Vorrei ricordare due mitici bagnini degli Anita di Noli, anni cinquanta dello scorso secolo, Maria e Giglio. La fiducia di mia madre in essi era assoluta, eravamo affidati alle loro cure. Lei veniva di rado in spiaggia, soffriva sole e vento e si difendeva avvolgendosi in grandi foulard, come le donne del medio oriente. Quando le vedo penso sempre a mia madre.
Il suo cruccio era il trampolino, un trampolino mobile, a ruote, che mi affascinava e di cui mia madre aveva una paura tremenda. Vorrei qui aprire una breve parentesi che coinvolge i miei nipoti. Due importanti eventi che ricordo da bambino sono stati il primo tuffo di testa e la prima bicicletta. La cosa ha degli aspetti misteriosi, ho visto
i miei nipoti tuffarsi da sempre senza problemi dalle posizioni più impossibili, e per quello che riguarda la bicicletta sembrava gli fosse cresciuta tra le gambe.
Per me è stato più difficile, probabilmente differenza di educazione. Forse perchè a Torino si viveva nella bambagia, poi d’estate mi trovavo improvvisamente davanti a un salto sui due metri d’altezza. Non era così facile, soprattutto saltare di testa, e soprattutto saltare quando il trampolino veniva tirato su per il mare grosso, bisognava aspettare l’onda giusta, era rigorosamente proibito.
Noi bambini “foresti” ci dividevamo in due categorie, quelli che sapevano tuffarsi di testa e quelli che ancora esitavano, eccitando l’ilarità degli amici del posto. Dall’altezza di due metri si prendevano delle grosse panciate, finché interveniva Giglio che dava il tocco definitivo. Ricordo ancora la felicità del primo tuffo.
Divago. Verso l’una, finita la ressa in acqua delle madri e dei bambini da controllare a riva, rientrati i ragazzini dalla boa, mentre si incominciavano a scartare i panini, c’era il tuffo di Giglio, un rito che testimoniava la sua autorità. Lo vedo uscire dalla sua cabina, indossare la calottina da tuffatore, e dirigersi verso il trampolino con passo sicuro. Noi prendevamo posto sulla riva, i panini in mano, mentre Giglio prendeva la rincorsa e si produceva in uno splendido volo “ad angelo“, allora si chiamava così. Ho ancora nella memoria il secco colpo dei talloni sul legno del trampolino nel momento dello stacco.
Cari, vecchi ricordi di un tempo che fu, quando si andava al mare per “far salute” e non “per divertirsi”. Maria, Giglio, mia madre certo non si divertivano molto, si sobbarcavano anche fatiche che oggi non capiremmo più, mi pare
di ricordare che ogni sera si smontasse tutto, sdraio, ombrelloni per riporli al sicuro ….. Per me comunque il divertimento c’era: Torino era il bianco e nero, a Noli c’era il Technicolor.
di ricordare che ogni sera si smontasse tutto, sdraio, ombrelloni per riporli al sicuro ….. Per me comunque il divertimento c’era: Torino era il bianco e nero, a Noli c’era il Technicolor.
Cari saluti a tutti, Massimo Germano