Della guerra in Ucraina, i segnali che si ricevono dai mass-media, dei quali dobbiamo sempre supporre la possibilità di soggezione a interpreti e/o la presentazione di sole specifiche fonti, sta diffondendo l’impressione di una guerra in una (contingente?) fase di riflessione, con apparente frenata delle capacità aggressive della Russia, già fiutate nelle rappresentazioni della kermesse moscovita del 9 maggio.
di Sergio Bevilacqua
Difficoltà militari e tecnologiche? Il messaggio sembra proprio quello. Quadrerebbe, considerando che la Manu Militari è parte di un grande Corpo tecnologico, che è fatto di settori in cui la ricerca e l’innovazione è figlia di misure, di grandezze, e le misure generali dell’economia industriale russa sono piccolissime rispetto a quelle dell’Occidente Un Occidente magari bisbetico al suo interno, ma solidamente congiunto sul fatto economico e industriale, in particolare quello dell’innovazione. E la Cina? Grandissimo ventre fisico di grande industria e, ormai, anche d’innovazione stessa: ma, mentre l’Occidente attrezza esplicitamente la Ucraina con le tecnologie, che spiegherebbero gli affondamenti di vascelli strategici della flotta russa nel Mar Nero, la Cina non ha alcun interesse ad attrezzare la Russia, che è un vicino comodo per forniture al suo enorme secondario, in particolare oggi che non ha altri clienti, ma rimane un soggetto aggressivo e distante dal suo modello economico sostanziale.
E così, alza la voce l’Occidente, con Johnson UK a fare da tenore e gli USA da coro del Nabucco, mentre Putin l’abbassa, pur sibilando contro Finlandia e Svezia, ed evocando ancora, ma meno, il deterrente nucleare alla decisione dei due Paesi nordici di difendersi via NATO. Intanto l’altro contendente, l’Ucraina, non figura più come un nano assalito da un gigante, ma come un organismo più grande e comparabile sul piano convenzionale all’aggressore russo. Che rimane aggressore, pur con le attenuanti di un conflitto preesistente da 8 anni, ricordato con maggiore frequenza sui mass-media, che risemantizzano con un’accezione frequente di “aggravatosi moltissimo” il 24 febbraio. Non quindi un minuscolo Davide intelligente e strumentato contro un gigante forte e stupido come Golia, come ha correttamente detto Draghi in una sua riuscitissima metafora, sulla quale sono scivolati alcuni peraltro intelligenti commentatori svelando passioni e non scienza: Putin è diventato un 2 volte Davide, ma rimanendo meno intelligente, cioè meno attrezzato tecnologicamente.
Poi, si moltiplicano, sempre nei mass-media nostrani, le voci di perturbazioni nel gotha russo. Sergei Shoigu, chiacchieratissimo in Occidente fin dall’inizio, ove era stato citato (forse per dividerlo, forse no… nessuno può conoscere questa regia d’informazione) come il potenziale esecutore di putsch contro Putin, scompare, riappare, è brutto, è bello, conta ancora, non conta più, è malato, è sostituito… In un modo o nell’altro, con Shoigu c’è un problema, Putin ha un problema.
La critica sulla realtà della società russa sta venendo al pettine. Grande Paese? Mah… Pochi, i russi. Pochissima l’industria russa per sostenere il confronto anche con un Paese di un terzo di popolazione, come l’Ucraina, ma molto attrezzato da Ovest e determinato, anche troppo determinato forse. I russi dicono nazisti, estremisti? Forse sì, ma ora sono in guerra, e purtroppo la guerra è bruttissima per tutti tutti. La violenza carnale ad esempio è un leitmotiv delle invasioni. E ora, ad invadere e a violentare parecchio, sembrano essere i russi, che risultano storicamente molto esperti nella pratica (vedi Germania 1944 e 45). E poi, la società russa: i filorussi la mitizzano come esempio di localismo resistente, ma invece ha poca vera classe media, e quella che c’è è commerciale e finanziaria, non espressione di regolata socialità come nelle società secondarie, piene di grandi aziende con prevalenza di civilissime professionalità specialistiche e manageriali, abituate alla convivenza avveduta e all’uso del cervello per conformazione professionale, e non solo del portafoglio, anche se un po’ meno in Italia…
Resta il deterrente nucleare e la sua grande (sembra…) santabarbara in mano di Putin. Anche qui, questa settimana pare esserci stata una frenata nello spaventare il mondo. Più che sulle atomiche di Putin, i mass-media hanno insistito sul fatto che la bella e giovane ragazza con cui sembra avere il nostro una solida relazione, è ancora in cinta. Cosa significa? Ma che si distragga un attimo, il cosiddetto zar… che poi la vita è meglio della morte, dal momento che, se continua così, la sua morte sarebbe pressoché certa. E poi, come dire, anche le bombe atomiche sono varie e vanno gestite, e che se non hai ottime tecnologie anche lì rischi di farti solo male, ed è meglio pensare alla prole…
L’Ucraina continua a chiedere armi: di sicuro gli ucraini sono pericolosi per i loro nemici (sono in guerra!) e molto molto arrabbiati (sempre là…). Il turco Erdogan prova a fare da paciere, con una posizione sempre più mediana, che incoraggia allo statu-quo, e la NATO finge di non capire. Il Papa parla sempre di pace, e fa benissimo. Il capo del Pentagono, giacca e cravatta da civile, telefona all’omologo Shoigu, cappellone con visiera e medaglioni da cattivone ben in mostra, malgrado il suo momento poco chiaro.
Diciamo quindi, una settimana di interrogativi e di ipotesi. Speriamo così anche le prossime: sempre meglio di tante bombe e magari grosse.
Sergio Bevilacqua