Dopo la prigionia profilattica, a seguito del coronavirus, i nostri paesi sembrano essersi svegliati o quantomeno tornati alle consuetudini degli anni scorsi, non ostante da più parti si minacci una recrudescenza della famigerata pandemia.
di Alberto Venturino
Difatti molte località hanno ripreso alcune manifestazioni che avevano caratterizzato le estati precedenti. Naturalmente il discorso è variegato, complesso e per la sua ampiezza non possiamo abbracciarlo e pertanto mi limiterò al mio paese , ossia Celle Ligure.
Incomincio con un’occasione mancata, vale a dire al ripristino del falò di San Giovanni Battista, che si organizzava la vigilia della festa del Santo protettore della Liguria. L’evento – diffuso in altre località rivierasche e non – consisteva nell’approntamento di un falò in fondo al pennello, come è chiamato il molo, che divide il borgo di Celle dai Piani. Alla sommità della pira si collocava “a Meo-dinna”: nell’immaginario popolare rappresentava Salomè, figlia di Erodiade, la quale con le sue moine aveva incantato il licenzioso Erode Antipa e alla promessa che gli avrebbe offerto in dono anche metà del regno gli chiese la testa del Battista. Si capisce che questo non è solo un divertimento più o meno di valenza turistica, bensì un’usanza meritevole di essere ricordata.
Indubbiamente nutrita è la varietà degli eventi organizzati, si intende per interessare ed incuriosire il maggior numero di bagnanti.
Alcuni eventi sono ereditati degli anni passati: alludo al mercato di fiori e piante che prosegue, e non si capisce perché gli abbiano cambiato nome, “Fiori frutta e qualità”: le vie del borgo cambiano aspetto e sembra di trovarsi in un giardino o boschetto profumato di essenze; piante aromatiche; con banchetti di frutta oggi non più in commercio e banchetti di piante grasse dai fiori meravigliosi.
Un altro evento ormai consolidato è quello che un tempo si chiamava “Celle in bancarella,” anche qui non si comprende il motivo per cui lo abbiano ribattezzato “Bric e Brac”. Consiste nella presenza di decine di banchetti che espongono oggetti dell’antiquariato. Anche in questa circostanza le vie del borgo cambiano aspetto: cosparse di mobili ed arnesi che possono evocare la propria infanzia, le case dei nonni, del tempo che fu vicino e pure lontano. Se ben ricordo mia madre, appassionata lettrice, mi aveva accennato ad un volume di Umberto Eco, dove passa in rassegna libri, riviste, fumetti conservati in soffitta e capaci di rievocare gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza.
Celle è considerato “il paese della matematica” grazie alla professoressa Carla Camoirano, entusiasta cultrice e divulgatrice del mondo matematico. Non a caso il mio insegnante di matematica professor Pier Giorgio Abba ripete sempre la definizione di Galileo Galilei che il mondo è scritto in caratteri matematici. Anni orsono alla Camoirano riuscì di concretizzare il progetto di “artisti per la matematica”: decine di ceramisti approntarono un modellato o un bassorilievo ispirato ad un teorema o comunque ad una legge matematica, collocati in una galleria ferroviaria dismessa verso Varazze.
Quest’anno sono seguiti due fenomeni di rilievo: una gara di dolci ispirati alla disciplina e poi, nella biblioteca comunale, le “matetafore“. Come si può constatare il rapporto Celle-matematica diventa sempre più consistente.
Altre tre manifestazioni, retaggio degli anni precedenti, sono: il meeting di atletica svolta nel centro sportivo Olmo/Ferro con la partecipazione di molti atleti e atlete, anche di Celle, e poi le “Navicelle, laboratori e spettacoli teatrali per bambini “distribuiti in più giorni e più luoghi. Non ricordo se qualche volta Celle è stata definita “la città dei bambini” come Quiliano.
Per terza ricordiamo “Viaggiando nel tempo“, rassegna di auto d’epoca: anche qui nelle vie il pubblico resta meravigliato e quanto mai incuriosito nel vedere miracoli di meccanica evocanti ormai una civiltà passata. Celle d’altra parte annovera appassionati di auto antiche come, ad esempio, Franco Abate, segnalatosi negli anni scorsi nel favorire ed organizzare altri eventi, come la “Cena delle rose“, lodevolissima iniziativa a scopo di beneficenza, per aiutare le famiglie cellesi in difficoltà. La cena, apparecchiata e servita in modo inappuntabile, avveniva in Via Consolazione e nelle vie adiacenti, e si riferiva al 22 maggio, festa di santa Rita da Cascia, venerata nella chiesa del borgo,
Si capisce che alcune manifestazioni hanno una valenza commerciale: vedi il mercato dell’artigianato. Anni or sono, così mi raccontò mio padre Bruno, si fece per qualche anno una manifestazione di film a tema: essa è stata interrotta, ma qualche cosa si è tentato. Non sto a redigere un catalogo delle solite manifestazioni più o meno legate ad anniversari o giù di lì, come la conversazione e il film “Le streghe” di Pier Paolo Pasolini e le conferenze, non so quante seguite, di Dante per il suo anniversario.
Altri interventi sembrano rispondere ad altri criteri: come l’intervento del professor Pier Luigi Ferro su Giovanni Verga, per il quale, quanto agli intervenuti, vale il detto “qualità, non quantità”.
Accenniamo soltanto a mostre varie di quadri, di fotografie d’epoca: ha riscosso curiosità, riguardando il paese, quella di Ian Neer, fotografo otto-novecentesco, sulla vita balneare di Celle durante la “belle époque“.
Sorprendente è il progetto del “sentiero delle sette Chiese”, itinerario della rete escursionistica: iniziativa senza dubbio lodevole perché è giusto, anzi doveroso parlare degli edifici sacri che hanno rappresentato per secoli il riferimento della gente quasi più della propria abitazione e ricordo indelebile dei poveri emigranti.
Alberto Venturino
Il “pennello”
S. Michele arcangelo
Via Aicardi