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Genova: Elezioni imboscate e latitanza episcopale. ‘Fatti e delitti del Consiglio Presbiterale’


Consiglio Presbiterale della Diocesi di Genova: gravità e sospetti.

di Paolo Farenella prete

Il 30-05-2023 inviai al Clero di Genova una Newsletter con la cronaca su «Fatti e Delitti del Consiglio Presbiterale» documentandone l’invalidità delle elezioni nel contenuto e nel metodo: non si è mai visto nella storia dell’Umanità, dalla 1a era geologica (Eoarcheano – 4000 milioni di anni fa) all’era post-umana di Tasca (3 anni e pochi mesi fa) che una elezione durasse, da maggio a oggi, oltre 3 mesi, con i risultati nascosti e non pubblicati e forse manipolati.

Venti giorni prima, il 09-05-2023, scrissi al Vescovo e all’allegra brigata dei vicari episcopaliani, denunciando l’invalidità delle elezioni e la palese violazione della legge, descrivendo tutte le disobbedienze canoniche del Vescovo (dal caso don Carlo Sobrero, ancora irrisolto, ai pasticci del Museo diocesano, al licenziamento della Società srl «Festigium» con costi altissimi per la Curia, con l’avventata costituzione della Fondazione San Lorenzo Impresa sociale e il coinvolgimento illegale del Magistrato di Misericordia). Nessuna risposta.

Il 30-05-2023, scrissi di nuovo al Vescovo e all’allegra brigata episcopaliana, per ribadire l’invalidità delle elezioni, citando per esteso i canoni del Diritto, manimàn non sapessero dove trovare copia del Codice canonico. Delle elezioni parla il CJC, Libro I, Titolo IX, specialmente l’art. 3 per la procedura elettiva che non è «ad libitum» o a discrezione dell’Ordinario o degli Uffici, ma obbligatoria.
Le elezioni si sono svolte in due turni, per la durata di due mesi (maggio e giugno) e dopo la 1a votazione vi è stato lo spoglio con la pubblicazione dei risultati, ma senza i voti riportati da ciascuno: una manipolazione esplicita del can. 173 §2 che dice «procedano allo scrutinio dei voti stessi e facciano a tutti sapere quanti voti abbia riportato ciascuno».

Nel 2° turno, gli elettori avevano diritto di orientarsi sulle indicazioni del clero. Altro è sapere che don Carlo Sobrero ha ricevuto 29 voti, altro è sapere che ne abbia ricevuto 2: anche un bambino lo capisce, solo il vescovo e la sua allegra brigata lo ignorano.
Per loro «tutti i gatti sono bigi» e quindi hanno pubblicato i primi 30 eletti in rigoroso elenco «anonimo», cioè alfabetico. Anche lo scrutinio si è svolto in difformità alla Legge canonica.
Su mia richiesta, ho assistito allo spoglio del 1° turno, anch’esso illegittimo (non poteva farlo la Cancelleria, ma 2 scrutatori, nominati dal precedente Consiglio in scadenza (can. 173 §1). Per il 2° scrutinio del 2° turno, ho chiesto di assistere, ma il Vescovo ha dato ordine di non farmi partecipare, «perché non vuole che escano fuori i dati». Ho obbedito, nonostante l’ordine fosse ingiusto e invalido, perché farò denuncia alla Rota Romana (per competenza), e userò questo divieto che ho subito come prova dell’illegittimità dell’agire del vescovo. Lo stesso can. 173 §2 ordina: «Gli scrutatori [eletti prima delle votazioni tra i membri del Consiglio uscente] raccolgano i voti e di fronte al presidente dell’elezione esaminino se il numero delle schede corrisponda al numero degli elettori, procedano allo scrutinio dei voti stessi e facciano a tutti
sapere quanti voti abbia riportato ciascuno».

