Se ne vanno. A destra e ancora più in là. Venivano dall’associazionismo laico e cattolico, di cui si sono serviti a piene mani per essere eletti nel Pd, consci di avere meriti sublimi per la solidità operaia del Pd.
di Paolo Farinella prete
Se ne vanno e accusano la Schlein di “avere spostato il Pd a sinistra”. Mai eresia più miserabile, poteva essere detta come scusa di una logica evoluzione trasformista. Quando Pippo Rossetti e Cristina Lodi si vantavano di essere di sinistra, senza mai averne nemmeno la patina, a me sembravano tesi ai grandi valori del riformismo sociale che aveva un solo obiettivo: la loro carriera personale.
Il Pd è morto trent’anni fa, quando iniziò a sorseggiare il virus del berlusconismo, arrivando a ingurgitarlo fino a governare con lui, il pregiudicato delle quaranta leggi ad personam, di cui non ne abrogò nemmeno una durante i suoi tanti anni al governo. Eppure, sbraitava nelle piazze, accodandosi alla sacrosanta battaglia de la Repubblica di Ezio Mauro, la grande stagione della Democrazia attiva (chi ricorda i post-it gialli con le dieci domande di Giuseppe D’Avanzo al boss di Arcore che mai rispose?).