Sono diventate più carine, dopo sagre, la denominazione che prenda campo è ‘festa…..’: della ‘torta verde’, ‘torta di riso’, e ‘trippe alla ligure’, ‘maialino arrosto di Sassello’, ‘buridda d’Oneglia’, ‘lumache alla verezzina’, ‘formagetta di Caprauna’, ‘porcini fritti di Calizzano’, ‘fiori di zucca d’Albenga’, ‘polpette ai frutti di mare’, ‘frittatine erbe selvatiche’. ‘pesche di Ortovero’, ‘ciliege di Castelbianco’, ‘cinghiale e patate fritte’. Ma non sorride, stride, il mercato del lavoro stagionale in Liguria, ha scritto Matteo Dell’Antico sul Decimonono di lunedì 20 maggio. Poco male si direbbe visto che nessuno, in questa campagna elettorale per le comunali, pare si preoccupi dell’inflazione senza freni inibitori degli appuntamenti cibari dell’estate. Crisi di posti di lavoro a fronte di boom senza tregua, nonostante i puntuali annunci annuali anti sagre. Grida di dolore di esercenti e commercianti rigorosamente replicate in stile notarile. La pubblicità è l’anima degli editori. La sensibilità emerge pure nella campagna elettorale: nessun cenno specifico nei programmi e nei confronti – dibattito. Zitti.
Eppure sia benvenute le sagre di autentica qualità, di vera valorizzazione del prodotto locale (dal produttore, al commerciante, al consumatore), delle vere (non fasulle) eccellenze del territorio. Se poi la crisi del commercio persiste c’è chi propone una ricetta ad hoc. Diano Marina, comune retto a furor di popolo da Giacomo Chiappori, cacciatore, ex parlamentare della Lega ai tempi di Bossi. Titolo del Secolo XIX del 3 marzo 2019: “Diano, mossa anticrisi, niente Tari per tre anni a chi apre un negozio o un’attività imprenditoriale e creare nuovi posti di lavoro”. Oltre i confini nessuno ha copiato, né ha trovato posto nei programmi elettorali. Si sono dimenticati?
L’assessore regionale al turismo Gianni Berrino, sanremese, candidato alle Europee con Fratelli d’Italia, fa un annuncio da brodo di giugiole: “ Il turismo si incentiva e si qualifica eliminando la Bolkestein e sull’attrattività della Liguria”. Annuncia al cronista esperto Mario De Fazio: “Più fondi per il turismo dalla prossima programmazione settennale “. Nel 2020 si rinnova il consiglio regionale e se sarà eletto al Parlamento di Strasburgo, Berrino lascerà in dote una borsa della spesa in ottimo stato. Non solo, per migliorare le condizioni economiche dei liguri, sostiene: “Basta a immigrazione incontrollata semmai spiagge sicure e libere da mercanti abusivi, poi serve valorizzare l’agricoltura e la pesca nei singoli territori”.
Per fortuna hanno pensato, tutti insieme, a non perdere l’occasione degli introiti dall’Imposta di Soggiorno che nella stragrande maggioranza dei comuni costieri liguri stanno applicando. E i risultati non tarderanno ? Del resto, sarà vero che nel ponente ligure c’è ormai la corsa ad investire in nuove strutture alberghiere ? A far partire le aree alberghiere con investitori liguri e foresti che bussano uno dopo l’altro, una quasi processione. C’è da piangere e non ridere.
Ecco, dunque, il binomio vincente 2019: sagre, tante sagre, e Tassa sul turista. E l’evasione dell’ Imposta nelle seconde case ? Possibile che accada quanto titola a tutta pagina, venerdì’ 10 maggio Il Secolo XIX Imperia e Sanremo. ” Tassa si soggiorno una giungla di regole. Federalberghi: Serve uniformità in tutto il Ponente Ligure, coordinare i sindaci per parificare le varie tariffe comunali. Tante differenze su entità e destinazione dell’imposta, tra esenzioni e applicazione. Il Patto stipulato in Regione prevede in modo esplicito la non concorrenza tra località”. E Savona più virtuosa ? Albergatori e sindaci uniti nel bene comune. E i Comuni costieri che confinano e non applicano il balzello ? Hanno disubbidito e non si sono allineati alle linee guida di Toti – Berrino – Vaccarezza ? Manco a dirlo solo a favore delle categorie turistiche.
