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Pian dei Corsi, il mio ricordo e le sue memorie. Mario Cocco partigiano e medico del volontariato


“Il giorno della memoria” nello scorso gennaio ha fatto rivivere i tragici avvenimenti  dell’ultima Guerra Mondiale. Martedì, 2 febbraio, abbiamo commemorato i Partigiani caduti nell’eccidio di “Pian dei Corsi”al Melogno, e in alcuni interventi  sono stati ricordati i Partigiani recentemente scomparsi.

di Gabriello Castellazzi

Pian dei Corsi 2 febbraio 2022 commemorazione dei Partigiani caduti nell’eccidio
Mario Cocco il partigiano medico stimato e votato al volontariato

A me è tornato subito in mente un grande amico, Mario Cocco (il Partigiano “Ligure”), scomparso pochi anni fa, che combatté nelle formazioni dell’Appennino Tosco-emiliano. Un uomo stimato, un medico votato al volontariato, che ha lasciato un segno profondo nella comunità finalese.

Vorrei qui ricordarlo attraverso un racconto tratto dalle sue memorie e che scrissi, insieme ad altri avvenimenti, quando lui era ancora in vita. Precede la mia narrazione un resoconto ufficiale della drammatica “Battaglia di Purocielo” che il 10 ottobre 1944 lo vide protagonista: “Quando l’alba sbiancò il cielo, una leggera foschia salì e avvolse i costoni che facevano corona alla conca di Purocielo. A Ca’ di Marcone, distante poco più di 200 m. dal piano, vi accorsero “Raf”, “Tonio”, “Rico”, “Tonino” e il “Ligure”. I tedeschi, risalendo la dorsale di Poseda, verso le dieci raggiunsero il crinale, ma come vi misero piede furono costretti a retrocedere poiché dal cocuzzolo del monte il Bren partigiano cominciò a sparare. Al riparo delle rocce, le Spandau tedesche spararono ininterrottamente, poi tentarono di avanzare(…). C’era “Rico” con un polmone forato e “Tonio” che, per soccorrere “Rico” aveva avuto una gamba straziata, “Pucci” con un piede sanguinante e il “Ligure” con la faccia sfregiata da una pallottola di Mauser”.

Ecco quanto scrissi io dopo aver ascoltato dalla viva voce di Mario le vicende di quel giorno: “Per Mario e Leo, tra le cose più piacevoli della settimana c’erano le passeggiate del sabato pomeriggio attraverso le vallette di San Bernardino. Camminando nel verde, in direzione del “Ciappo dei Ceci” o del “Tribunale” verso “Campo Rotondo”,  parlavano del più e del meno.  Affioravano spesso lontani ricordi che la vita affannata di tutti i giorni nascondeva  nei meandri della memoria. “Vedi,” dice Mario, “a volte si fanno delle scelte importanti, scelte che determinano la tua vita e lì per lì non hai neanche il tempo di riflettere. Prendi una decisione e ancora dopo tanti anni ti chiedi: Ma perché……… che cosa mi ha spinto a comportarmi in quel modo?  Quale mano invisibile mi ha guidato?

Ricordo quando eravamo circondati, lassù in montagna. I soldati tedeschi sparavano raffiche di mitra senza un attimo di tregua, le pallottole fischiavano, colpivano i muri del casolare dove eravamo rifugiati, entravano dalle finestre colpendo e uccidendo.  Se senti che la tua fine può essere vicina, l’angoscia allora ti attanaglia. Il comandante, ad un certo punto, diede il segnale decisivo:  uscire allo scoperto e trovare un passaggio per sfuggire ad una morte certa. Di fronte al  casolare c’era un prato in forte pendenza. Qualche pianta poteva fare da riparo.

 Dopo alcuni anni sono andato a rivedere quel prato, ancora così bello e  verde, sotto quel cielo azzurro. Ebbene, quella mattina il prato verde era la strada per la vita.  Tutti insieme ci siamo lanciati di corsa, la salita rallentava i passi, le pallottole colpivano e i miei compagni cadevano . Anche io ero  stato colpito in una parte del volto ma, nella furia della corsa disperata, non sentivo dolore. Quanto tempo ci ho messo ad attraversare quel prato, non so dirlo.

Era una lunga salita che percorrevo a zig-zag nel tentativo di evitare le pallottole. Ad un certo punto mi ritrovai in cima alla salita; ero ancora vivo, un compagno ansimava vicino a me. Ora bisognava scendere dall’altro versante: pensavamo di essere vicini alla salvezza.

Si sentivano colpi di “Bren” provenire da altre direzioni; ma non c’era tempo per fermarsi e capire esattamente da dove partissero le raffiche. Bisognava ancora correre, sapevamo di essere inseguiti. Ci siamo guardati negli occhi:  “da che parte?”chiese lui. Io non seppi cosa rispondere; alcuni attimi di incertezza e lui per primo prese la decisione:   

“Io scendo di qui”, e saltò veloce per un piccolo sentiero, forse pensando che anch’io gli andassi dietro.Invece , non so ancora per quale motivo, per quale strana ragione, io scattai nella direzione opposta. Dopo pochi secondi un raffica di mitra rimbombò nell’aria. Mentre volavo giù per la discesa, scorsi in lontananza dei cespugli buoni per un nascondiglio.Li  raggiunsi ed il crepitio del “Bren” poco dopo cessò. Stavo in silenzio, quasi senza respirare, nascosto tra i rami bassi. Ora il tempo passava lentissimo, in un angosciato accavallarsi di pensieri: qualcuno mi aveva visto? Chissà gli altri dove erano andati a finire. La sensazione di essere ancora vivo, ferito ma vivo, mi dava coraggio. Il sangue non mi bagnava più il volto e le ore passavano.

Ho pensato: “Forse ce l’ho fatta”. Il silenzio avvolgeva tutto. Tra il fitto dei rami vedevo i fiori colorati e gli uccelli che volavano nel cielo. Al calar della sera, mentre lentamente scendeva il buio, finalmente uscii  allo scoperto . Camminai carponi, con difficoltà, in una luce crepuscolare.   Ad un certo punto intravvidi un sentiero, dopo qualche centinaio di metri una casa. I cani  incominciarono ad abbaiare furiosi e qualcuno si affacciava guardingo sull’aia. Erano montanari , amici dei partigiani: la salvezza!

Il giorno dopo presi contatto con gli altri compagni sopravvissuti al micidiale rastrellamento. Tutti giovani come me , tutti decisi, dopo tante incertezze, a resistere in quella macchina infernale messa in moto per schiacciare la libertà insieme alla nostra vita. Solo allora venni a sapere che quella raffica di mitra sparata su di noi, all’inizio della discesa, aveva falciato il mio compagno.  Una giovane vita piena di speranze era stata stroncata in un attimo,  perché aveva scelto inconsapevolmente la direzione sbagliata. Avrei potuto essere io, ma un disegno misterioso aveva deciso diversamente

A questo punto si camminava in silenzio…….Leo ascoltava con attenzione, commosso non osava interrompere il racconto. Dal sentiero che porta a Campo Rotondo si vedeva in lontananza la Rocca di Perti e il sole rosso tramontava dietro Monte Carmo.

Gabriello Castellazzi


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