Mentre l’Italia annaspa alle qualificazioni per i mondiali, sovviene la bella performance agli europei di Wembley. Una squadra di draghi (l’Italia) e una educazione da lucertole (gli inglesi): l’Inghilterra non è più “Oxford”. “Educato a Oxford, Inghilterra”, già da tempo era più che altro un modo di dire, ma il senso dell’educazione inglese persiste almeno dal 1800. Nemmeno poi tanto, a pensarci.
di Sergio Bevilacqua
Nel mondo, figli di ricchi borghesi e di altre figure di censo e di buon senso si sono ispirati per due secoli a quello stile inglese. Ma nella storia umana, quel bon-ton, era stato prima francese, e le corti ne seppero qualcosa fin nella lontana Russia, ove tra l’altro, la lingua distinta era appunto la langue-d ’oil. Ancor prima di ciò, lo stile di riferimento era italiano, con l’opera principe della civiltà moderna sulle regole d’educazione, il “Galateo”, di Monsignor Giovanni Della Casa, della metà del XVI secolo. Tale opera è ancora base grazie alla limpida esposizione di gran parte dei concetti di buon senso che guidano tutta l’educazione, anche la più forbita.
Allo stadio di Wembley, Londra, Inghilterra, al termine della partita di calcio finale europea Inghilterra-Italia, mi sarei aspettato che il Primo Ministro inglese dopo la partita raggiungesse il Presidente della Repubblica Italiana per congratularsi della vittoria… Mi sarei aspettato che insieme scendessero in campo per salutare i giocatori. Mi sarei aspettato una dichiarazione sorridente del Principe William circa la bellezza della competizione e, anche da parte sua e famiglia, un omaggio, perché no, a Sergio Mattarella che, a 80 anni di età, ha presenziato alla manifestazione.
Mai avrei immaginato che i calciatori inglesi si strappassero di dosso davanti alle telecamere le medaglie del secondo posto: in quel momento si rappresenta una nazione, si mette in mostra il carattere di un popolo, la sua dignità, la sua capacità di accettare il verdetto. I gesti pubblici sono profondamente importanti, e anche di essi è fatta la Storia… La squadra dell’Italia ha vinto con merito sportivo, non ha “rubato”…
Gli italiani avrebbero agito diversamente al loro posto, di qualunque parte politica, perché agli italiani manca l’idea del suprematismo. E quindi noi, l’Europa e la sua Italia, siamo il futuro, loro sono il passato. Ed è giusto allora che abbiano perso. Lasciando a noi come bottino anche il loro concetto di fair play.
Italia e Spagna (eccezionale la figura di Luis Enrique), popoli dell’Europa, e del Sud dell’Europa, disprezzata dalla Brexit, hanno dato una grande lezione di stile, di civiltà e di futuro.
Eppure una volta si diceva: educato ad Oxford… Altri tempi!
Ora elencherò i titoli dei capitoli della citata opera sopra di Giovanni Della Casa, il “Galateo”, che ho ripreso da wikipedia, avendo controllato sul testo, che possiedo, e poi ripulito da ciò che presentava inutile complicazione. Leggete con appena un po’ di attenzione, e vedrete che regge ancora oggi, a circa mezzo millennio dalla sua stesura, avendo attraversato tutta l’età moderna, quella figlia del metodo sperimentale e della rivoluzione scientifica, tecnologica, industriale, economica, sociale e di costume che ci ha portato qui, all’apertura di un’altra era: il Globantropocene mediatizzato.
Ecco i titoli dei capitoli del “Galateo”, quasi letterali:
1. Ideale di vita: i buoni costumi sono utili alla società
2. Le azioni si devono fare non a proprio arbitrio, ma per il piacere di coloro con i quali si è in compagnia
3. Esistono cose brutte da non fare o nominare
4. A tavola: modi dei commensali e del personale di servizio
5. Comportamenti da tenere in compagnia degli altri
6. Bisogna adattarsi alle usanze degli altri nel modo di vestirsi, di tagliarsi i capelli e la barba
7. Non avere a tavola modi violenti o noiosi o sconci
8. Utilità della ritrosia, ma senza eccessi
9. Gli uomini non devono usare modi vezzosi come quelli delle donne
10. Evitare argomenti che non interessano o temi sottili difficili da capire
11. Condanna dei bestemmiatori
12. Contro i millantatori e i bugiardi o coloro che si vantano
13. Sul linguaggio da tenere durante la conversazione: chiarezza, onestà; evitare parole sconce o dal doppio senso o le cerimonie fatte per tornaconto o per adulazione
14. Conclusione contro l’essere cerimonioso, perché degli uomini malvagi e sleali
15. Sulle cerimonie per debito o per vanità – le cerimonie imposte dalla legge da usare tenendo conto del luogo e delle usanze
16. Non usare cerimonie fuor del convenevole per non essere vanitosi
17. Le persone schifano l’amicizia dei maldicenti – condanna dell’eccesso del dare consigli
18. Bando agli scherni e alle ingiurie – occorre saper fare bene le beffe
19. Sui motti di spirito
20. Il conversare disteso deve rappresentare le usanze, gli atti e i costumi
21. Sul linguaggio da tenere durante la conversazione: chiarezza, onestà; evitare parole sconce o dal doppio senso
22. Prima di parlare bisogna sapere cosa dire – il tono della voce – scelta delle parole dal miglior suono e dal miglior significato
23. Lasciare che anche gli altri parlino – non interrompere qualcuno quando parla – il troppo dire reca fastidio, il troppo tacere odio
24. Il costume e la ragione sono i maestri per porre freno alla natura – l’educazione deve essere impartita fin nella più tenera età
25. La bellezza femminile: opportuna misura fra le parti verso di sé e fra le parti e il tutto
26. La bellezza è armonia: anche il vestire deve essere armonico
27. Fuggire vizi come lussuria, avarizia, crudeltà – ogni azione (vestire, portamento, camminata, parlata, stare a tavola, ecc.) deve essere armonica.
Italia, 1550 circa.
Sergio Bevilacqua