Partiva con una buona carica di ottimismo l’estate 2014 in Liguria e più in generale in Italia. Parte con una buona dose di illusione la stagione di mare e di montagna 2019. A dare speranza (nel 2014) i flussi stranieri che si leggeva sui media “promettono un’ulteriore crescita di arrivi e spesa dopo un buon 2013. I tour operator sono ottimisti…”.
Perchè hanno ignorato l’incentivo e valore aggiunto, al turismo e al commercio in genere, delle feste paesane a suon di banchetti gastronomici popolari e le immancabili prelibatezze che si possono gustare, a prezzi convenienti. Perchè non citano gli “agriturismi festival per il rilancio della cucina bio” ? Le sagre fanno concorrenza al settore ristorazione e bar. Chi lo dice ? quei due presidenti provinciali Confcommercio in carica da quando portavano i pantaloncini corti, si fa per dire. E chi può certificare che le sagre non producano posti di lavoro ? a meno che non facciano riferimento all’esercito di valorosi volontari. Al buon esempio del senso di comunità che almeno trova una casa sicura.
Non sappiamo quanta merce viene acquistata da agricoltori e produttori liguri, artigiani del ‘buon cibo’ piuttosto che da grossisti e supermercati che praticano favolosi sconti, super occasione se si ricorre a merce prossima alla scadenza, comunque certificata. E le buone usanze delle prelibatezze nostrane dall’A alla Z ? Purtroppo le normative sanitarie pongono moltissimi limiti e addio ‘piatti casalinghi’. E se anche la componente ‘sagre &feste culinarie’ avesse effetti realmente positivi sul trend occupazionale estivo ? smentendo le cassandre. In Liguria non pare siano arrivate le società che assumono con contratto di ‘trasferta‘ e ‘trasfertisti’;e consentono di risparmiare fino al 50 % del costo di lavoro di cui in parte ne usufruisce l’operatore turistico o commerciale, e una buona fetta rimane in tasca a queste ingegnose società sulle quali stanno indagando le autorità statali preposte. In qualche caso scoprendo ingenti evasioni nei contributi previdenziali e fiscali.
Leggiamo un altro titolo sul Secolo XIX: ” Olio e muretti a secco l’orgoglio del Ponente al Parlamento europeo, con cibo e cultura, elemento centrale di rilancio del turismo”. Sagre e feste del ‘buon mangiare’ per tutti i gusti. “Io impazzisco – risponde ad una domanda del giornalista Marco Menduni il re di Slow Food, Carlo Petrini – se mi si mette nel piatto l’olio di oliva taggiasca”. C’è chi sostiene che sia di casa in gran parte delle preparazioni culinarie delle sagre. E aggiunge: “Guai a perdere la piccola pesca perchè è come distruggere la nostra storia, il nostro territorio, la nostra identità”. Basta e avanza, non era più il caso di chiedere se dall’alto della sua autorità era inclusa la ‘ricetta più sagre, più identità, più turismo di qualità’.
Basta e avanza. Nessun allarmismo anche se in un solo trimestre (2019) la provincia di Savona ha perso 198 negozi. Hanno cessato 67 attività agricole. Eppure le campane della Regione Liguria sono all’insegna dell’ottimismo, col turismo stiamo andando bene, con un 3% in più di presenze nell’ultimo trimestre. L’economia è in netta ripresa. Forse arriveranno altri dati in cui si dimostra che tra chiusure ed aperture non va poi così male.
Chiudono perchè non saranno eccellenze del territorio da esporre in ogni sede. Un termine che più inflazionato di così non si può. Un cronista (autorevole) a Imperia Tv in ogni collegamento dalle sagre e feste a tavola, meglio se accompagnate da ‘investimento pubblicitario’ utile agli editori e a chi ci lavora, non smarrisce mai il suo certificato di garanzia, con l’attestazione ‘eccellenza’. Più squisita, genuina e naturale di così non si può . Eccellenze che nascono come i funghi e c’è da essere orgogliosi. Siamo finalmente o semplicemente sulla strada giusta del rilancio in ogni dove. Con i giornalisti esperti di cucina autentica. Docenti in qualche caso.
