Anche il ‘vecchio amico’ Antonio (Nino) se ne è andato. Ce ne stiamo andando uno dopo l’altro, una generazione che ha frequentato il tribunale di Savona dagli anni ’70 al 2000. Io cronista di giudiziaria, lui avvocato penalista e civilista, esperto di contenziosi per incidenti stradali. Negli negli anni ’70 anche vice pretore.
Un galantuomo, retto e franco, che non tradiva fiducia ed amicizia, onesto e alla buona. Persona semplice e riflessiva, scrupolosa, che studiava e ristudiava le carte processuali, i codici, evitava le sparate, le sceneggiate, le piazzate, non era insomma della scuola dei ‘tromboni’. Difensore di persone agiate ma anche di meno abbienti, di processi con vasta eco mediatica (Caso Brin con Gigliola Guerinoni e Geri, Teardo story) e altri centinaia e centinaia di routine che non facevano notizia anche se allora la cronaca giudiziaria fruttava molto più spazio ed era la più seguita. Molti casi delicati, anzi delicatissimi, da trattare con le pinze soleva ripetere Chirò. ” Vacci cauto” consigliava al cronista. Non diceva “qui te lo dico e qui lo nego” ma poteva accadere che : “ti dico le cose come stanno però fanne discreto uso”. Non era tra quelli che di fronte alle accuse, alle imputazioni, bisognava sempre negare o ammettere le inezie.
Chirò coerente con la sua fede al Movimento Sociale Italiano che non ha mai rinnegato o tradito, come testimoniano anche tanti post sui social (ripresi in solitaria da trucioli.it) dopo che aveva staccato la ‘spina’ dello studio professionale e si godeva la pensione, pur sempre interessato a quel mondo. Ed aveva gioito, raccontando, per lo scampato ‘pericolo’ di un insidioso ricovero da cui ne era venuto fuori con ottimismo. Invece.
Di Antonio Chirò non leggeremo più i suoi sferzanti ed istruttivi post, da scuola di vita e di storia, con una vasta platea di attenti lettori. La sua testimonianza professionale ed umana. Esperienze, realtà vissute sul campo da avvocato e da cittadino qualunque come soleva accentuare e sempre da simpatizzante e tifoso della destra sociale.
Ci ha lasciato portando con se tanti ‘segreti’ di una lunga e limpida professione che non l’aveva arricchito. Difensore di imputati di spicco, con processi importanti che sarebbe lungo e forse noioso riepilogare e solo in piccolissima parte citati.
Con lui ricordo il viaggio, andata e ritorno, a Roma, in treno, di notte, un giovedi, 10 giugno 1989, poi di sabato. Chirò difensore di un imputato al maxi processo Teardo. In Cassazione. I pronostici. Le confidenze della vigilia: vuoi vedere che c’è la sorpresa, rinviano gli atti alla Corte d’appello ? Cassano le condanne ? Il primo mini colpo di scena arrivò dall’arringa del procuratore generale che lamentava di aver potuto leggere gli atti solo pochi giorni prima. Chiese la condanna anche per associazione a delinquere di stampo mafioso per l’ attentato dinamitardo ai danni dell’impresa Damonte. Tesi accusatoria che non sarà accolta dalla Suprema Corte come negli altri due gradi di giudizio, come aveva motivato, a Savona, il giudice relatore dr. Vincenzo Ferro, presidente Gennaro Avolio, a latere Caterina Fiumanò.
Tanti particolari che si perdono nel tempo. Emerse, tra i retroscena, che anche al giudice relatore (il fratello di Aldo Moro) venne affidato il grosso malloppo da studiare ed approfondire solo una settimana prima. Misteri del ‘palazzaccio’. E in camera di consiglio pare ci sia stata ‘battaglia’ al punto che di fronte alla presa di posizione dei colleghi, il giudice Moro non esitò a minacciare la rinuncia a stendere le motivazioni della sentenza.
Con l’avv. Antonio Chirò, il foro di Savona rimane orfano dell’ultimo difensore penalista della vecchia generazione che per dirla in parole semplici, alla stregua di un comune cittadino, “andava per la maggiore”. Con imputati eccellenti o arrestati per omicidi e rapine allora il reato più diffuso, ma anche casi di sequestro di persona, estorsioni, concussione e corruzione. Prima di lui hanno lasciato la vita terrena e un ineguagliabile vuoto altri ‘maestri del foro’ soprattutto in
materia penale, quali Tito Signorile, Angelo Luciano Germano, Giovanni Russo, Nazzareno Siccardi, Giovanni Nasuti, Carlo Coniglio. A loro la storia di molti processi difficili ed eclatanti, basti pensare allo ‘scandalo dei prefabbricati‘ per il terremo del Friuli. La vecchia aula del tribunale di Savona ripresa nei telegiornali Rai (non c’erano ancora altre tivù nazionali) di prima serata. Prime pagine dei quotidiani nazionali e notiziari radio. L’allora giudice istruttore dr. Renato Acquarone, il collegio giudicante presieduto da Guido Gatti, a latere Gennaro Avolio e Fausto Meloni. (L.Cor.)
IL POST DELLA FIGLIA ANGELA – Sapevo che il mio papà era benvoluto da molte persone, ma vedere tanta gente
questa mattina per salutarlo, mi ha toccato profondamente il cuore.
Rita Sandomenico – Sono sicura che con i suoi insegnamenti continuerai sulla strada che lui avrebbe voluto