Molto aspro è il dibattito pressochè quotidiano sulle grandi opere in generale. In questi giorni è vivo il caso del tunnel di 50 km sulla linea Torino-Lione. Si va dalla valutazione Si Tav:” Opera indispensabile per non fermare il Paese”. Opposta è quella No Tav: “Opera inutile se non per chi la esegue”. Occorre fare chiarezza sulla reale situazione sull’orizzonte a 360 gradi, andando oltre gli slogan per eliminare gli equivoci tecnici, ideologici di fazione e di partito, oltre quelli dei gruppi di interesse.
ALCUNI DATI E OPZIONI – Si tratta di sostituire, al costo di 20 MLD, una linea della metà dell’ottocento, con una nuova che prevede il tunnel in questione di 50 km, piuttosto che riqualificare la galleria esistente di 13 km, a costi notevolmente inferiori. Il tutto per risparmiare 20 minuti in tutto il percorso To-Li. Si noti che la galleria sulla linea esistente e funzionante, entro 4 anni dovrà comunque essere adeguata alle nuove norme di sicurezza dell’Unione Europea, altrimenti dovrà “morire”: uno spreco che appare inaccettabile salvo prova contraria.
Inoltre è bene precisare che, nel nuovo tunnel potrebbe passare un solo tipo di treni, Tav o Tac, poichè dove corre un Treno ad Alta Velocità, non possono passare quelli merci ad Alta Capacità, in quanto questi convogli merci, assai più pesanti produrrebbero un dissesto sebbene piccolo dei binari, ma comunque incompatibile con il transito in sicurezza dei mezzi super veloci. Se i circa 10 MLD risparmiati dalla scelta NO TAV fossero dirottati verso il trasporto ordinario, si otterrebbero benefici notevolmente più virtuosi e diffusi, poiché meglio distribuiti anche in coerenza con gli articoli 4 – 5 – 9 – 117 – 118 della Costituzione Italiana. Quindi un effetto garantito dalla principale legge italiana, che sarebbe difficilmente confutabile, se la tesi proposta dai No Tav fosse dimostrata.
Partiamo dalle affermazioni degli articoli, al fine di dirimere la questione dibattuta a tutti i livelli tra affermazioni inconciliabili.
L’art 4 sostiene il diritto a partecipare alle iniziative economiche e progettuali da parte di tutti. L’art 5 sostiene che tale diritto sia garantito in modo equo tra tutte le imprese anche locali. L’art 9 tutela il paesaggio e l’ambiente da tutte le iniziative dannose sul territorio.Gli art 117 e 118 garantiscono il diritto di partecipazione a tutti i cittadini, tramite gli enti regionali, proviciali e comunali alle decisioni sui lavori pubblici soggetti a grandi opere. Tradotto in parole semplici alle scelte e ai benefici devono partecipare sia tutti i cittadini, sia tutte le tipologie di ditte anche le più piccole (artigiani) e non solo le più grandi (mega aziende in possesso dei mezzi tecnologici più costosi, potenti e avanzati).
Tutte condizioni che la sistematica applicazione del modello vigente non garantisce, poiché si interviene per risolvere i problemi, in via prioritaria mediante le grandi opere, dirottando verso questo settore la grandissima maggioranza delle risorse finanziarie, anche quando le priorità sarebbero altre. Oppure senza valutare le soluzioni alternative meno impattanti e più virtuose da tutti i punti di vista, per la collettività.
In concreto se gli investimenti Tav fossero mirati, sia all’utenza ordinaria delle ferrovie molto più ampia (90%) e prioritaria, costituita dai pendolari, dai residenti sul territorio e in zone metropolitane mal servite, oltre che dai turisti, sia anche per recuperare almeno una parte delle merci dal trasporto su gomma verso la ferrovia, si ottimizzerebbe in modo equo gran parte del sistema della mobilità, minimizzando i costi e diminuendo notevolmente anche l’inquinamento.
Altro settore da analizzare è quello degli investimenti che per il tunnel sono concentrati prevalentemente sui grandi mezzi, talpa, mezzi meccanici e di trasporto, mentre i posti di lavoro creati sono piuttosto limitati, ma che infine producono un pesante impatto ambientale. Si tratta di scavare e trasportare qualcosa come 7,5 ML di metri cubi di terra e roccia amiantifera, con un inquinamento del suolo da amianto e dell’aria da gasolio, oltre all’alterazione del paesaggio della val Susa. Invece adeguando la linea e la galleria già funzionanti, i costi sarebbero sensibilmente minori e la differenza, produrrebbe posti di lavoro molto più numerosi e meglio distribuiti in molti altri settori. Sarebbero beneficiate non solo le mega imprese, ma giustamente anche quelle medie e piccole, anche artigianali, distribuite sul territorio nazionale e localmente a seconda della collocazione dell’opera, senza contare la vasta schiera delle ditte dell’indotto che producono i mezzi e le attrezzature necessarie, di diversi livelli tecnologici.
