Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Pornassio, grazie Pietro! Hai onorato il tuo paese


E’ mancato alla Comunità Pornassina Pietro Augeri, personaggio conosciuto per le sue doti culturali e apprezzato storico del nostro Paese , con particolare riferimento alla storia delle chiese e santuari locali e viciniori.

di Nello Scarato

Pietro Augeri studioso e scrittore di storia locale in una foto d’archivio di trucioli.it

Dopo un breve periodo in Seminario, conclude gli studi con la maturità classica e, da militare si congeda col grado di sottotenente degli alpini. Rinuncia alla carriera militare per assistere gli anziani genitori, diventa contadino e sacrestano nel lungo periodo della reggenza della parrocchia del compianto Francesco Don Drago e si dedica a ricerche storiche recandosi spesso a Genova per ricavare documentazioni rare e illuminanti sulle vicissitudini di questa Valle Arroscia.

Si interessa presso Le Belle Arti del restauro della lunetta frontale della parrocchiale; cerca di sollecitare presso le autorità competenti di Genova e Torino, la valorizzazione dei reperti della tomba di epoca del ferro di una fanciulla scoperta nel dopoguerra nel fondo valle di Pornassio, purtroppo a tutt’oggi ancora lettera morta.

Partecipa come autore, per le sue competenze, alla stesura di un pregiato volume intitolato “ Pornassio si racconta”, un’opera di affascinante lettura che comprende tutto lo scibile o quasi sulle caratteristiche di questo paese che fu tra l’altro teatro delle guerre per le vie del sale tra il Piemonte e Genova. Alla sua stesura hanno partecipato appassionati locali e noti studiosi come Giampiero Laiolo, Celestino Lanteri e Carolina Viaggio e altri.

A questo proposito devo dire, a titolo personale, che questa opera è stata di ispirazione per i miei libri e per la voglia di scrivere. Pietro leggeva i miei testi ancora in bozza e i suoi commenti erano sempre di grande acume e sincerità. Mi resta il rammarico che non abbia letto il mio ultimo romanzo “ Oliviero Gianan cronaca di una leggenda” di prossima pubblicazione, che lo vede benevolo coprotagonista. Come ho già avuto modo di scrivere, la terra gli sia lieve e il Cielo sia la giusta ricompensa per la sua Fede sincera e irriducibile. Ciao Pietro, amico mio! Grazie di tutto!

Nello Scarato

QUEI GIORNI, CON NOSTALGIA, NEL SEMINARIO VESCOVILE DI ALBENGA…

Albenga Seminario Vescovile. Nei riquadri da sinistra a destra, dall’alto in basso. Don Drago è stato anche parroco di Pornassio, mons. Ruffino (è stato parroco di Oneglia), mons. De Canis di Lavina (è stato parroco di Sant’Ambrogio ad Alassio). La terza fila: Augeri (Pornassio), Alberti (Realdo). Seduti a terra Corrado (Mendatica), Scarella (Pornassio), Bestoso (Stellanello).

Con il carissimo Pietro a Natale e Pasqua ci scambiavamo gli auguri, un appuntamento che ebbe inizio dagli anni ’80. Abbiamo avuto modo di incontrarci, in svariate circostanze, a Pornassio, a Ormea, ad Albenga, a Genova. In occasione della festa patronale quando don Drago non dimenticava di invitarmi e ospiti d’onore della giornata erano don Grasso, nostro prefetto alle medie, l’on. Adolfo, i sindaci di Mendatica Lantrua e di Pornassio Guglierame.

Un’occasione, per noi ex seminaristi, di rivivere lontani ricordi degli anni in Seminario, dal 1956.  Sveglia con la campanella alle 6 in punto, mezzora per le esigenze personali e rifare il letto. Mezzora di meditazione nell’aula di studio e di scuola, poi la Santa Messa, alle 8 colazione nel salone del refettorio a base di caffè e latte, gallette. Mezzora di studio, un quarto d’ora di ricreazione nel cortile, alle 9,15 inizio delle lezioni, durata di un’ora delle varie materie di studio. Poi il pranzo, mezzora di ricreazione, alle 15,15 ripresa delle lezioni fino alle 17,30. Merenda, ricreazione, studio, rosario, alle 19,30 cena, 20,30 ricreazione nei rispettivi saloni di gioco (calcio ballila e ping pong), alle 21,15 in camerata e ultima preghiera. Una volta l’anno tre giorni di esercizi spirituali. Il sabato pomeriggio o il giovedì la gita nei dintorni di Albenga. A luglio lunghe vacanze nella vecchia sede estiva del Seminario di Nava. Le escursioni a piedi sulle vette: Pizzo Conogli, Pizzo Revelli, Pizzo d’Ormea,  Marguareis, Mogioie, Bertrand, Monte Saccarello, Armetta, i forti di Nava.

