Non avremmo immaginato di leggere, dopo 32 anni, un anamnesi così lucida, precisa, ricca di storia vera, sulla sorte toccata alla nostra provincia, alla Liguria. Mario Forni, pietrese, ora cittadino di Giustenice e la natura per amica, attivista missino negli anni in cui il partito era emarginato, il suo segretario Almirante era il politico che ai comizi mobilitava le forze dell’ordine per via delle contestazioni. Forni che oggi scopriamo nella veste di ‘indovino’.
Peccato che nelle nostre scuole non si leggano, non si conoscano i fatti, vicende, scelte ci hanno accompagnato ai risultati dei nostri giorni. Conoscere, sapere, essere informati per giudicare con cognizione di causa. Non siamo di fronte a teorie filosofiche, dogmi teologici. No, la cruda realtà che ci circonda e peggio la mancanza di nozioni e conoscenza della storia più o meno recente. Quali conseguenze dei piani regolatori adottati in Riviera e nell’entroterra ? Quali sconvolgimenti da eterogenee varianti ? Caratterizzati dal mancato interesse pubblico di riabilitazione e gestione urbanistica. Le nostre città sacrificate alla speculazione immobiliare e di aree edificabili, pur sempre una minoranza che, salvo rari esempi e per periodi limitati, hanno pervaso il consenso della ‘mala gestio’, vizi e vizietti, la forza e l’opera del denaro prima di tutto.
La fotografia di quattro decenni fa. Mario Forni scriveva: “Le nostre città sono irriconoscibile, ha dominato la realtà speculativa, si attraversano faticosamente, e alla cieca conducono verso una destinazione sempre più piattificata ed alienante: la progressiva riduzione delle superfici ricreative, la mancanza di parcheggi (oggi diventati un introito sonante per tutte le cittadine costiere con l’eccezione di Andora ndr), la scomparsa dei cortili e delle aie, la sottrazione indiscriminata degli spazi verdi, cancellati implacabilmente da una speculazione postulata sull’equazione produzione= consumo, hanno fortemente compromesso il processo di crescita sociale e civile.”
Trentanni fa si poteva ancora rimediare, almeno in parte ? Forni proponeva: “Solo con una moderna ed organica disciplina urbanistica che ristabilisca un più armonico rapporto tra aree edificabili ed aree libere, indichi tipologie costruttive, definisca l’arredo urbano e la distribuzione della vegetazione, si possono cancellare quelle immagini sociali negative che hanno disancorato l’uomo dei valori dell'”urbe” e dalle ragioni della sua stessa esistenza.”
Invece cosa è accaduto ? Quali sono le conseguenze in cui ci dibattiamo ? Perchè è sempre stata una minoranza a suonare campanelli d’allarme, anche senza essere indottrinati da
ideologie, né perseguire interessi partiti ed economici ? Perchè la storia degli ultimi 60 anni, di cui custodiamo in piccola parte il materiale d’archivio, vede pochi protagonisti che non si sono allineati al diffuso consenso elettorale. In provincia di Savona pare corretto indicare quanto scrisse Mario Fazio, alassino, inviato speciale a La Stampa e per un periodo presidente di Italia Nostra. Come è doveroso citare l’esempio di un sindaco scomodo e controcorrente, Enrico Rembado (vedi Verezzi), l’avvocato Stefano Carrara Sutour (vedi la breve attività parlamentare, i suoi interventi in consiglio comunale a Loano, le relazioni – riflessioni negli anni che ha ricoperto il ruolo di difensore civico). Difficile, quasi impossibile ripercorrere la storia politico – amministrativa, e trovare architetti, ingegneri, geometri ma anche geologi, professionisti in genere che pur con il loro bagaglio culturale, accompagnato dalla conoscenza del territorio, si siano sottratti alla commistione e all’osservanza rigorosa, senza eccezioni, della coerenza. La lista di nomi, fatti e misfatti, è contenuta in migliaia di pagine di cronaca, nelle pubblicazioni di enti istituzionali.
Forni: “Non abbiamo dubbi, noi del M.S.I., che non vi debba essere posto “per i disastrosi interventi di edilizia turistica speculativa, che non hanno mai portato occupazione e benessere nei luoghi dove sono stati realizzati”. Non riteniamo neppure utile la bieca e discriminante politica di vincolo paesistico generalizzato di Galasso ( 8 agosto 1985, n. 431 ha introdotto a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali e integrata nel codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 ndr), né quella protezionistica dei parchi, verticisticamente imposta dalla Regione Liguria, alle popolazioni
montane che impediscono di fatto ogni possibile vocazione di sviluppo economico e sociale sul territorio interessato”.
