Draghi, variante omicron, corsa al Quirinale o quant’altro: cosa conta di più per il Vecchio a Natale? I conti natalizi che non tornano in un Paese che ostenta una certezza che rimane lontana.
di Antonio Rossello, con immagine di Igor Belansky
Anche questo Natale sarà pervaso da una forma di incertezza latente e greve, che si respira e si teme, ma ancor più lo sarà tutto il periodo a venire. I liberi pensieri di un Vecchio che assomiglia vagamente a Babbo Natale, ma non si sente tale. Nella difficoltà generale tocchiamo con mano rabbia e smarrimento, ma qual è la migliore risposta individuale per il Vecchio?
Il Natale, a conti fatti, è un’illusione in procinto di essere svelata. Capelli bianchi, barba folta e lunga, questo pensa il Vecchio. Il tempo trascorre, nemmeno lento, ma il problema fondamentale dell’umanità da 2000 anni è sempre stesso… amarsi. Soltanto ora è diventato più urgente, assai più urgente. Se oggi sentiamo ancora ripetere che dobbiamo amarci l’un l’altro, anche amare il nostro ambiente, vuol dire che ormai non ci rimane molto tempo. Ci dobbiamo affrettare. Sì, perché tra le tante cose che diamo per scontate, e che la crisi climatica, politica, economica, sanitaria…(globale?) sta mettendo a repentaglio, ci sono alcuni elementi imprescindibili per poter continuare a dare al Natale questo nome. Siamo consapevoli dell’impatto che il nostro comportamento, ha sui nostri risultati? Riflettiamo sul valore che vogliamo dare alle nostre azioni…, pensa il Vecchio, che potrebbe sembrare Babbo Natale, ma non lo è. E se ne compiace, siccome Babbo Natale rappresenta alla perfezione quel processo di «reductio ad mercem» di tutte le cose, compreso il Natale, che nasce ovviamente come festa religiosa. Poi, riflette su questa pandemia, che imperversa da quasi due anni e ci ha stravolto le vite, rendendole insicure, addirittura vuote.
E ci ha posto inermi davanti a tutte le cose, anche quelle a inanimate, come le montagne, i mari, le strade, ma di più, di più, il cielo, il vento, di più, le stelle, di più, le città, i fiumi, le pietre, i palazzi. Tutte queste cose che di per sé sono vuote, se non percorse dal movimento dell’uomo. Indifferenti all’uomo? pensa il Vecchio. Natale di indifferenza. Un Natale sospeso tra solidarietà e consumismo. Borse in rosso, Natale in perdita. Natale di paura, le nuove mutazioni del virus continuano a intimorire.
Spaventa la possibilità di ulteriori lockdown. La variante Omicron si diffonderà rapidamente in Italia, secondo i rilevamenti dell’Iss, basati sulla periodica flash survey che aggiorna sulla presenza delle varianti del Covid-19 nel nostro Paese. Affrettiamoci ad amare. Noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi. Affrettiamoci ad amare. Perché al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore, hanno insegnato al Vecchio. E in questo caso che cosa significa? Correre a vaccinarsi per la terza dose? Perché al di là di tutti regali che riceveremo, è questo che conta a Natale? Forse, pensa il Vecchio. Perché non esiste amore sprecato, e perché non esiste un’emozione maggiore di sentire che la propria vita dipende totalmente da un’altra persona, che non bastiamo a noi stessi. Serve a salvare noi stessi, gli altri e la nostra socialità.
Ad esempio, la possibilità di trascorrere insieme ancora natali sereni, spensierati come una volta. Naturalmente non si riferisce alla ricorrenza religiosa, né tantomeno alla figura di Santa Claus, cui peraltro solo vagamente somiglia, e a tutto il suo corredo iconografico, c’è di più. E non è scontato, con i numeri del contagio che salgono, e che continueranno a salire secondo le previsioni, i più autorevoli medici lanciano l’allarme e chiedono misure decise. Quando li avvertiamo, simili presagi si caricano improvvisamente di un significato drammatico, perché? Il Vecchio non sa rispondersi, a parte amaramente constatare che tutto ciò piuttosto contrasta con l’immagine mentale che abbiamo sedimentato nei secoli e che ogni dicembre viene puntualmente utilizzata come scenografia di pubblicità, film e decorazioni cittadine. Né potrebbe essere diversamente dal momento in cui i sanitari bocciano l’idea di aumentare i posti in terapia intensiva, denunciando la carenza di personale in grado di gestire i possibili ricoveri futuri, essendo pronti a scioperare.