Sfogliando l’album di vita terrena ho ritrovato foto degli anni anni condivisi con Pietro. Ne pubblico una di gruppo. Noi due frequentavamo i primi tre anni delle ‘medie’, poi quarta e quinta ginnasio, con la vestizione dell’abito talare che lui non fece per aver lasciato il Seminario.

Ho sempre scritto e ripetuto, forse alla noia, che le persone meritevoli, ancor più se  benemerite, miti, sagge, altruiste senza secondi fini, pur nella consapevolezza dei difetti, limiti, errori umani, vanno rispettate soprattutto quando sono in vita. L’ottima e sapiente penna di Nello Scarato ben descrive, riconoscente, chi è stato Pietro Augeri, pornassino dalla nascita, e che per anni ha assistito con immenso amore la mamma rimasta vedova.

Nel giorno tristissimo dell’abbraccio ideale, tralascio i pensieri di luttuosa circostanza per porgere un auspicio agli amministratori comunali di Pornassio, della Pro Loco, di oggi e di domani. Pietro anche da studioso di storia locale si è guadagnato una ricompensa morale, di leale servizio agli ideali, da tramandare ai posteri. Una stele, un cippo, una strada che porti il suo nome. La riconoscenza perenne per aver narrato anche ‘Pornassio si racconta’.

Anch’io caro Pietro mi avvio già da qualche anno lungo il viale del tramonto. Fiero ed orgoglioso di aver sempre coltivato un’amicizia sincera. Non so cosa ci aspetterà nell’altra vita. E se almeno le nostre anime potranno incontrarsi, rimanere unite nell’eternità. Ormai con sempre maggiore frequenza mi ritrovo a perdere veri amici, ora qua, ora là della Liguria e Basso Piemonte. Mio papà originario di Trappa (Garessio) dove nell’ossario comune si trovano i nonni. La mia tomba di famiglia nella natia Mendatica.

A volte la tristezza, non passeggera, pare prenda il sopravvento  per la perdita di tanti compagni ed amici. Scoraggiato, soprattutto, pur  senza arrendermi, nel rivisitare, come accadeva con Pietro, la disfatta senza fine della nostra vallata, dei piccoli paesi natii, dove l’orgoglio rendeva tutti più tenaci. E tu ad incoraggiarmi a resistere, resistere e tra i sorrisi quel detto ‘tanti nemici, tanto onore ‘. Quel rammarico intimo di parlare al deserto, di non essere stati ascoltati, di non essere riusciti ad avere la forza di smuovere le coscienze.

Una comunità senza memoria della sua storia non ha futuro ? Che dimentica la nostra appartenenza, la nostra genuina identità. Eppure molte cose fanno pensare che le bugie ripetute al popolo hanno un sapore più dolce come fossero un miele. Siamo arrivati al punto che il bugiardo affascina l’opinione pubblica, mentre noi giornalisti abbiamo il dovere di raccontare i fatti, le aspettative, gli impegni e le promesse non rispettate, l’incoerenza, approfondire e dare conto di dove siamo arrivati e perchè. E quanto da imparare dagli antenati per la nostra formazione civile. Basti pensare ai Caduti per la libertà vera e democrazia. I loro valori di testimonianza.

Ecco Pietro sul nostro letto di morte c’è anche questo e quante volte ne abbiamo discusso. Ora mi sento più solo, ma la battaglia del rigore, con immutata passione, continua forse con un pizzico di incoscienza, in difesa dei più deboli, di chi non ha quasi mai voce che conta, come accade da troppo tempo ai nostri compaesani, agli ultimi resilienti. (L.Cor.)

ERA IL 10 NOVEMBRE 2016, LETTERA A TRUCIOLI.IT

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO DA PIETRO AUGERI DI PORNASSIO

Ci tengo a precisare che il documento riguardante l’Ormeasco del 1303, non riguarda Pornassio, ma Cosio d’Arroscia. Per Pornassio valgono gli “Statuti antichissimi di Pornassio fino dell’anno 1298/99” da me rinvenuto presso l’Arch. di Stato di Genova; in essi non si cita alcun marchese di Clavesana che abbia dato l’ordine di piantare l’Ormeasco; la pena di morte con il taglio della testa era riservato alle capre trovate nei vigneti a dare danno … vi posso assicurare che i contadini non correvano questo pericolo.

La redazione: il testo è stato ripreso dal libro IL VINO DI DARIO BINI per la collana enogastronomica ‘Golosando tra Liguria Piemonte e Lombardia’ con il patrocinio della Camera di Commercio di Imperia. Grazie per l’utile precisazione ad opera di un valente, benemerito studioso di storia locale quale è Pietro Augeri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mmmmmmm

 


Avatar

N. Scarato

Torna in alto