CONFRONTO COSTI-BENEFICI: TUNNEL TAC – INDUSTRIA MOBILITA’ ELETTRICA – La VolksWagen sta investendo negli USA in uno stabilimento per produrre auto elettriche 800 ML, che creano subito 1000 posti di lavoro duraturi per alcuni decenni produttivi. ( La Stampa del 15/01/19 ). Inoltre i veicoli elettrici prodotti, mentre diminuiranno il costo della mobilità su gomma agli automobilisti, contribuiranno a diminuire l’inquinamento dell’aria, i danni sulla salute e sull’ambiente. Viceversa, i primi 6 km di tunnel scavati in Francia con un investimento di 1,4 MLD, hanno impiegato 500 posti di lavoro per 3 anni, mentre i benefici per gli utenti inizieranno solo alla fine della costruzione della grande opera, tra oltre un decennio. ( TGR Liguria ore 14 del 12/01/19 ). Peraltro molto rilevanti risultano le dichiarazioni del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia su La Stampa del 20/01/19 a sostegno della ” Apertura dei cantieri delle grandi opere ( sopra 100 ML ) già finanziate con 26 MLD, in grado, secondo l’Associazione dei Costruttori ( Ance ) di avere effetti sull’economia di quasi 90 MLD, generando 400 mila posti “, in riferimento a strade e ferrovie.
Certamente occorre ricordare che almeno alcune di queste sono ritenute non sostenibili, e quindi occorre valutare caso per caso il rapporto costi / benefici. In sintesi il tunnel non è prioritario poiché, mentre la crisi economica e dei posti di lavoro è adesso, l’opera dà modesti benefici immediati e solo pochi posti per decenni, mentre i benefici per la collettività di un investimento di ben 20 MLD, inizieranno solo alla fine dei lavori.
LE OPERE ATTESE IN PROVINCIA DI SAVONA – Invece con i 10 MLD risparmiati, se fossero in parte dirottati alla rete ferroviaria generale della provincia di Savona, con soli 2 MLD, si potrebbe:
Realizzare una nuova linea di 20 km tra San Giuseppe e Ceva, della linea Savona -Torino, riducendo il tempo di percorrenza di circa 30′, oltre che posare il secondo binario sul tratto Savona – San Giuseppe a costi modesti (circa 400 ML in tutto).
Acquistare nuovi treni per il servizio metropolitano tra Varazze e Finale e verso la val Bormida, con notevoli benefici anche per il servizio turistico e la decongestione del traffico sull’Aurelia e sulle strade tra Savona e Torino.
Adeguare il parco Doria per il trasporto dei Tir, da e per il porto, su treni navetta, eliminando i mezzi pesanti dalle strade di Savona e Albisola migliorando la sicurezza e l’inquinamento. Realizzare un binario di servizio, che percorra tutta la piattaforma Maerks, evitando tra un anno il collasso di Vado Ligure, dovuto al traffico di migliaia di container previsto solo su gomma, consentendo almeno in parte, il passaggio al trasporto più razionale delle merci dalla gomma al ferro. Un complesso di interventi virtuosi in grado di creare in tempi brevi, un migliaio di posti di lavoro sul territorio Savonese in gravissima crisi economica.
Gli 8 MLD rimanenti potrebbero essere investiti nella rete nazionale, in aggionamento, manutenzione e acquisto di mezzi per il miglioramento immediato, della sicurezza e del servizio ferroviario passeggeri e merci, con effetti immediati e la creazione di 100 mila posti di lavoro duraturi (dati Ance).
CONCLUSIONE – In definitiva si tratta di scegliere anche in Italia, il Modello Socio-economico migliore che risponda meglio alle criticità prioritarie globali:
Economia senza sprechi, Società più solidale con equa distribuzione e un maggiore aumento dei posti di lavoro, esclusione delle iniziative non compatibili con la sostenibilità ambientale rispetto alle risorse disponibili e alla tutela della salute, con l’eliminazione delle tipologie di investimento nei settori di nicchia e che producano nuovi gravi inquinamenti.
Investimenti selezionati a sostegno delle esigenze generali, per una migliore qualità della vita di tutti, invece che gli interessi speculativi di pochi. E’ nota l’esigenza globalmente riconosciuta di passare al più presto all’economia verde superando quella del petrolio, con un analogo dirottamento degli investimenti i quali produrrebbero un incremento di posti di lavoro, 20 volte superiori, oltre che equamente distribuiti. Promozione della ricerca scientifica dei settori tecnologici più avanzati ma sostenibili, in linea con gli interessi della collettività, in alternativa alle iniziative non prioritarie, di nicchia e pericolose come le sperimentazioni 5G, portatrici di un incremento esponenziale dell’inquinamento da microonde su tutte le città.
Verosimilmente su queste basi, una scelta più motivata e corretta è possibile.
Giovanni Maina