La prostituzione lungo l’Aurelia, a Ceriale, risale e si protrae da fine anni ’60, quando si estendeva fino ad Andora e Finale, da Savona ad Albisola Mare, coinvolgendo pure Varazze. Ora interessa il tratto tra Ceriale ed Albenga. Negli anni dopo le italiane, le Sud Americane, le negre, sono rimaste quelle dell’Est Europa e Albania, qualche greca. Nelle località del levante della provincia da tempo, le ‘schiave del sesso’ sono scomparse dalla strada, pare per sodale accordo tra clan liguri. Può invece accadere, in quel di Ceriale, che non fa neppure notizia un esercente dei record: vittima di 22 furti in 33 anni di attività, sempre nello stesso locale. Un primato da ricordare quando qualcuno si lamenta di aver subito la visita di ladri. Le sceneggiate e le piazzate non fanno parte del suo curriculum.
Nessun cronista si occupato del singolare ‘palmares’ nonostante sia frequente ascoltare da tivù nazionali e regionali storie che non possono competere con il ‘caso Ceriale’. Un derubato che di volta in volta ha cercato di attrezzarsi, intervenire laddove i ‘topi’, pare non pericolosi per l’incolumità delle persone e del resto non li ha mai sorpresi, erano penetrati nel locale. Inferriate, finestrelle, a volte più danni che bottino. Furti in gran parte denunciati alla locale stazione dei carabinieri. “Qualche volta ho persino rinunciato – ammette l’esercente – magari quando portavano via qualche sedia e tavoli di plastica all’esterno. Altre volte si sono accontentati di un paio di bottiglie e spiccioli lasciati nella cassa. Più che dei professionisti, direi sbandati, piccoli spacciatori e forse consumatori che bazzicano di sera soprattutto nei dintorni, con acquirenti giovanissimi, ragazze incluse, che vengono da fuori. Più o meno la stessa scena che si può osservare nella via dove abito, una trasversale tra Aurelia e Via Romana . Altre volte trovavo bottiglie di liquori mezze vuote, oppure hanno mangiucchiato ciò che trovavano”.
Si dirà, per una cittadina a prevalente vocazione turistica, meno i giornali e social ‘sparano’ furti e tutto di guadagnato. Si rischia di spaventare, allarmare e non è producente. “ Non stiamo peggio e non stiamo meglio di altre cittadine della Riviera – commenta ancora il pacato e riflessivo titolare del bar -, semmai fa rabbia vedere che c’è troppa gente che viene rimessa subito in libertà dopo l’arresto. I giudici, i giudici…..”.
L’esercente del quale scegliamo di non fare il nome, nè descrivere molti particolari della sua formidabile memoria storica della cittadina, è giunto giovanissimo a Ceriale, con fratello e sorella. Una famiglia che con l’olio di gomito si è fatta onore, non solo nel lavoro e nell’impegno quotidiano, mai creato problemi da attirare l’attenzione. Una delle tante famiglie modello, il fratello gestisce un’altra attività analoga più in zona centrale. Forse un giorno la loro storia di migranti dal Sul Italia merita di essere raccontata ad esempio.
Custode della realtà cerialese da oltre mezzo secolo, non appartiene ai contestatori, non ama scendere sul piano della polemica, distribuire colpe e meriti, fare confronti. E’ tra quelli a cui non spiace il pugno duro alla Salvini e ‘prima gli italiani’. Non ha neppure tutti i torti anche perchè un’irruzione ladresca non è mai cosa piacevole. Altrettanto utile e corretto dire che sarebbe peggio dovere pagare il pizzo, o l’incendio del locale per chi si ribella, danneggiamenti, vivere la paura dell’agguato. Accade così che molti si indignano e spaventano brandendo il motto che oggi più di ieri siamo tutti esposti alla malavita. Non sanno oppure dimenticano o non erano ancora nati, quando anche la nostra Riviera era stretta dalla morsa della mala organizzata, di clan, della microcriminalità assai più diffusa e perniciosa rispetto ai nostri giorni. Forse è tornato agli anni peggiori il mercato ed il consumo di droghe e rispetto al passato non si ripetono scene di giovani trovati morti con l’ago nella vena.
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, trascorre più giornate, dal Sud al Nord, per comizi elettorali, che nel suo ufficio al ministero più importante e delicato del Paese. Proprio lui assicura che il flagello furti è in costante calo, meno 18%. E occorre battersi contro le mafie, continuare senza indugi con sequestro dei beni, dopo aver vinto la battaglia degli sbarchi dall’Africa. Basterà a tranquillizzare chi con i ladri ha avuto a che fare una o magari più volte ? Ora sono arrivate in soccorso pure le telecamere, sempre più fitte e a copertura graduale e totale del territorio
L’esercente di Ceriale ha un’attività sulla litoranea a mare, conosce gli angoli dove le lucciole si appartano di notte per incontri mercenari, in auto, con i clienti. Di recente si è letto di un imperiese sorpreso a Ceriale (i media hanno però citato Albenga), con una giovane romena, mezzi nudi in un parcheggio sotto le finestre delle case.