Tante sagre alla “vu cumprà” ? Con tanto di titoli accattivanti sui media cartacei e on line. Sagra di sapori liguri. Sagra della nonna. Sagra della cucina ligure. …delle specialità liguri…. piatti della montagna ligure, piatti della tradizione marinara ligure. Festival dei prodotti freschi di campagna…. Golosità fatte in casa. Ravioli di ‘nonna Maria’. La frittura di acciughe liguri. Maxi grigliata di pescato del Golfo Ligure. Trippa in umido specialità della Confraternita di San Giovanni. La “Testa in cassetta di Sassello”, niente scherzi è artigianale da sempre. Purtroppo non abbiamo dati aggiornati di quale sia la partecipazione della componente straniera e quali le specialità predilette nelle sagre.
C’è pure una notizia rassicurante. Hanno rinunciato alla ‘….specialità di rane fritte e impanate‘. Non alle ‘anguille in umido‘ che popolano i nostri torrenti, come ricordano il competente- tecnico assessore Stefano Mai, ex sindaco del marchesato di Zuccarello.. E ancora al “Mercato dei mirtilli e lamponi nostrani”.
MA NON CROCIFIGGIAMO IL DR. CARLO SCRIVANO
Sarà anche o solo per questa ragione che le ‘sagre’ o le feste acchiappa residenti e soprattutto turisti, non sono nel lista dei temi elettorali, degli scontri e delle ‘risse’ a distanza. Ci sarà una ragione se ci troviamo da lunga data con questo blog, piccolo e nero, a sostenere che con le sagre a gogò rendiamo un pessimo servizio ai ristoratori, agli esercenti, al turismo che ha soprattutto bisogno di qualità e non di quantità (ma tutti d’accordo a parole).
In perfetto predica bene e razzola male. Intanto la gente dimentica e l’informazione tira dritta. Perchè stupirsi più di tanto se ci troviamo con qualche migliaia di posti di lavoro in meno nella Liguria che primeggia nell’Italia delle spiagge quanto a presenze ? Non sarebbe utile primeggiare nell’ammontare della spesa giornaliera, pro capite, della vacanza ? Non sarebbe saggio promuovere ‘sagre’ e ‘feste culinarie’, della tradizione marinara, collinare, montanara, in un’ottica comprensoriale ? Anzichè fare a gara nei numeri e nella quantità – peso dei prodotti serviti come confermano le cronache con dichiarazioni degli organizzatori. Evitare che in un giorno, nel raggio di pochi chilometri o nella stessa vallata, si svolgano più appuntamenti festaioli .
Oppure hanno ragione coloro che quando la Riviera e l’entroterra sono a tappo, due mesi all’anno, c’è ‘ciccia’ per tutti. E bisogna ringraziare, ammirare la marea di volontari, che collaborano all’evento. Sotto le stelle, nei caratteristici borghi antichi, negli spazi risparmiati dal cemento, nelle opere parrocchiali, sul lungomare.
C’è la politica, con i saggi amministratori comunali che invocano l’esempio del buon padre di famiglia. Ci sono le Pro Loco; a proposito ne abbiamo contato oltre una decina tra savonese e l’imperiese non tengono aggiornato neppure il sito internet, non rispondono per mesi alla posta elettronica, qualche presidente pare sia fantasma, solo di facciata.
Cosa ci raccontano i dotti e sapienti programmi elettorali 2019 ? Se ce ne fossimo dimenticati uno che si richiama alla valorizzazione delle ‘sagre’ e dintorni fatecelo sapere, lo comunicheremo al gruppo ‘giornalisti d’inchiesta’ di IVG.it (Il Vostro Giornale) che galoppa ormai a 70 mila contatti giornalieri. Una conquista di civiltà savonese: cittadino informato, cittadino fortunato che, a sua volta, eleggerà una classe dirigente all’altezza dei compiti assegnati e usciremo finalmente dalla lunghissima stagione di crisi.
Le associazioni di categoria ? Abbiamo in archivio oltre 35 anni di prese di posizione, dichiarazioni, comunicati anche belligeranti dove emerge siano quasi sempre gli stessi a ‘tirare il carro’ e i risultati si vedono. Esiste un virtuoso circuito tra ‘mercato pubblicitario‘, l’informazione, organizzatori di sagre e feste della cucina. Un business alla luce del sole. Più manifestazioni, più pubblicità e si sa quanto ce ne sia bisogno in un mercato pubblicitario (italiano),
Non sempre il peggio vien per nuocere. Mille o duemila occupati in meno non causano allarme sociale. E poi chi lo dice che le due- tre sagre (e feste della cucina) per i comuni più piccoli, fino a 13 – 17 delle città costiere, contribuiscano a danneggiare ristoranti, pizzerie, bar, commercianti. Chi lo certifica ? Cosa conta nella realtà economica e sociale un mini blog alla trucioli o truciolini ! Perchè il ‘mercato della politica e dintorni’ tace e fa finta di nulla ? E i temibili giornalisti evitano l’argomento nelle loro domande elettorali con sale super affollate ? Una promessa ci sentiamo di farla, vecchiaia e salute permettendo: continueremo in solitudine nel ruolo forse più scomodo per chi fa giornalismo di provincia. A farsi molti ‘nemici’.
