Il ministero per lo Sviluppo Economico, retto da Di Maio (M5S), ha deliberato i contributi alle emittenti televisive locali con decreto del 20 dicembre 2018. In Liguria la somma maggiore la incassa Primo Canale (PTV Spa) con 544.756 euro, segue Telenord srl con 290.213. 30.512 Imperia TV Srl. Nel Basso Piemonte brilla Telecupole Spa (T.L.T.): 516 mila euro, Rete Sette Spa: 409.540. Ancora in Liguria STV srl: 7.495. Il ‘mondo dell’informazione’ registra un articolo di FaroWork, a firma di un attivista 5 Stelle che pubblica i compensi Rai (quelli più pagati)tra 1.760 giornalisti, suddivisi in 8 diverse testate: Tg1, Tg2, Tg3, TgR, Rainews 24, Il Giornale Radio, Rai Parlamento e Rai Sport. Il contratto giornalistico Rai è il più «blindato» d’ Italia: il costo azienda medio annuo è di 200.000 euro per ciascuno dei 210 capiredattori, 140.000 euro per i 300 capiservizio, 70.000 euro per i neoassunti. Infine il piano di ristrutturazione de la Repubblica: interessati 400 giornalisti chiamati a votare ed approvato a maggioranza. Durata di due anni e prevede 74 ‘uscite’ da pensionamento.I CONTRIBUTI MINISTERIALE ALLE EMITTENTI TELEVISIVE
Leggi graduatoria provvisoria contributi ad emittenti televisive commerciali (vedi……..). Le emittenti che hanno fatto domanda di contributo possono presentare richiesta di rettifica del punteggio o di riammissione della domanda entro il 25 gennaio 2019. L’assegnazione «sarà confermata con successivo provvedimento di approvazione della graduatoria definitiva», precisa il ministero.
La Direzione Generale per i Servizi di Comunicazione Elettronica di Radiodiffusione e Postali del ministero dello Sviluppo Economico ha approvato la graduatoria provvisoria e l’elenco degli importi dei contributi da assegnare alle tv a carattere commerciale per l’annualità 2017.
Graduatoria e importi, precisa il Mise, «anche a seguito di verifiche in corso e su ogni elemento oggetto di valutazione, saranno confermati con successivo provvedimento di approvazione della graduatoria definitiva». Le emittenti che hanno presentato domanda di contributo possono presentare richiesta di rettifica del punteggio o di riammissione della domanda entro il 25 gennaio 2019, sempre tramite la piattaforma Sicem. La divisione ‘Emittenza Radiotelevisiva. Contributi’, conclude il decreto direttoriale del 20 dicembre 2018 (riportato in calce insieme agli altri documenti relativi al provvedimento), «provvederà alla pubblicazione dei relativi atti sul sito web del ministero dello Sviluppo Economico nella sezione Comunicazioni/Tv, dove saranno indicate modalità e data di scadenza dell’invio di eventuali motivate richieste di rettifica».
PER APPROFONDIRE
Di seguito i documenti pubblicati sul sito del ministero dello Sviluppo Economico (Graduatoria provvisoria 20 dicembre 2018):
Decreto direttoriale del 20 dicembre 2018 (pdf)
Graduatoria provvisoria (allegato A, pdf)
Elenco degli importi dei contributi (allegato B – Fascia A, pdf)
Elenco degli importi dei contributi (allegato B – Fascia B, pdf)
I giornalisti di Repubblica hanno approvato a maggioranza l’ipotesi di accordo sul piano di risparmi con 221 sì, 133 no, 11 schede bianche e 3 schede nulle. L’intesa interessa 400 giornalisti del sistema Repubblica: l’edizione cartacea, l’online e tutti i supplenti e gli inserti del quotidiano. “E’ stata una trattativa durata tre mesi dopo che a settembre l’azienda ci ha convocato illustrandoci una situazione difficile e annunciandoci la necessità di un taglio dei costi giornalistici di 15 milioni”, raccontano al comitato di redazione del quotidiano romano (Marco Patucchi, Giovanna Vitale e Carmine Saviano per la sede centrale, Dario Del Porto e Marco Contini per quelle locali). “E la partenza non poteva che essere in salita, visto che già a marzo 2018 avevamo raggiunto un accordo per il taglio di alcune voci variabili degli integrativi e che negli ultimi nove anni ci sono stati due stati di crisi con pensionamenti e due interventi sui costi. Per questo dopo aver messo un stop, abbiamo spinto perché, riducendo al massimo le conseguenze sull’occupazione e i danni sui singoli, si arrivasse a una soluzione strutturale per mettere in sicurezza il giornale”.
