Alla strategia della tensione, Aldo Moro contrapponeva la strategia dell’attenzione. Vabbè, l’hanno ammazzato, perché disturbava, ma il suo pensiero deve continuare a disturbarci. Sabato sera sono andato a trovare degli amici nigeriani di recente immigrazione, ho mangiato con loro, con le mani, nello stesso piatto, abbiamo letto il Vangelo in inglese e in italiano, ho invitato Kelvin al concerto di musica classica in parrocchia a Ognissanti.
E – tu pensa! – non mi hanno neanche stuprato, né offerto droga verde o gialla (quella la compro light). Mi è andata bene…ma la prossima volta ci vado armato che non si sa mai, che con la Beretta sale il Pil. Mi è capitato a Genova in piazza De Ferrari con le Sentinelle in piedi di poter dialogare quasi più liberamente con alcuni (non tutti) oppositori Lgbt che non con alcuni (non tutti) delle sentinelle in piedi e certo io ero una sentinella in piedi; ero in piazza e ho visto che hanno appoggiato poco avanti a me un fumogeno rosa e poi un agente della Digos lo ha tolto. Ho poi letto su un portale prolife che riportava i fatti con foto dove c’ero anch’io, che gli oppositori Lgbt hanno lanciato il fumogeno contro un anziano disabile: bugia, strategia della tensione.
Strategia dell’attenzione, attenzione verso i nostri ragazzi, così da vedere come riempire quel vuoto esistenziale che potrebbe anche essere riempito da qualcosa che poi li ucciderà; e quel vuoto vedere come fare per almeno provare a trasformarlo in pieno, in un pieno che spinga poi questi nostri giovani ad andarci, sì, dai vari pusher, non per chieder loro la droga, ma per dir loro semplicemente che Gesù li vorrebbe incontrare.
Chi ha partecipato ad una qualche Luce nella notte sa di che parlo: si apre la chiesa, si espone Gesù eucaristico, si va come agnelli in mezzo ai lupi (anche ad Halloween, anche al carnevale di Venezia, in spiaggia, tra i locali sballati di Rimini) e si scopre che magari i lupi siamo noi (che “ci crediamo”) e gli agnelli hanno tatuaggi, piercing e un debole per Gesù.
Certo si rischia, c’è il musulmano incazzato che ti minaccia di finirla di parlare col suo correligionario perché ognuno si deve tenere la sua religione, ci sono i clericali nostrani impasticcati e/o alcoolizzati che minacciano rissa in chiesa, c’è la missio ad gentes e se crediamo veramente che quel dischetto bianco è Dio Onnipotente che mantiene nell’essere istante per istante tutto ciò che esiste, un po’ di fiducia dovremmo pur averla: la fiaccola della speranza s’accende nella battaglia e chi lotta ha già vinto, siamo salvi nella speranza.
Strategia dell’attenzione, attenzione verso quelle povere mamme tentate dal suicidio dell’aborto. Sì, perché l’aborto è come un suicidio, fisico e spirituale. È vero che l’embrione è un pezzo della madre, ma non nel senso becero e imbecille del “grumo di cellule”, ma nel senso che “i figlie so’ piezz’ ‘e core”; e anche la legge dovrebbe approcciarsi al tema delicato dell’aborto col dovuto tatto verso le vittime nella fermezza verso i carnefici. Se poi la vittima è carnefice di se stessa, ciò non toglie che rimane anche vittima. Fermezza dunque verso i carnefici, anche perché c’è un’altra vittima, senz’altro innocente senz’altro indifesa, ma l’obbligo a partorire è un concetto indigeribile che va sostituito con il diritto e il dovere di tutelare la vita umana, ogni vita umana, in quanto sacra. La strategia dell’attenzione è anche una declinazione della Chiesa-ospedale-da-campo, infortunata perché uscita e sempre-in-uscita: la miglior difesa è l’attacco.
Gianluca Valpondi