Con ‘avanti sagre‘, c’è posto, non si andrà da nessuna parte, se non continuare a leggere sulla rassegna stampa, un déjà vu che i più dimenticano. Con i soliti immaginari che guardano anche indietro per imparare dalla storia di cosa accadeva e dove siamo arrivati. Sagre avanti tutta. Chi vince e chi perde. Forse siamo in buona compagnia a leggere numeri, cifre, statistiche (l.cor.)
QUALCHE ARTICOLO DELL’ARCHIVIO
Un anno fa rovente polemica: Caldana, Scrivano, Boffredo. Cosa è cambiato?
La frittata delle sagre, in salsa “riso amaro”
di Luciano Corrado
Rane, anguille, lumache sono piatti nostrani ? E le forniture di quintali di prodotti dei pastifici semi industriali? E le tonnellate di “surgelati”, spesso fondi di magazzino? 240 feste in estate nell’estate savonese di 11 anni fa. Oggi forse sono raddoppiate.
Lettera aperta all’assessore Scrivano”. La data è del 17 agosto 2008. La firma è di Aldo Caldana, albergatore a Pietra Ligure e ristoratore, a Borgio, in quello che per anni fu il tempio della cucina tipica di Verezzi. Specialità: lumache nostrane alla verezzina, soprattutto. Con l’inimitabile scià Gina, Virginia Balocco storica titolare del Bergallo, oggi “Antica Osteria Saracena” Bergallo. Con nuovi proprietari. I buongustai arrivavano da mezza Liguria, dal Piemonte, dalla Lombardia. Nei fine settimana senza prenotazione non si trovava posto. In estate era ressa. Il menù offriva altre prelibatezze casalinghe: ciupin, minestrone di fettuccine al pesto, risotto con sugo di arselle.I profumi, entrando in quel santuario di pietre a vista, erano invitanti, da acquolina in bocca. Poi il vinello, l’ormai rarissimo Barbarossa, o Lumassina (Buzzettu) e nostralino locale. Bei tempi da ricordare per chi ha avuto la fortuna di viverli!
Cosa chiedeva, un anno fa, Caldana, famiglia di operatori alberghieri che hanno dimostrato sul campo, col lavoro, l’intraprendenza, il rischio, il sacrificio, di non appartenere alla truppa dei parolai? Aldo Caldana, nella educata e costruttiva missiva (vedi…) ringraziava l’assessore provinciale Carlo Scrivano al quale chiedeva di conoscere l’elenco di tutte le sagre fatte o da fare in provincia di Savona. Con un finale: <Per rendere conto anche agli altri ristoratori visto che non esiste nessuna associazione>……
ALTRO ARTICOLO DELLA SERIE SAGRE
Il servizio di Trucioli Savonesi dal titolo “La frittata delle sagre in salsa riso amaro” ha suscitato interesse, molti consensi e qualche disappunto. L’invito ai lettori di segnalarci le sagre non sagre sta avendo successo. Ci servono per finanziare le nostre attività benefiche e contribuire alle associazioni umanitarie ed assistenziali del territorio, non abbiamo altri introiti, sostengono i ‘sagristi’
Ma come la mettiamo con la tutela, la promozione dei prodotti tipici, nostrani, con la cucina tipica della nostra terra, con l’obiettivo di aiutare l’agricoltura locale a non morire, ma anche qualità e la serietà culinaria? Con le esigenze di commercianti ed esercenti che di fatto si trovano con una concorrenza, a volte sleale. Il “marchio”, il nome della sagra, è taroccato da “prodotti” che di locale spesso hanno davvero poco. Tutti tifanoper il turismo di qualità, porticcioli per richiamare clientela di qualità, outdoor per clientela di qualità. Annunci frequenti di nuovi alberghi a 4 e 5 stelle destinati a potenziare la clientela di qualità.