Superato per me l’impegno quotidiano dei testi inediti e di riempire pagine nel libro senza fine, ogni altra occupazione avrà una più attenta sfumatura poetica o un pensiero artistico particolare da inserire nel mio curriculum infinito che giustifichi in ogni momento la continuità del facitore attivo per il tempo presente e quello a venire.
La scrittura scorre fluida ora che non ha più leggi da seguire, sconfina su ogni piano e in ogni angolo vuoto, accumula segni su ogni pezzo di carta, dilaga in superficie, attraversa i fiumi e i mari piatti delle foto sbiadite. Ogni novità che si affaccia alla soglia del giorno sia positiva che negativa avrà la mia attenzione per il tempo necessario e ogni via [del sale, della seta, dell’olio, della mail art] sarà percorribile nei due sensi di marcia come auspicato in ogni schermo video anche dal Presidente Mattarella. Mi salvo così come una trottola che cade giù da tavolo ma continua a girare indisturbata.
Giunti che fossimo alla meta stabilita nessuno avrebbe avuto la minima obiezione da sollevare, pur nella nostra beata e serena noncuranza, avremmo comunque tenuto in debita considerazione ogni possibile osservazione nei nostri confronti; a distanza di tempo ancora guardiamo, ma con occhio sereno, tanto lavoro svolto con apparente leggerezza, ogni nostra riflessione su quel periodo presenta oggi una maggiore serenità di giudizio: qualsiasi elemento discordante ha trovato, nel tempo, la sua collocazione logica, ideale, ottimale; il nostro giudizio risulta così più vicino al vero, a quello che noi crediamo vero, e alla nostra logica completa; l’accettazione di quanto ancora non ha trovato collocazione consona è vista con maggiore coscienza e con minore inquietudine.
Lo cercheremo per sempre, quel segno leggero del nostro equilibrio esistenziale, nel libro che contiene tutte le riflessioni umane, anche quelle ispirate da letture assai eterogenee, dai delicati pensieri borderline, dalle difficili poesie intimiste e da quelle spontanee, dai proverbi e dagli avverbi, dai racconti di viaggio in terre selvagge e dalle vivaci pagine diaristiche o storiche personali. Anche le memorie di prigionia o la storia degli avi che si può ricavare da testamenti conservati negli archivi di stato e da nomi di luoghi, di boschi, di corsi d’acqua e di campi in essi contenuti. La storia spesso scorre verso di noi piena di scoria, se per caso noi la lasciamo passare senza cercare tra le score oppure la scartiamo subito perché non la riconosciamo, perdiamo fonti preziose che possono finire distrutte.
Bruno Chiarlone Debenedetti