Rumpi e streppa – Pagina pastonata de « Il Secolo XIX »- I volti e i nomi – L’arduo italiano di Livio – La solarità dell’aggrappata Sonia – Ripamonti dissaldato dalla poltrona sgruggia nel Botteniga ? E Rolletti ?
La pagina 20 de “Il Secolo XIX” –Savona-Provincia- in data 7 giugno 2013 ha allietato, oltre ogni dire, il tempo che dedichiamo a cotali letture, con l’attenzione, la concentrazione e, perché no, la simpatia dovute.
Spesso il vetero-compagno Pistarino ci redarguisce: Ti sarvi tütti, ci dice. Non è vero, egli, come sempre, esagera. Però si voglia considerare se titoli drammatici, alla “Rumpi e Streppa”, come: ” Il modello Letta spacca il PD”- “Il nuovo asse Vazio-Sasso per la Provincia lacera il partito democratrico”- “Sconfitte e Anarchia”- “La Lega si aggrappa…” ecc. cui sottostanno le fotografie di un Vazio ridente, di un Vaccarezza subridente, di una Viale radiosa, di un Parodi e un Sasso seri ma composti, abituati come siamo a Grillo che sembra Danton prima della ghigliottina, a una Santanché dal tirato, amaro sorriso, alle divergenze di Gasparri e di Alfano, si consideri or dunque, dicevamo, se, in fondo, detti contrappassi non debbano stimolare in noi un moto di simpatetico, vitale, ligustico afflato. Ciò soprattutto alla luce che, dopo l’11 giugno, proviene dal Far-West ove, a sua insaputa, l’onorevole Scajola è rimasto senza oxelletti.
Dobbiamo però esprimere una modesta ma ferma critica alle modalità con le quali si sono sottoscritti in grandi caratteri i medaglioni fotostatici, “I volti del dialogo”.
Per Vazio: “L’onorevole che ‘pensa’ ad Albenga”- molto meglio: L’ONOREVOLE CHE PENSA” – è sorprendente, ma basta e …avanza!-
Per Vaccarezza: “Il Presidente con lo sguardo al futuro”- molto meglio: IL PRESIDENTE CON LO SGUARDO- per la semplice ragione che, per le Province, di futuro non ce n’è.
Per Sasso: “Il Consigliere che ha fatto da mediatore”- molto meglio: IL CONSIGLIERE CHE HA FATTO- la mediazione ha sapor di maneggio…
Noi non sappiamo se l’insieme composto dal copioso fondo principale della pagina a cura di Mario De Fazio, da quello sottostante dedicato alla Lega che si aggrappa, illustrato dal bel volto di Sonia Viale (ma guarda un po’ se una signora così deve appartenere alla Lega!) sempre di De Fazio, nonché dall’intervento di Livio Di Tullio, di spalla, possa definirsi, giornalisticamente, un “pastone” nel senso assunto a suo tempo da Enrico Mattei. In ogni caso, a nostro avviso, guardando alla sostanza, lo è.
Il pezzo in cui si descrivono i contatti, gli organigrammi prevedibili in vista delle comunali del prossimo anno, redatto col gusto di De Fazio, ha un innegabile sapore umoristico. Consideriamo infatti le promiscuità delle proposizioni nelle quali, in primis, si argomenta di “modello Letta”, quindi di Albenga come “epicentro di una scossa politica” (chi gliel’ha data lo “Spedizioniere” o il “Fornaio” ?), di Palazzo Nervi come “laboratorio politico”, di Vaccarezza che dopo Alassio e Carcare “vuole passare all’incasso”, di “rimpasto” per scaricare un po’ di Lega dalla Giunta Provinciale, della “guerra tra bande” nel PD, del “beneplacito” di Federico Berruti per Nicoletta Negro renziana, dell’asse Vazio-Sasso per “togliere di mezzo la sindachessa leghista Rosy Guarnieri” detta la focosa ( ohilà, salviamo, per piacere, la quota Rosy, soprattutto adesso perché
se a Treviso la Lega
nel Botteniga annega,
nelle acque del Centa
Rosalia non è spenta!),
operazione ben vista da “Renato Zunino, ex triumviro (sic!) e sindaco di Celle (capirai!)”, del “tappo che salta perché Marco Russo storce il naso”, infine di “Vazio che resta isolato (sulla Gallinara?) e ci sarebbe “un intenso odore di incenso, pardon , di inciucio”. Si dipana così una copiosa narrativa, tra ammiccamenti e sogghigni. Sembra una pochade provenzale di Marcel Pagnol; mi dicano i nostri quattro lettori se non c’è da morir dal sorridere.
Ma non è mica finita lì. Con una poderosa spallata interviene Livio Di Tullio. Egli si esprime faticosamente, per chi legge. Superato con solidale sentire il primo periodo, siamo caduti nel secondo che, con le giocate ferme a soli due Comuni, ci ha subito rammemorato i campi di calcio periferici, polverosi e stravolti, ove si spese di noi la miglior parte nei desolati anni cinquanta.
Passati poscia dalle dinamiche locali alle strategie provinciali, ci ha inchiodati, increduli, al foglio un periodo dalla complessa triturazione linguistica, dove il “che” congiunzione prelude a un “che” pronominale, strappato come un pizzicato di violino prima dell’arcata sulle corde vuote: “La mia opinione è che era un’operazione che si poteva fare.” Proseguendo, il Nostro vuole il Congresso (ha ragione) e polemizza: tensioni, la destra gongola, non si capisce chi fa cosa, basta aspettare non si capisce
cosa.
Se Egli non capisce, figuriamoci noi ! Ma…
Ma
per fortuna
che c’è il buon Paolo
ch’alla poltrona non é ben saldo,
è un Ripamonti di simpatia
e un assessore lo può dar via.
A proposito di assessori, ma perché il Carroccio, che oramai con nostro gaudium magnum scarroccia dappertutto, a Varazze ha espulso Rolletti ?
Ripamonti, suvvia! Prima di cadere dalla vacillante poltrona e perdersi in mezzo alla scassata truppetta cornucopiata, con nostro avverso e però cordiale viatico, almeno questo ce lo voglia dire.
BELLAMIGO