Spiagge in concessione i balneari insorgono. Frecciate di Vaccarezza al sen. Ripamonti. Fratelli d’Italia si ribella: ‘danni devastanti’. Rixi (Lega): ‘faremo modifiche’. E in Costa Azzurra via i chioschi da arenili pregiati
Tutta la politica o quasi in soccorso dei Balneari. Nei giorni in cui il consiglio dei ministri vara all’unanimità la legge che uniforma l’Italia alle norme Europee in materia di spiagge demaniali in concessione ai privati (il testo dovrà ancora ricevere l’ok del parlamentari) sul Secolo XIX si legge che in Costa Azzurra devono essere demoliti 8 chioschi di stabilimenti balneari sorti su arenili pregiati. E le gare pubbliche avranno una cadenza di 12 anni.
E dalle recenti interviste al Tg3 Liguria si apprende anche: “Non è colpa dei titolari di spiagge se le tasse di concessioni demaniali sono rimaste così basse, potevano aumentarle già da anni, noi non siamo contrari”.
DAL SECOLO XIX IMPERIA –
In Costa Azzurra demoliti 8 stabilimenti. Gare pubbliche ogni 12 anni
Francia, ruspe contro il cemento Via i chioschi dagli arenili pregiati
il caso- Andrea Fassione / Sanremo. L’ultima a cedere all’azione delle ruspe, un mese fa, è stata la spiaggia Provençal Beach di Juan-les-Pins. La rinomata località turistica tra Nizza e Cannes è quella, in Costa Azzurra, dove più si è fatto sentire l’effetto delle leggi francesi che scoraggiano la presenza di strutture fisse sul litorale.
Nelle spiagge naturali classificate come notevoli o caratteristiche non potranno più trovare posto nemmeno i vecchi chioschi, o capanne, da smontare a fine stagione.
Se quest’ultimo caso riguarda soprattutto le coste atlantiche e mediterranee meno sfruttate, come quelle tra Marsiglia e la Spagna, per la Costa Azzurra la sfoltitura degli stabilimenti è cominciata per via di norme come la “loi littoral” (legge sul litorale) del 1986 e soprattutto il “décret plages” (decreto spiagge) emanato 20 anni dopo ma la cui applicazione è entrata nel vivo dalla metà dello scorso decennio.
Tornando nella ridente Juan-les-Pins, tra le spiagge la cui demolizione, intorno al 2018, ha suscitato più clamore in tutto il Paese ci sono stabilimenti scelti anche da vip internazionali: il Tetou nel comune di Golfe-Juan, apprezzato da Robert De Niro (che non ha gradito), il Moorea a suo tempo frequentato da Jean-Paul Belmondo, o ancora il Bijou Plage. Circa quattro anni fa ne furono demoliti otto.
Lo Stato, dopo aver fatto piazza pulita del cemento dei ristoranti con annessi ombrelloni, lettini e pontili, ha riconsegnato quasi tutta la parte ovest del litorale all’uso pubblico e gratuito. E ora continua l’opera a levante: la messa in sicurezza dell’area su cui insisteva il Provençal Beach terminerà proprio in questi giorni. Juan-les-Pins è una delle zone più simili per densità di stabilimenti all’Italia.
Ma le norme francesi nello stesso periodo hanno costretto alla demolizione o all’arretramento, fuori dal demanio marittimo, anche alcune spiagge-ristorante di Saint Tropez (Pampelonne). Smantellate l’anno scorso dalle ruspe due storiche attività che occupavano un’insenatura naturale a Cap d’Ail, a due passi da Monaco: erano nate nel dopoguerra come rimesse per pescatori e da allora le gestivano le stesse famiglie.
Il resto della Francia invece è per lo più consacrato al mare libero, con poche e ben delimitate interruzioni. Alle spalle del fronte spiaggia vanno per la maggiore villaggi e bungalow per tutte le tasche, dotati di piscina e altri servizi. Quanto alle concessioni sul demanio marittimo non salvaguardato (può essere occupato fino al 50%), la normativa francese è aperta alla concorrenza. Le gare si fanno ogni 12 anni. Una porzione di spiaggia con ristorante sulla promenade des Anglais a Nizza può valere oltre 80 mila euro.
Nella sola metropoli delle Alpi Marittime gli enti pubblici si spartiscono canoni per 1,2 milioni da spiagge e piccole basi nautiche, al netto degli investimenti. L’amministrazione si fa carico di servizi che in Italia ricadono sui concessionari, come pulizia della zona non in concessione, sorveglianza e salvataggio acquatico. Quanto ai bagnini, non fanno quasi mai vita da spiaggia ma restano in torretta per la maggior parte del tempo.
