le aree costiere e l’entroterra è abissale, a cominciare dai servizi, al valore immobiliare, al fattore commerciale (bar, negozi, pizzerie e ristoranti e dove decrescono solo gli alberghi tradizionali che chiudono per essere trasformati in bilocali e trilocali). Eppure per l’entroterra le parole più inflazionate della politica e dei giornalisti ‘lecca-lecca’ sono ‘rilancio a portata di mano, eccellenze in ogni angolo, valorizzazione del patrimonio ambientale’. Mentre l’unica seggiovia del ponente ligure, quella di Monesi di Triora, ricostruita, è chiusa dal 2016, in attesa di manutenzione e stanziamenti necessari.