La trattativa – alla quale hanno partecipato il direttore Mario Calabresi e il vice direttore Giuseppe Smorto, che ha la delega ai rapporti sindacali – ha visto come protagonisti per l’azienda l’ad Laura Cioli, il direttore generale Corrado Corradi e il direttore del personale Roberto Moro. L’intesa, della durata di due anni, prevede che al momento della firma – che avverrà in questi giorni – scatti un piano di incentivi all’uscita volontaria con un’indennità per ognuno di tre annualità e mezzo destinata a ridursi semestralmente a partire da marzo. Per gli over 55 è stata stabilito in più un bonus pari a un anno di contributi al minimo tabellare: 10mila 800 euro.
Dal 1° marzo in conseguenza del numero di uscite partirà la solidarietà con una riduzione dell’orario tra il 14 e il 16%, soglia limite anche nel caso di nessuna dimissione. Come previsto dalla legge, nel corso dei due anni la percentuale di solidarietà scenderà proporzionalmente al pari del numero di uscite e si potrà annullare se e quando si arriverà alla quota di 74 uscite. L’intesa prevede un’integrazione alla riduzione derivante dalla solidarietà attraverso una pacchetto di welfare di mille euro annui (100 euro mensili a partire da marzo nel 2019, 85 euro nel 2020), il taglio delle collaborazioni e un intervento sulle retribuzioni dei manager.
Il direttore Calabresi dovrà ora preparare un piano organizzativo per far fronte alle uscite e alla solidarietà.
Da FaroWork: giornalisti del pianeta RAI e gli stipendenti di capiredattori e capiservizio
Mattarella: «L’informazione bene pubblico e diritto di rilevanza costituzionale». Il presidente torna sul ruolo dei media nel messaggio inviato all’Agcom in occasione del seminario ‘Giornalismi nella società della disinformazione’ organizzato in Fnsi. «Coniugare l’innovazione con i valori del pluralismo, della trasparenza, del confronto e della veridicità dei contenuti è essenziale per garantire informazione di qualità, a presidio della democrazia»
Mamma Rai impiega 13.058 dipendenti, di cui 1.760 giornalisti, suddivisi in 8 diverse testate: Tg1, Tg2, Tg3, TgR, Rainews 24, Il Giornale Radio, Rai Parlamento e Rai Sport. Il contratto giornalistico Rai è il più «blindato» d’ Italia: il costo azienda medio annuo è di 200.000 euro per ciascuno dei 210 capiredattori, 140.000 euro per i 300 capiservizio, 70.000 euro per i neoassunti.
Nel mondo, nessuna Tv pubblica ha tanti telegiornali nazionali. Un’anomalia che risale ai tempi della «lottizzazione»: a ogni partito la sua area di influenza. Negli anni ha generato costi enormi poiché ogni testata ha un direttore, i vicedirettori, i tecnici, i giornalisti. E tutte le testate a coprire lo stesso evento.
Che senso ha, visto che ogni rete ha già gli spazi dedicati agli approfondimenti e ai talk, proprio per rappresentare le diverse letture dei fatti? La Bbc, una delle più grandi e influenti istituzioni giornalistiche al mondo, diffonde in Gran Bretagna un solo Tg: BBC news.
La Rai, con le tre testate nazionali, realizza ogni giorno oltre 25 edizioni di Tg; in Francia e Germania le edizioni quotidiane sono 7, nel Regno Unito e in Spagna 6. All’ offerta ipertrofica si aggiunge il canale Rainews 24, che trasmette notizie 24 ore al giorno. Abbiamo la più grande copertura informativa d’ Europa e un esercito di giornalisti, eppure, nonostante i telespettatori siano inesorabilmente in calo perché si informano sul mondo digitale, la Rai non ha un sito di news online.
Poi c’ è il tema delle sedi regionali: i 660 giornalisti fanno capo alla direzione Tgr, mentre le 22 sedi, con altrettanti direttori, che si occupano solo dei muri e dei tecnici, fanno capo a una fantomatica Direzione per il coordinamento delle sedi regionali ed estere.
Gli edifici sono faraonici, con interi piani inutilizzati, ma la qualità della cronaca locale non è sempre brillante: potenzialità enormi, inefficienza cronica. Ma, essendo i Tg regionali luoghi in cui sindaci e governatori esercitano la loro influenza, oltre che bacino di consenso per il potente sindacato Usigrai, si tira a campare.