BALNEARI, REGIONE LIGURIA, PRESIDENTE TOTI:
“INGIUSTIZIA TRATTARE SITUAZIONI DIVERSE IN MODO UGUALE” COMUNICATO STAMPA – GENOVA. “È necessario lavorare in modo costruttivo per rendere compatibile il percorso deciso dal Governo con le necessità del nostro tessuto economico regionale. Credo che trattare situazioni diverse in modo uguale non produca concorrenza, ma ingiustizia. Esistono stabilimenti balneari molto grandi, altri invece molto piccoli, alcuni si trovano in località di grande pregio mentre altri presidiano litorali che altrimenti rischierebbero l’incuria. Ma non solo: esistono aziende grandi, a carattere industriale, come anche piccole imprese familiari che vanno avanti da generazioni. Non tutte le concessioni sono uguali e occorre avere riguardo per i più deboli”.
Lo dichiara il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti a proposito dell’emendamento al Ddl concorrenza sulle concessioni demaniali.
“Si poteva fare diversamente e meglio – aggiunge Toti – se in questi anni la propaganda e la velletarietà non avessero prevalso in molte forze politiche che poi, frettolosamente, hanno approvato all’unanimità in Consiglio dei Ministri un provvedimento che, subito dopo il voto, tutti si affrettavano a dire di voler cambiare. L’amministrazione regionale ligure – conclude – è da sempre in prima fila nella difesa della peculiarità e del valore delle nostre imprese balneari e continuerà a esserlo. Porteremo il nostro contributo alle misure che verranno adottate”.
L’Assessore al Demanio, Marco Scajola: “Abbiamo perso 2 anni illudendo gli operatori”.
La Lega: “E ora bisogna mappare le spiagge. Lo stop alle concessioni mette a rischio una sistema fatto di piccole realtà (ma ci sono anche spiagge in capo a Spa, Srl, società industriali, professionisti, imprenditori ndr). Un business che potrebbe diventare campo di conquista di grandi capitali.”
E’ di 3,2 miliardi il Pil generato in Liguria in epoca pre Covid dalle attività di balneazione, riporta Il Secolo XIX. 20 euro la spesa minima che spende ogni singolo turista sulle spiagge liguri. Ad Alassio, ad esempio, si contano non meno di 10 mila sdraio che moltiplicate per 20 significano 200 mila € di incassi giornalieri. Si aggiungano gli introiti dei vari servizi offerti, tipo bar e ristorante.
BALNEARI IMPERIESI, Oneglio: «Da governo mancato confronto con i territori, positivi gli emendamenti, da confermare però in parlamento».
«L’emendamento approvato in Consiglio dei Ministri al decreto legge sulle concessioni balneari ha accolto alcune nostre richieste, ma ribadiamo con fermezza la nostra insodddisfazione per un provvedimento che dovrà necessariamente trovare il giusto equilibrio nel passaggio parlamentare». Così Maurizio Rustignoli e Antonio Capacchione, presidenti nazionali Fiba Confesercenti e Sib Confcommercio, commentano in una nota congiunta l’emendamento sulle concessioni balneari approvato dal governo. «Auspichiamo – proseguono Rustignoli e Capacchione – che tutte le forze politiche che da tempo, con responsabilità, sono vicine alla categoria degli imprenditori balneari, possano lavorare in sinergia con le Regioni e le associazioni di categoria affinché il provvedimento trovi la stabilità conclusiva necessaria per garantire, innanzitutto, gli investimenti futuri e la salvaguardia delle imprese del settore. Per il sistema turistico balneare il lavoro, a nostro avviso, comincia adesso: da parte nostra, siamo pronti ad offrire tutta la disponibilità ed il contributo indispensabili nel confronto con gli enti locali e il parlamento». «Stiamo parlando di una materia che riguarda da vicino il lavoro di centinaia di migliaia di addetti in tutta Italia, 35mila nella sola Liguria, dove le concessioni demaniali sono 3.900, delle quali 1.275 riguardanti gli stabilimenti balneari», sintetizza Gianmarco Oneglio, presidente regionale di Fiba Confesercenti.