Su questo particolare aspetto sarebbe utile tuttavia un approfondimento ascoltando in primis gli ultimi ‘guardiani’ rimasti. Ci sono zone che potremmo indicare a metà strada, tra la montagna e la collina. Un caso tra i più emblematici di paese da mezza montagna, Bardineto. Caratterizzato tra gli anni 50- 60- 70 da una diffusa economia all’insegna dello sviluppo, un’edilizia contenuta con qualche eccesso, insediamenti turistici, vocazione ed attrazione ad investimenti da seconda casa, presenza di artigianato ed attività silvo pastorale. Oggi è rimasto il motore in buone condizioni e con attività espansiva del caseificio Frascheri, un paio di virtuose presenze di agriturismo a 360 gradi. La presenza di una residenza per anziani che si è rinnovata ed ampliata, specializzata, con il prossimo trasferimento della sede dell’ex Piccolo Ranch (coniugi Corrado) totalmente ristrutturato. Due realtà che significano posti di lavoro. Per il resto la definizione più comune che si ascolta è ‘mortorio o deserto.
Perché ad avviso dello studioso Mario Forni la legge Galasso e quelle dei parchi della Regione Liguria erano un freno eccessivo ? “Un’organica politica di sviluppo , nel settore rurale, in quello del turismo, dei servizi e dell’artigianato, se ben in quadrati in un’organica politica di sviluppo economico, possono favorire l’occupazione legando0 le giovani generazioni al proprio territorio, dove hanno il sacrosanto diritto di vivere, di operare e di essere protagoniste delle proprie scelte di vita, artefici del proprio destino”. E aggiungiamo facendo tesoro della saggezza dei nonni, bisnonni, nonne e bisnonne.
Che dire un Forni che suggeriva la calmierazione degli affitti (case ed attività commerciali), misure urgenti e strategiche contro la crescente disoccupazione giovanile e fuga di laureati e diplomati, l’importanza di dare vita ad una scuola di assistenza ospedaliera. Anche se non sarà facile uscire dalla rovine e da un malgoverno diffuso, dal costume politico dominante. “Serve una doverosa riflessione di ordine morale ancor prima che di ordine politico. Non più la corsa indiscriminata alle aree edificabili, ma una diversa e più umana utilizzazione di ciò che rimane del territorio. E’ impellente che le aree dell’entroterra e quelle porzioni della costa che hanno conservato caratteristiche naturali di pregio, vengano tutelate da continui scempi e valorizzate con rimboschimento e sistemazioni idrauliche forestali, con una sana gara anti abbandono, creando le condizioni idonee e dando priorità di interventi. Opere di difesa dalle acque, opera stradali ed infrastrutturali, linee elettriche sotto traccia”.
Riflessione: quella che Forni definisce ‘politica del pettirosso’ propugnata fino ad allora dalla Regione Liguria, dalle leggi istitutive delle aree protette e dei parchi quali benefici concreti hanno dato a quelle comunità ? Certamente il parco è motivo di valorizzazione, di investimento culturale verso madre natura, occorre però far seguire interventi e finanziamenti che siano non solo di supporto, ma essi stessi un volano, il compendio virtuoso che alla stregua di un albero capace di assicurare i frutti. (L.Cor.)
SEMPRE D’ATTUALITA’ LE POLEMICHE SUI PARCHI
DAL SECOLO XIX SAVONA DEL 19 FEBBRAIO 2019
E CHI PARLA E VEDE IL FUTURO IN POLITICHESE, LIGURIA AUTONOMA, PRESIDENTE TOTI: APPELLO A TUTTE LE REGIONI PER RAGGIUNGERE OBIETTIVO COMUNE PER COMBATTERE ANTIPOLITICA.
GENOVA. “Una maggiore autonomia consentirà di perseguire le peculiarità di tutti i territori, senza abbandonare un principio solidaristico che non è mai stato in discussione; pertanto tutti avranno un vantaggio dal principio di autonomia; anzi il mio appello a tutte le regioni è che lavorino per questo”. Lo ha detto quest’oggi il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, a margine del convegno sul “Ruolo strategico dell’Italia e della Russia nelle relazioni politiche economiche tra Europa e Eurasia che è in corso a Palazzo San Giorgio.
“Una maggiore autonomia – ha continuato il governatore ligure – consentirà di valorizzare gli aspetti migliori dei territori e delle imprese. Oggi c’è un timore culturale radicato e un’avversità politica, che io trovo totalmente infondati, in quanto tutti abbiamo bisogno di arrivare finalmente ai costi standard, affinché un servizio della pubblica amministrazione costi uguale in tutto il Paese, abbiamo bisogno di valorizzare maggiormente le peculiarità dei nostri territori e di riportare la politica più vicina ai cittadini. Questo vuol dire combattere la ventata antipolitica che ha investito il nostro paese in 11 anni di crisi, senza abbandonare il principio solidaristico contenuto nella Carta costituzionale”.