Qualche esempio. In Emilia Romagna non c’è una buona copertura del segnale e, in alcune zone, si vede il Tgr Veneto o il Tgr Marche; è presente una obsoleta «esterna 1» per le dirette, un mastodonte costoso usato solo per la messa della domenica, con una squadra di 5 persone che, per ragioni sindacali, non può fare altro quando il mezzo è fermo.
Al Tgr Lazio regna il degrado: dalle luci al neon fulminate alle cuffie della radiofonia fuori uso; tutti i giornalisti stanno a Saxa Rubra, nessun corrispondente dalle province. A Torino, per poter usare un mezzo satellitare leggero, adatto alle dirette, la Tgr deve chiedere l’assenso a 4 diversi responsabili, una procedura che non si adatta ai tempi delle news. In Puglia, i due redattori territoriali hanno la telecamerina in dotazione, ma non la usano perché il sindacato non vuole.
A Sassari, 4 specializzati di ripresa non escono con la troupe, non guidano la macchina e stanno in studio, per quei due movimenti di camera che potrebbero anche fare i tecnici. Il caporedattore non può decidere sul loro utilizzo, perché dipendono dal direttore di sede. In Sicilia, gli impiegati di segreteria sarebbero disponibili e qualificati per archiviare e metadatare le immagini, ma non hanno accesso al sistema.
La Tgr Lombardia (con 50 giornalisti) è quella che collabora di più con i Tg nazionali; però Tg1, Tg2, Tg3, Rainews e Rai Sport hanno comunque tutti i propri giornalisti a Milano. Il materiale grezzo viene buttato, perché nessuno lo cataloga. Poi c’è un aspetto che la dice lunga sulle competenze dei dirigenti: le testate nazionali e quelle regionali sono state digitalizzate con sistemi che non comunicano fra loro, per cui è difficile lo scambio di immagini. Il Consiglio d’ amministrazione insediato nel 2015 è partito in quarta dando vita a Ray Play, ma la mission era proprio quella di rendere più efficiente la TgR, riorganizzare l’ offerta informativa nazionale e colmare il gap digitale. In questi 3 anni, il Cda è riuscito a far naufragare tutti i progetti.
Incluso quello per la nascita del sito unico di news online, già sviluppato dalla Direzione Digital e con la formazione presso le redazioni regionali già avviata (oggi sei regioni hanno il loro sito). Il motivo? Prima di dar vita a una nuova testata, bisognava ridurre il numero di quelle già esistenti. Sta di fatto che il sito nazionale esistente è dentro a Rainews 24 e produce un traffico irrilevante. Questa è la classifica Audiweb degli utenti unici giornalieri, nell’ ultima settimana di giugno: RaiNews 95.000, TgCom 967.000, Corriere della Sera 1.300.000, Repubblica 1.400.000.
In sostanza tutti i cittadini sono obbligati a pagare il canone (1 miliardo e 700 milioni l’ incasso del 2017), ma chi si informa soltanto online non ha un servizio pubblico degno di questo nome. In compenso, lo stesso Cda ha portato avanti uno studio di fattibilità di un nuovo canale tradizionale in lingua inglese. Ad occuparsene in prima persona la presidente Monica Maggioni, a fine mandato, e quindi in cerca di una futura direzione. Questa è la Rai, che attende il prossimo giro di giostra. Il capitale umano che lavora ai piani bassi, dove si realizza il prodotto, ha bisogno di una forte spinta; speriamo che la giostra sia un «calcinculo». Con un management esperto e libero dai condizionamenti della politica, potrebbe uscirne un’ azienda leader in Europa.
Attivista Cinque Stelle – 6 novembre 2018
Giornalisti: da Primo Di Nicola (M5S) due pdl per la libertà di stampa. Proposte contro liti temerarie e per la tutela della segretezza delle fonti.
I GIORNALISTI ITALIANI HANNO DIRITTO A UN SINDACATO UNITO, INDIPENDENTE E AUTOREVOLE IL PROGRAMMA DI UNITÀ SINDACALE-MIL . Occupazione, contratto, dignità del lavoro e delle retribuzioni, difesa di un giornalismo libero ed etico, welfare efficiente e solidale. Sono gli obiettivi che solo un Sindacato unito, indipendente e autorevole può raggiungere. E sono gli obiettivi delle candidate e dei candidati delle liste di Unità Sindacale-Mil (leggi qui chi sono), colleghe e colleghi che credono fortemente nell’idea di un Sindacato al servizio e in difesa dei giornalisti, di tutti i giornalisti e soprattutto di quelli più deboli, e non di un Sindacato in balia di correnti, di ideologie, di interessi di poltrona. Leggi il resto dell’articolo