«Alla luce di questi numeri, e quindi delle ricadute che avrà il provvedimento prosegue Oneglio – ci saremmo aspettati una maggiore concertazione del governo con i territori e le associazioni di categoria, ed invece il decreto è stato liquidato in poche ore. Solo i successivi emendamenti hanno permesso di recuperare alcune delle nostre richieste, come la tutela, in sede di gara, del valore delle aziende, la professionalità, la salvaguardia delle piccole e medie imprese, la tutela per coloro che hanno gestito direttamente la concessione negli ultimi cinque anni e l’accoglimento della nostra richiesta che il valore del canone demaniale non sia oggetto di rilancio d’asta, bensì commisurato alla durata della concessione e agli investimenti che verranno proposti dai candidati. Ora auspichiamo che il decreto possa essere ulteriormente migliorato dal parlamento».
ANGELO VACCAREZZA: C’ERO, CI SONO E CI SARO’.
“Ho letto tante dichiarazioni in questi giorni sulla vicenda dei balneari, ma devo riconoscere che una dichiarazione di un leader nazionale che richiama la Liguria a fare la su parte è realmente l’affermazione più paradossale che mi sia capitato di ascoltare. – dichiara Angelo Vaccarezza, capogruppo in Consiglio regionale della Lista Toti Liguria – Forse giova ricordare agli avversari, ma a questo punto anche agli alleati, tutto quello che questa amministrazione regionale ha fatto nel tempo. Con il presidente Giovanni Toti, con l’assessore al Demanio marittimo Marco Scajola, che capeggia il tavolo Demanio nazionale, e il sottoscritto, che sicuramente è tra quelli che hanno macinato più chilometri per portare il proprio supporto ai balneari, abbiamo sempre fatto poche promesse e abbiamo sempre indicato quale fosse la via d’uscita a una certa politica che è sempre rimasta sorda”.
“Abbiamo difeso come se fosse stata la linea del Piave una riforma mal fatta e incompleta; – prosegue Vaccarezza – certo rispetto a qualcuno abbiamo fatto meno parole, ma abbiamo percorso tanti chilometri, partecipato a tante manifestazioni con la base e raccolto le testimonianze di tante persone che nella politica avevano riposto le proprie speranze per il futuro e oggi ci troviamo davanti a chi dice ‘Ma la Bolkestein è definitiva, non si può fare diversamente’, io credo fosse doveroso, nel caso, dirlo subito.
“Anche stavolta, però, noi saremo responsabili, non giocheremo allo sfascio o rincorreremo il consenso, non lo abbiamo mai fatto. Saremo ancora una volta dalla parte giusta, quella che si impegna a cercare di ottenere il risultato migliore per il comparto balneare, sostenendo chiunque si faccia carico di questa battaglia. – conclude il coordinatore regionale arancione – Il mondo balneare è fatto di grandi aziende, poche, e di tantissime microaziende, di decine e decine di migliaia di famiglie che oggi hanno bisogno di una risposta. Non si difende con le etichette e con le felpe il futuro delle famiglie italiane impegnate nel settore, ma con i fatti concreti e ci aspettiamo che qualcuno li faccia, pronti a sostenerlo, se davvero farà la battaglia in nome delle 1300 aziende balneari della nostra regione. È troppo facile scrivere ‘No Bolkestein‘ sulla cravatta, bisogna averlo scritto sulla pelle e noi, rispetto a gli altri, siamo certi di cogliere questa piccola differenza”.
Balneari: Ripamonti (Lega), lavoriamo a riforma demanio marittimo, è risposta a crisi
Roma 9 feb. – “Dare al comparto balneare la forza strategica di una visione globale che non si limiti all’ esclusivo aspetto delle concessioni, ma che abbia la forza di ammodernare e ristrutturare l’intero demanio marittimo. Questa è la proposta che la Lega, grazie alla disponibilità ed all’impegno del sottosegretario Gian Marco Centinaio e dell’avvocato Cristina Pozzi, andrà definendo nelle prossime settimane e che consentirà un nuovo e non più ridotto approccio alle difficoltà che ancora impediscono una reale autonomia di impresa di un settore capace di recitare un ruolo fondamentale nello sviluppo internazionale del nostro Paese. Ripensare dunque ad una nuova mappatura del demanio marittimo, così da fornire soluzioni adeguate a chi chiede verifiche continue e che possa smascherare quegli interessi corporativi che mirano a fiaccare e a depotenziare una eccellenza italiana. Servirà il contributo di istituzioni, categorie del settore ed enti locali perché ognuno possa individuare un perimetro di manovra così da giungere ad una sovrapposizione con le richieste dell’Unione Europea e consentire uno sviluppo equilibrato ed armonico di tante realtà imprenditoriali, preziose risorse del nostro Paese”.
Così il senatore ligure della Lega Paolo Ripamonti, vicepresidente della commissione Industria a Palazzo Madama.