Nell’allarme generalizzato che si è venuto a creare per le notizie non sempre complete apparse sui mass media, preoccupazione trapela anche dal governo. Il ministro Roberto Speranza, seppur constatando che l’Omicron non sia ancora così prevalente in Italia, conferma che ogni decisione sulle misure restrittive verrà presa a seconda dell’evoluzione del contagio da una cabina di regia a Palazzo Chigi presieduta dal premier Draghi e da un Consiglio dei ministri, entrambi previsti all’antivigilia di Natale. Il Vecchio suppone certe parole contengano un margine di cautela. Tutte le cose politiche, anche il fasciame di tutte le istituzioni, sono intrise di potere e il potere combacia con il calcolo di tutte le cose che si affermano. È la statistica, sì, la statistica, a fare da padrona a proposito di decisioni politiche ed economiche. Il Vecchio, che da giovane ha studiato, sa che una pandemia è rappresentabile con modelli matematici, perché il virus riassume la dinamica delle particelle nella fisica.
Non a caso la pandemia non ce l’hanno raccontata solo i sanitari, gli epidemiologi o microbiologi, ma anche matematici e fisici che elaborano dati, che rimangono però molto spesso inspiegati. Come tanti calcoli di ambizione: accaparrare i primi posti, essere in vista, far carriera, resta una grande preoccupazione anche in questo brutto periodo. In questa logica, dopo questo Natale, se non riapprezzeremo le tombolate ed i mercanti in fiera, avremo la corsa al Quirinale che prenderà vita e l’avanzata in Europa della variante Omicron può complicare, e non poco, il percorso del presidente del Consiglio Mario Draghi verso la successione di Sergio Mattarella alla guida dello Stato. L’Economist ha già incoronato l’Italia Paese dell’anno, grazie alla sua “competente e rispettata” leadership. Quadrare è detto di conti o calcoli, essere esatti è una dote pure a Natale.
Conta di più della cena con tanti dolciumi, della casa piena di buoni profumi e delle risate dei miei familiari, dei canti che salgono dagli altari. Il Vecchio non riesce però a capire se in tutto questo vi sia ancora un barlume della buona umanità che ci hanno data in dono quando eravamo piccoli. Ce l’hanno data in regalo, in dote, ed era un regalo così bello che lo abbiamo nascosto, come fanno i cani con l’osso quando lo nascondono. Più preoccupati dei conti natalizi che dei canti natalizi, molti di noi l’hanno nascosto così bene che non sanno dove l’hanno messo, ma ce l’abbiamo.
Comunque sia, molti tra Camera e Senato (e sono loro, e solo loro, a votare il Quirinale nel segreto delle urne) hanno chiesto, più o meno espressamente, a Draghi di restare, per gestire il pericolo che una ulteriore ondata può comportare non solo in termini di salute, ma anche per il trasporto e il consumo. Secondo i calcoli natalizi, c’è il timore concreto di un pantano politico. Chi terrebbe insieme la maggioranza dell’unità nazionale? Sarebbero messi a rischio anche i fondi del PNRR? Nella difficoltà generale tocchiamo con mano rabbia e smarrimento ed oggi, come sempre dopo ogni sconfitta dell’organizzazione collettiva, della nostra politica, la società nel suo insieme conosce un arresto in cui espone la propria fragilità. In essa si esprime il timore di perdere quello che si ritiene acquisito. La certezza del difficile presente aumenta il peso di ogni ipotesi del futuro. Ma insomma come faremo a resistere? Ma come fa a durare così?
Per il Vecchio è un altro mistero e nessuno l’ha mai capito, perché la vita è molto più di quello che possiamo capire noi. Per questo resiste, se la vita fosse solo quello che capiamo noi, sarebbe finita da tanto, tanto tempo. Il Vecchio allora torna all’impressione lasciatagli da una recente notizia, per la quale secondo il professor Matteo Bassetti, la variante Omicron non è nemmeno quella più pericolosa. Un problema potrebbero essere gli effetti ben più gravi da parte di varianti, non analizzate dagli scienziati, che sviluppatesi nell’est Europa, dove la situazione è fuori controllo. L’Unione europea non dovrebbe sottovalutare la situazione, intervenendo per fare qualcosa su quello che sta succedendo in Russia e nei Balcani. Se capiterà, per il Vecchio sarà soltanto l’ennesimo tormentone, a seguito del quale non si potrà ricordare l’ordine dei fatti e capire niente di chi fa cosa, ma malgrado l’assurdità del tutto che fa disperare dell’umanità, si finisce di leggere o ascoltare notizie e vien voglia di vivere. Ancora vivere, avendo soltanto in mente un’immagine fatta di tetti innevati, abeti addobbati, mute da sci e panettoni in tavola. Un’immagine sempre più difficile da sovrapporre alla realtà delle cose. L’atmosfera conta a Natale. Vecchio fuori ma non dentro!
Antonio Rossello
(con immagine di Igor Belansky)