Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Alassio inaugura la stagione delle sagre
Cinghiale savonese, carni e trippe nostrane, pesce del Mar Ligure, tagliatelle casalinghe


Alassio settima  Sagra dell’Oratorio Don Bosco. Trucioli.it lo scorso numero ha pubblicato un servizio sulle sagre e feste gastronomiche super inflazionate nel savonese e nell’imperiese, a fronte di statistiche che, per la stagione estiva 2019, indicano 3 mila assunzioni in meno nel settore ristorazione, turismo e commercio. Il tema ‘sagre’ e potenziale ‘concorrenza’, sleale o meno che sia, non è questo che ci interessa, semmai pone la necessità di una regolamentazione promessa da troppi anni. Qualche Comune (vedi Loano) pone un limite in altissima stagione, senza alcun freno, anzi c’è un aumento. In campagna elettorale nessuna domanda e nessun interesse dei media (che hanno il ritorno pubblicitario) e delle forze politiche. Le associazioni di categoria si sono spese con dichiarazioni e ultimatum. Le parole restano tali

COMUNICATO STAMPA – Per il settimo anno consecutivo l’Istituto Salesiano Don Bosco di Alassio organizza la Sagra dell’Oratorio!!

Il menu della sagra all’oratorio don Bosco 2018. Prezzi convenienti e che non sono soltanto apprezzati da chi deve badare al bilancio famigliare. Tra l’altro l’oratorio è meta, come abbiamo anche fotografato, di persone bisognose che a pranzo fanno un pasto grazie alla carità

Il 31 maggio e l’1 e 2 giugno 2019 potrete degustare penne allo scoglio, tagliatelle al ragù di cinghiale, salsiccia, braciola e pesce spada alla piastra, seppie in umido, totani fritti, trippa, coniglio alla ligure, sarde ripiene, pan fritto, … e molto altro ancora. Nel vero spirito salesiano ad accogliervi troverete giovani e amici dell’Oratorio che si occuperanno interamente del servizio al tavolo e dell’intrattenimento dei bimbi. Posti a sedere anche al coperto. Nello stile educativo di Don Bosco vi aspettiamo quindi numerosi dalle ore 19.00 in avanti per trascorrere insieme un piacevole momento conviviale. –

COMMENTO – Abbiamo assistito imponenti, pur senza venire mai meno al nostro dovere di informare, pur con i limiti del volontariato e della solitudine, alla morte di centinaia di piccoli e grandi esercizi alberghieri famigliari. E da qualche tempo la ‘mattanza’ sta mietendo vittime nel mondo del commercio, della ristorazione (pizzerie incluse e bar). Abbiamo consapevolezza di centinaia di esercizi pubblici che non riescono a far fronte alle spese generali (affitto, tasse) e ai costi del personale, nonostante siano  numerosi i locali che possono sbarcare il ‘lunario’ ricorrendo a personale, spesso in ‘nero’, nei fine settimana.  Pratica magari utile e conveniente ad ambo le parti in causa. Verissimo c’è un’inflazione di bar, favorita da aziende del caffè che forniscono in comodato buona parte della attrezzature. Aprire un bar, oggi mini ristoranti e tavole calde – fredde,  è cosa abbastanza semplice. Vedi la girandola di aperture. Come vada a finire nessuno lo racconta, a meno che non si tratti di locali ‘storici’ e rinomati, casi eclatanti. Ogni anno, in un crescendo costante, almeno 20 -25 % cambia gestione, a volte sotto una nuova insegna. Alcune decine sono le aziende. tutte a conduzione famigliare, che falliscono o cessano lasciando debiti. Negli stabilimenti balneari da anni, con la diffusa apertura di bar e ristoranti, si è passati alla pratica, da parte del titolare dei Bagni, di dare in affitto stagionale il comparto, a volte chioschi, altre volte locali ben arredati, accoglienti, capaci di fare ‘sana concorrenza’ diciamo al centro città.

Le associazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti (non abbiamo dati di quanti siano gli iscritti), di fatto non pare abbiano il polso della situazione.  Hanno smarrito la loro funzionare di tutela. Un sindacato debole nei fatti e nei risultati. I nemici non possono essere individuati unicamente nelle sagre, con una media di 8-12 nei Comuni maggiori,  due, tre, quattro, nei paesi. Si aggiunga che si tratta di manifestazioni affidate al volontariato, i cui ricavi sono destinati diciamo a fini benefici, assistenziali, culturali (?). Senza una virtuosa regolamentazione, non solo sul numero, soprattutto sui contenuti gastronomici, dai prodotti della terra e al nostro mare, alla valorizzazione agricola e silvo pastorale.

Da una parte si finisce per danneggiare il tessuto del commercio e ristorazione, privando gli operatori annuali di notevoli introiti che finiscono alla sagre (si va da incassi di 30/40 mila euro, fino ai 300- 350 mila euro), dall’altra non si crea un valido indotto a beneficio  dei segmenti produttivi ed artigianali. Si aggiunga che si sta pure scivolando verso la dequalificazione generale degli appuntamenti enogastronomici, anche quelli che un tempo erano considerati fiore all’occhiello. Una conseguenza del fatto che si punta sui numeri e sugli incassi, a scapito di altri fattori ‘nobili’.

Ormai le sagre e le feste gastronomiche degne di questo nome si possono contare sulle dita di una mano e meritano tutta la considerazione ed il sostegno possibile. Iniziando dai ‘media’ locali che distribuiscono ‘eccellenze’ a pioggia. Ma nella grande baraonda di appuntamenti culinari estivi che iniziano già con la primavera e si protraggono fino alla stagione invernale della castagne, il marasma della dequalificazione fa strage del buon senso e buona nomea. Di pari passo con i danni a commercianti ed esercenti, sempre più soli, indifesi, in difficoltà a far quadrare il bilancio annuale. E se qualcuno avesse qualche dubbio, magari navigando su siti dove scrivono e danno giudizi anche i turisti, ci si può fare un’idea dell’abisso in cui si sta scivolando nell’indifferenza galoppante. (l.c.)

 

 


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