Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il mio Camillo Sbarbaro, i licheni, il Centro studi, l’orto a Spotorno, gli estimatori, mamma a Voze


Le riflessioni svolte sulla Liguria da Laura Guglielmi sabato scorso al Museo archeologico di Savona insieme a Betty Briano alla presentazione del libro su Constance LLoyd mi hanno fatto venire in mente il mio rapporto con un poeta, che ho avuto modo di vedere sotto molti aspetti: Camillo Sbarbaro, che ho conosciuto in primo luogo grazie ai racconti del caro amico e spotornese doc Bruno Marengo.

di Danilo Bruno

Nel 2015, “esiliato dalla Giunta Niccoli da Noli a Spotorno”, mi trovai a mettere in ordine il materiale contenuto nel “Centro Studi Camillo Sbarbaro“, diretto in allora dal professore e studioso di letteratura Domenico Astengo.
In realtà io mi trovai solo a verificare la corrispondenza fra i volumi presenti nella biblioteca del Centro e l’inventario  per accertarmi che nulla mancasse per poi pubblicarlo sul sito comunale.
Ciò che mi colpì era ciò che non c’ era ovvero il Centro non disponeva di alcun testo non a stampa a firma di Sbarbaro, di qualche libro della sua biblioteca con annotazioni, ….insomma di qualche elemento distintivo della sua personalità.
In esso si trovavano solo uno scritto della sorella Clelia sulla cava di Spotorno e sulla condizione misera delle famiglie  che vi lavoravano, un fascicolo sulla pubblicazione delle poesie in inglese e della corrispondenza intercorsa col Comune e infine due disegni scherzosi disegni inviati a Sbarbaro .
Ad una prima personale reazione di sorpresa mi fu data una curiosa spiegazione: ovvero Sbarbaro non conservava nulla, neppure le copie delle lettere che inviava e tendeva a donare pure le copie dei propri libri come se la vita fosse qualcosa da osservare con un triste sguardo disincantato come in effetti egli visse tutta la sua esistenza , quasi in disparte e in qualche modo rifuggendo il successo.
Egli in effetti fu volontario nella Croce Rossa nella prima guerra mondiale e poi richiamato nel 1917  e contemporaneamente tenne importanti contatti con gli intellettuali del periodo , scrivendo sia sulla rivista La Voce di Firenze che sulla Riviera Ligure ma mantenendo sempre uno sguardo riposto e quasi disincantato sulle vicende umane.
Egli fu anche docente di lettere classiche, data la la sua notevole competenza ( si dice che traducesse dal greco senza vocabolario) ma dovette abbandonare l’insegnamento per aver rifiutato di giurare fedeltà al fascismo.
Questo suo atteggiamento verso il regime fu una costante in tutta la sua vita poiché, senza mai prendere posizione ufficialmente contro di esso, egli ebbe “fastidi” dal fascismo poichè manteneva contatti epistolari con scienziati di altre nazioni con cui scambiava spesso erbari di licheni.
Qui si introducono le due altre attività, che egli svolse per tutta la vita:
a) la traduzione di testi da lingue straniere o classiche, che talvolta gli permisero di superare anche difficoltà economiche;
b) le assidue ricerche dei licheni, che rappresentano una delle indicazioni più evidenti della difficoltà della terra ligure e della sua aridità ma anche della ricchezza, che sa donare quando si riesce a coltivarla e ad instaurare con essa un rapporto di amore e rispetto.
Io ho conosciuto tante persone, che frequentarono la casa di Sbarbaro o “il Professore” , come era familiarmente chiamato dai residenti ai cui figli o figlie spesso dava lezioni ricevendo in cambio doni dell’orto o simili.
Mi è stato pure indicato l’ “orto di Camillo” dove forse soleva coltivare o ritirarsi ma soprattutto nel 2017 dopo alcune iniziative realizzate grazie alla collaborazione della Fondaziona Lilli e Giorgio Devoto di Genova si tenne un importante convegno sulla sua figure dal titolo simbolico: “Sbarbaro e gli altri” per capire finalmente quanto della sua poetica era stato esaminato e dove si era giunti.
Io lasciai Spotorno per ragioni lavorative agli inizi del 2017 ma ricordo e mi fu riconosciuto il merito di essere riuscito finalmente a far dialogare tutti gli estimatori della figura del poeta, di cui voglio ricordare alcune e alcuni senza voler offendere ovviamente altre persone: Lilli e Giorgio Devoto, Silvio Riolfo Marengo, Domenico Astengo, Fernando Galardi, Bruno Marengo, Matteo Ravera.
Il convegno portò ad esporre documenti e soprattutto gli erbari, che egli donò al Museo di Storia naturale di Genova.
Qui bisogna fare una breve digressione poiché Sbarbaro per tutta la vita studiò, classificò e raccolse licheni, che rappresentavano un elemento ecologico ed un indicatore di biodiversità estremamente importante ma allora poco considerato e quasi negletto un pò come il poeta, che visse quasi appartato tutta la vita e solo dopo la sua morte fu veramente scoperto e valorizzato a cominciare dalla stampa dell’Oscar Mondadori a lui dedicato e uscito solo dopo la sua morte.
Sbarbaro raccolse nel dicembre 1966 l’ultimo lichene poco sopra la propria casa e scivolò. Questo fatto gli mise addosso una grande paura  e decise di spedire tutto al Museo di Storia Naturale, interrompendo la propria ricerca.
Egli morì qualche mese dopo nel 1967 ed è sepolto con la sorella e con la zia, a cui fu legato per tutta la vita e che li accolse bambini alla morte della madre nella propria casa di Voze, nel cimitero di Spotorno.
Danilo Bruno

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