Conseguenza: tutto il clero avrebbe dovuto conoscere i risultati con i nomi degli eletti e accanto i voti riportati che avrebbero dovuto essere pubblicati SUBITO DOPO LO SPOGLIO.
A oggi, 26 luglio 2023, sono passati due mesi e 24 giorni e ancora nulla si sa dei risultati delle elezioni del CP. Il 10- 07-2023 scrissi al Cancelliere, che mi pare preso tra l’incudine del vescovo «capriccioso» e il martello del Diritto canonico, chiedendo, a norma del can. 173 §2, l’esercizio del mio diritto di conoscere i risultati, ma non ebbi risposta. Riscrissi il 18- 07-2023 con la una «richiesta reiterata» e questa volta mi rispose con la scusante che il vescovo «è a Cuba e si aspettano i risultati delle elezioni dei due religiosi, e la nomina di quelli spettanti al vescovo, per cui è lecito supporre che i risultati si avranno intono all’Assunta».

Ho molta stima di don Michele De Santi, uomo buono e serio, ma «deboluccio» difensore del
diritto, essendo lui, «ex suo officio», guardiano della legittimità giuridica. Conclusione. Due mesi per le elezioni di 18 persone, tre mesi per quella di 2 religiosi e i 7 di nomina del vescovo!
Alla fine, non sapremo mai quanti voti hanno preso gli eletti. Il comportamento del vescovo, in solido con i suoi vicari, è grave e ci induce a pensare che egli possa avere «manipolato» i risultati, dal momento che la ragione della non pubblicazione dei nomi degli eletti e dei voti rispettivi, è una sola: i risultati della consultazione del clero non sono stati secondo il
gradimento del vescovo che avrebbe voluto altri eletti, ora cerca di ridurre il danno d’immagine, manipolando e nascondendo i voti riportati da ciascuno, ma pubblicando una lista anonima, in cui veramente tutti «i gatti son bigi».

Ciò significa che la consultazione è stata un «referendum» sul vescovo e la sua pastorale, sui vicari e la loro inconsistenza e un giudizio negativo sull’attuale gestione della Curia. Significa che se don Alvise Leidi, al 1° turno, prese il maggior numero di voti, i preti gli hanno dato solidarietà per avere ricevuto in un colpo secco 10 parrocchie nel lontano Gaviese,
secondo i «capricci» dell’allora vescovo ausiliare. Se don Carlo Sobrero nel 1° turno è stato eletto al 3° posto, è segno che il clero gli ha riconosciuto vicinanza e stima. Dopo queste elezioni ci chiediamo se il Vescovo e il suo «cerchio magico» siano ancora in grado di capire che il clero è stufo di subire trasferimenti «forzati» in massa, imposti da chi non conosce né la
vita dei presbiteri né le comunità parrocchiali?
Mi auguro che tutti gli eletti, alla prima seduta del Consiglio presbiterale, prima che inizino i lavori, si alzino uno dopo l’altro, e, a titolo personale dicano: «Desidero porre una mozione d’ordine. A norma del can.173 §2 chiedo di conosce i voti da me riportati nelle due consultazioni. È un mio diritto che desidero esercitare in nome della Legge».
A questo punto, i lavori non possono proseguire e il vescovo è obbligato a scegliere: o osservare la Legge o dichiararsi «fuorilegge». Gli interessati possono andarsene via senza prendere parte ai lavori. Non è disobbedienza, ma è rispetto della Legge della Chiesa che il vescovo chiede agli altri, ma che lui e i suoi cerimonieri, disattendono con allegra superficialità e disobbedienza. Nel momento in cui vi alzaste e chiedeste di osservare la Legge, ricordatevi che non rappresentate più voi stessi, ma il clero nella sua totalità e voi avete il compito di tutelarlo e difenderlo con rispetto, ma anche con determinazione.
La fiducia e la stima che vi sono state accordate, ora voi le dovete meritare con il vostro comportamento e la vostra dignità. Per quanto mi concerne, io, Paolo Farinella, prete, dichiaro che, dopo la pubblicazione dei nomi, con voti o senza voti, farò denuncia esplicita alla Romana Rota, competente in materia di diritti lesi, e chiederò espressamente l’annullamento
delle elezioni e il commissariamento delle prossime nuove elezioni.
Un caro saluto a tutti.
Paolo Farinella, prete


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P. Farinella

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