Ogni cosa messa in mano alla politica finisce quasi sempre per trasformarsi in danaro. E questo succede anche per le cose più delicate e sensibili quali le scoperte paleontologiche, spesso rarissime e delicatissime ma che se rese note ai politici di turno, gli fanno subito brillare gli occhi di libidine e scattare la scintilla dello sfruttamento mascherato da “valorizzazione”.
di Franco Zunino
Mai quello della protezione! Anzi, spesso quasi sempre si inganna la gente facendo credere che valorizzare significa conservare, mentre invece le due cose non poche volte sono addirittura in antitesi. Classico l’esempio di qualche anno fa quando in una grotta delle Puglie fu trovato un teschio di un ominide, poi denominato “Uomo di Altamura”, che subito si pensò di asportare per esporlo all’attenzione dei turisti e trasformarlo in loro attrattore (ovviamente quale creatore di business!) visto che in fondo alla grotta in cui fu trovato era impossibile far scendere i visitatori.
Nessuno, o pochi, che volessero pensare che proprio per la sua scoperta e delicatezza, quel teschio doveva restare dov’era al solo servizio della scienza. Oggi quella storia è un’esempio per come è poi finita, con la sconfitta dei “valorizzatori” e il teschio lasciato intoccabile dove era stato, in “sicurezza” conservativa, per migliaia di anni: saggiamente l’ambita valorizzazione non è stata messo in atto grazie alla protesta di tanti e all’intervento delle autorità preposte alla tutela di queste cose. Probabilmente se ne farà, o sarà già stato fatto, un campione “artificiale” da esporre ai visitatori. Quando si dice la cultura che ha vinto sul mercimonio!
Purtroppo, le cronache locali sono piene di queste notizie, quasi mai con lo stesso lieto fine: non c’è grotta e loro reperti che, scoperta o scoperti, ai politici non facciano brillare quegli stessi occhi, dal Sud al Nord: valorizzare prima ancora di conservare! Cioè: depauperare, e se poi resterà qualcosa, tanto meglio, altrimenti… chissenefrega, per intanto qualcuno incassa!
Di solito questo è quello che succede per le opere e i siti della Natura, i suoi luoghi e le sue caratteristiche, che sia un albero, una grotta, un isola o una cascata: VALORIZZAZIONE! Che poi quasi sempre finisce per trasformarsi nella rovina o scempio della cosa o del luogo che si vuole valorizzare. Ebbene, è curioso apprendere che questo istinto o richiamo del denaro in spregio ai valori immateriali, sia addirittura stato già adottato verso la fine del XIX secolo. E dove dove se non in America, terra di libertà ma anche di capitalismo sfrenato poteva succedere? Successe infatti sul finire del XIX secolo, quando, in spregio ai diritti civili e alla privacy (unica scusante, il fatto che all’epoca di questi diritti pochi o nessuno ancora parlava!), di fronte alla proposta di spostare il popolo Apache guidato dal famoso guerriero Geronimo dalla zona poco salubre della Florida dove fu relegato, ad una zona più idonea, appresa la notizia subito vi si opposero i commercianti locali, che da quella presenza si erano resi conto fioccava danaro nella loro tasche! Ed ovviamente i commercianti furono subito spalleggiati dai politici delle loro lobby! Si erano infatti accorti che per poter vedere e fotografare i “terribili” guerrieri che avevano terrorizzato l’Arizona e il Nuovo Mexico giungeva gente da ogni dove; incolpevoli attrattori di quello che oggi definiremmo “turismo”, indifferenti ai diritti e alla privacy di quella gente.
Un business ante litteram! E quando si decise di spostare quella gente in un’altro luogo più salubre, indifferenti alla loro salute e dignità vi furono addirittura moti di protesta affinché ciò non avvenisse, ovviamente in questo subito spalleggiati dalla politica spicciola dei loro sostenitori! E questo perché, se spostati, i commercianti, quelli ufficiali e quelli improvvisati, avrebbero perso i danari che il movimento turistico creatosi alle spalle degli Apache stava portando nelle loro tasche! Un business, va detto, peraltro favorito anche dai poveri guerrieri divenuti commercianti a loro volta per vendere alla gente ninnoli e suppellettili vari, dopo che si accorsero che i turisti glie ne facevano richiesta; ed anche il terribile Geronimo, smesse le armi, si gettò sulla via del capitalismo!