Una buona notizia per il nostro esercente, da un anno ‘vive tranquillo’. Basta furti. Neppure tentativi. E da una spiegazione, a suo dire, convincente. Da quando ha deciso di ‘liberarsi’ delle macchinette da gioco si è reso conto che ne vale la pena. Gran parte dei colpi miravano proprio a fare bottino di monete. E i danni si moltiplicavano. Infissi del locale (porte, finestre, vetri, inferriate, serrature) e il denaro che racimolavano. Non lontano la ‘famigerata’ T 1. Anche se è ingiusto esagerare. E’ il covo di disperati che sono sbarcati in Italia convinti di risolvere i problemi esistenziali. Invece molti, se non tutti, finiscono un un vortice infernale, senza possibilità di un lavoro, magari pure doversi sfamare da mendicanti, e l’ingresso nella microcriminalità è dietro l’angolo. Furterelli, furti. Più allettante ancora se trasformati in cavallini di spaccio e in alcuni casi pure consumatori. La sorte peggiore si direbbe che possa accadere. Vendono cocaina, la più richiesta non solo tra i giovani italiani, molti clienti abituali del sabato sera sono adulti e provengono da ponente a levante della provincia.
A Ceriale i più informati parlano della presenza di due fratelli marocchini che hanno guadagnato potere e spessore, tra i clienti ci sono professionisti ed imprenditori, commercianti, artigiani, quella che viene chiamata ‘la società bene’. Riforniscono, parrebbe, lungo la Riviera e l’immediato entroterra. Abitano nei quartieri residenziali.
La T 1, dicevamo, riparo e luogo notturno di sbandati e piccoli delinquenti, avrebbe bisogno di solide palizzate da superare con meno facilità., Non c’è bisogno delle fortificazioni che si vedono in televisione tra il Messico e gli Stati Uniti, oppure in qualche paese dell’Est. Ci vorrebbe davvero un intervento- investimento da accollare alla curatela fallimentare, risolutivo. Invece, una copiosa documentazione fotografica di cui disponiamo e che pubblicheremo, descrive cosa accade nei giorni immediatamente successivi ai blitz dei carabinieri e dei vigili urbani. E ancora, basterebbe ascoltare le testimonianze- confidenze di chi abita negli immediati dintorni del grandioso (quanto a metratura ed immobili) complesso ex Nucera. Cosa vedono con i propri occhi, a conferma delle immagini che abbiamo ripreso nel corso di molti mesi tra fine 2018 e 2019. Prima e dopo ogni blitz e gli articoli dei media scritti a tavolino anzichè sul posto, per rendersi conto di cosa accade ogni volta.
Un particolare, anche in questa situazione fa riflettere, residenti e proprietari di seconde case, parlano, si sfogano, raccontano. Quando ci si rivela come cronisti si raccomandano: nessun nome e guai a comparire con foto. Timori eccessivi ? Crediamo di sì, ma vanno compresi. Da anni assistono alla presenza di ‘rifugiati’ che penetrano e vivono all’interno della T 1. Da anni assistono ai saltuari interventi delle forze dell’ordine. Da anni ricordano che l’elicottero dell’Arma quando inizia a sorvolare l’area ed i dintorni, gli ‘abusivi’ capiscono e si mettono in fuga per tempo.
Il sindaco Luigi Romano (in passato era stato vice sindaco, dunque è tra i conoscitori della realtà, con la sola differenza che ora abita a Balestrino ed ha la responsabilità di capo del governo locale) il 12 giugno dello scorso anno a La Stampa che titolava, poteva ricordare: “A Ceriale si volta pagina, ho vinto senza appoggi politici”. E nel sommario: “ Dopo una tradizione di giunte di centro destra i cerialesi hanno scelto di affidare la guida all’uomo del cambiamento con la lista vincente ‘Ceriale siamo noi'”. La T 1 è un osso duro, non parliamo della difficoltà a trovare un acquirente (oggi all’asta siamo ad una cifra poco superiore ai 4 milioni di Euro dai quasi 8 iniziali), ma tenerla sgombra da ospiti indesiderati, con una cinta che cinta non è e dove i varchi ‘facilitano’. Semmai per la T 1, come per l’ex colonia veronese, Ceriale dovrebbe affidarsi ad un manager che sia in grado di mettersi alla ricerca di clienti (oggi sono i fondi di investimento immobiliari, alcuni gestiti dalle stesse banche creditrici), proponendo tutte le facilitazioni che il Comune può mettere in campo. Senza badare ad un’ottica o un tornaconto immediato (oneri di urbanizzazione inclusi ed opere collegate).
Per il tessuto economico di Ceriale portare a soluzione e a buon fine il progetto significherebbe uscire dal tunnel ed avviarsi verso prospettive concrete di crescita e sviluppo. Senza peraltro ignorare, anzi, un’altra importante operazione residenziale più a ponente (Fresia – Podestà) mettendo fretta, con più determinazione, alla lentocrazia della burocrazia. Investimenti privati che meritano le priorità quanto gli interventi pubblici. Anzi in qualche caso dovrebbero avere un percorso ‘preferenziale’ che non significano favori, ma quella giustizia civile messa in pratica. Servono però anche amministratori pubblici che siano all’altezza di certi compiti. Non siamo all’ordinaria amministrazione.