Trattati poco più che bestie in uno zoo, fregandosene tutti dei diritti civili, dei diritti umani e dei doveri morali e della loro privacy. Fortunatamente le autorità superiori di Washington e dell’Esercito, giustamente se ne fregarono a loro volta dei loro (dei commercianti) diritti al business ed effettuarono comunque lo spostamento. Ecco, oggi per noi è sintomatico apprendere di quel fatto, perché è poi quello che succede da noi ogni volta che si parla di Parco o Riserva o luogo naturale che meriti una protezione, ma che il commercio e la politica vedono invece solo come business, fregandosene dei diritti della Natura. Anche in questi casi sempre dall’America abbiamo l’esempio dei loro primi Parchi Nazionali subito trasformati in attrattori di turismo e di dollari, per cui inzialmente furono gli stessi Parchi a stravolgere la bellezza ed integrità di una natura selvaggia che nell’intento originario si voleva sì conservare ma anche sfruttare turisticamente non pensando alle conseguenze (“Per il beneficio ed il godimento della gente”). Purtroppo constatando presto che per “valorizzare” la natura selvaggia, la stavano loro stessi devastando con strade ed alberghi ovunque. Un processo distruttivo basato sul business che, purtroppo, ha poi fatto storia e come un cancro si è esteso al mondo intero.
Fortunatamente almeno in America una reazione popolare portò poi alla formazione di un movimento “di gente sensibile” che, adottando l’Idea della Wilderness, vi si oppose con terribili battaglie in difesa dei luoghi selvaggi dei Parchi, alcune vinte ed altre perse, ma che finirono per far approvare dal loro Parlamento il cosiddetto Wilderness Act, la legge federale che ha imbrigliato il “valorizzazionismo” dei manager delle aree protette e dei politici affaristi che gli stavano dietro, costretti a far designare – e obtorto collo subire! – le parti più selvagge dei loro Parchi in intoccabili Aree Wilderness!
Ecco, fu la stessa sindrome che aveva portato il business a voler sfruttare turisticamente anche Geronimo e la sua banda di ex guerrieri, alla faccia dei loro diritti civili e al rispetto delle loro dignità. Anche in quel caso, ci fu poi una reazione dei “migliori” che, a loro soccorso, per inversa motivazione, crearono un movimento in loro difesa che costrinse il Governo a mantenere fede alla promessa che a quel popolo era stata fatta dall’esercito che li aveva combattuti e sconfitti, ma che i politici al governo non avevano mantenuto.
Oggi da noi, ma anche in America, hanno preso il posto di quei commercianti della Florida, quelli della riviera ligure (ma non solo), subito schieratisi a difesa dei diritti dei cosiddetti appassionati delle mountain-bike, attività spesso estremamente dannosa per tanti luoghi e la loro natura e per tanti altri fruitori della stessa; e questo solo perché porta loro soldi! Un’attività considerata anche “ecologica” da tanti perché non si utilizza un motore a scoppio come propulsore. Ed ecco che anche da noi i politici hanno subito sposato la loro causa, anch’essi interessati solo al danaro che l’attività attira, sebbene essa violi tutta una serie di leggi per la difesa della Natura, comprese quelle dei Parchi ed altre aree protette! Ignorantemente definiscono quest’attività, outdoor : per loro una gallina dalle uova d’oro! Solo che la gallina è la Natura; e a forza di fare uova d’oro finirà per schiattare, o… per trasformarsi in improduttivi capponi!
Ecco, la Natura come Geronimo ed il suo popolo, attrattrice turistica e di danaro alla faccia del suo diritto alla quiete e al rispetto; quel rispetto che, per gli utenti stranieri – che poi sono la maggioranza e i più danarosi! – nei loro paesi costringe i tedeschi, austriaci e svizzeri a venire a fare in Liguria quello che da loro gli è impedito di fare per rispetto delle leggi e direttive in materia ambientale.
Il problema è che vi sono diritti e diritti, e quando un diritto ne affligge un altro, è segno che qualcosa non quadra, e certamente a dirimere la vertenza non deve tanto essere il diritto ai soldi che un’attività rende, quanto il rispetto dei diritti dell’altra parte. Quindi, nel caso dei mountain-bikers esiste un solo compromesso che salva l’uovo e la gallina: possibilità di libero transito su strade e piste forestali, e poche e ben delimitate piste per le spericolate discese dei praticanti il “downhill” e simili che escludano ogni luogo possedente valori naturalistici incompatibili, ed in specie in aree protette; né più né meno che per lo sci da discesa possibile solo nelle poche e localizzate stazioni sciistiche.
Anni fa ci fu qualcuno di una forza politica oggi al potere in Regione Liguria che predispose una saggia proposta di legge sul fenomeno delle mountain bike.Una proposta legislativa magistrale che, detto in poche parole, quasi ricalcava quanto più sopra proposto e da anni caldeggiato dalla scrivente Associazione. Peccato che benché quella forza politica sia poi giunta al potere, di quella proposta di legge non si sia più sentito parlare!
Franco Zunino
(Segretario Generale AIW)